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ANSA/ UFFICIO STAMPA PROTEZIONE CIVILE TOSCANA
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Dalla Florida a Livorno, ecco la lezione

La politica deve finalmente prendersi la responsabilità di governare il territorio, non aspettare un'inchiesta della magistratura

Siamo un Paese che non impara dai suoi errori, c'è poco da fare. L'ultima, tragica alluvione di Livorno sta lì a dimostrarcelo. Stavamo incollati alla televisione preparati a vedere quanti disastri avrebbe provocato il passaggio dell'uragano Irma in Florida e nelle stesse ore in Toscana succedeva il finimondo.

Avevamo negli occhi le immagini di sette milioni di persone (significa mettere in fila tutti gli abitanti di Roma, Milano, Napoli, Torino, Palermo e Genova) che ordinatamente lasciavano le loro case sull'oceano e ci siamo ritrovati ad asciugare le lacrime davanti alla tragedia dei nostri morti mentre canottini improvvisati portavano in salvo i cittadini di Livorno.

Non è stato un evento inaspettato, quello italiano.

Ma ancora una volta stiamo a discettare sul colore dell'allarme lanciato il giorno precedente (era rosso, rosso tenue o arancione?) e ci sfugge il cuore della questione. E cioè: le conseguenze di una calamità naturale, sia essa un terremoto, un'alluvione o una frana, vanno prevenute e governate.

Elementare. Se c'è una casa abusiva a ridosso di un costone roccioso si abbatte; se c'è il greto di un fiume ostruito si pulisce con somma urgenza; se esiste un palazzo costruito con o senza cemento armato in zona sismica 1 o 2 si butta giù.

Perché da decenni raccontiamo tragedie e da decenni ci ripetiamo sempre le stesse cose. Quando osserviamo la gestione dell'arrivo di Irma in Florida - parliamo di un uragano epocale grande quanto la Francia - abbiamo davanti la monumentalità di una catastrofe apocalittica gestita in tutti i passaggi in modo impeccabile perché in America hanno imparato uragano dopo uragano ad affinare il modello di prevenzione.

Da noi, **dopo Livorno**, è la solita cantilena insopportabile: ci sono i soldi per "curare" il territorio ma non vengono spesi; la burocrazia (ovvio) impedisce la speditezza degli interventi; i vari enti coinvolti si rimpallano le competenze. Siamo qui, all'alba del XXI secolo, a litigare se deve esserci un centro meteo nazionale oppure continuare con ogni Regione che si affida al proprio colonnello Bernacca.

Però anche stavolta stiamo tranquilli, assolutamente sollevati perché il telegiornale della sera annuncia: "La Procura ha aperto un'inchiesta".

E cullandoci in questo annuncio compiamo l'atto finale del nostro masochismo. Come se la pur doverosa inchiesta della magistratura ci salverà dalla prossima catastrofe, come se un processo destinato a durare bene che vada qualche anno ci servirà a non rimettere i canotti in strada alla ricerca disperata di sopravvissuti.

Sarebbe bene che la politica, le amministrazioni di ogni livello iniziassero l'unico processo virtuoso e utile: prendersi la responsabilità di governare il territorio piuttosto che de-responsabilizzarsi all'ombra di un'inchiesta che mai sarà salvifica. Con coraggio e con atti coraggiosi, **certamente impopolari in alcune circostanze e sicuramente anti-elettorali.** Ma c'è di mezzo la vita di ognuno di noi, anche e soprattutto di chi subisce una tragedia a causa di altri. Possibile che sia così difficile da capire?

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Giorgio Mulè