Le alleanze della paura per un posto in Europa
Matteo Bazzi/Ansa
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Le alleanze della paura per un posto in Europa

Casini verso Alfano con gli ex montiani: tutti insieme per non scomparire

Mancano ancora quasi due mesi alle elezioni europee del prossimo 25 maggio. Un appuntamento cruciale non solo per misurare il gradimento del governo di Matteo Renzi – che non a caso non ha voluto inserire il suo nome nel logo del Pd per evitare che il test elettorale si trasformi anche in un referendum su di lui – ma soprattutto le ambizioni dei cosiddetti “partiti minori”, dal Nuovo centrodestra di Angelino Alfano a tutte quelle sigle nate o ex novo o da precedenti scissioni e che adesso sono costrette a allearsi tra loro per superare la fatidica soglia del 4% necessaria a mettere piede in Europa.

Secondo gli ultimissimi sondaggi però sono solo quattro o cinque i partiti che, ad oggi, riuscirebbero a entrare nell'Europarlamento. Per Emg, eccetto la Lega, data al 4,3% (e in forte ascesa grazie soprattutto alla sua martellante campagna anti-euro), nessun'altra forza – a parte Pd, M5S e FI – otterrebbe l'agognato via libera. Nemmeno Ncd (al 3,3% e in flessione rispetto alla scorsa settimana) e la Lista Tsipras, che punta al 7%, ma al momento è ferma al 3,2% e si trova ancora alle prese con la raccolta delle firme necessarie per presentarsi alla competizione (alla scadenza del 15 aprile ne mancano ancora 50mila su 150mila).

E se Fratelli d'Italia con An cresce al 3,4%, chi proprio ancora non intravede il traguardo nemmeno da lontano sono i centristi-liberali di varia provenienza. Consapevoli di rischiare l'eclissi, si sono visti costretti a contrarre matrimoni d'interesse dettati più dalla paura che dalla condivisione di un progetto politico per l'Europa basato sui programmi e i contenuti.

Fare per fermare il declino di Michele Boldrin è unito al Centro Democratico di Bruno Tabacci nell'alleanza “Scelta europea” dell'ex premier belga e presidente dell'ALDE (Alleanza liberali democratici europei) Guy Verhofstadt. Insieme, tuttavia, non raggiungono il 2%.

Gli ex montiani di Mario Mauro e l'Udc di Pierferdinando Casini non se la vedono meglio. La lista si chiama Popolari per l'Italia-Libertas, ha imbarcato il neonato movimento Alleanza liberaldemocratica (Ali) fondato dall’ex segretaria di Fare, Silvia Enrico, e viaggia intorno al 2,4%.

Per questo, dopo vari cambi di rotta (aveva annunciato di voler tornare alleato con Silvio Berlusconi), Casini pare puntare verso il Ncd di Alfano.

Da soli, infatti, (Ncd è al 3,3% mentre i Popolari per l’Italia-Libertas al 2,4%) non riuscirebbero a far eleggere nemmeno un parlamentare, mentre alleandosi avrebbero, senza dubbio, più di una chance.

L'obbiettivo di tutti (ex montiani, alfaniani e centristi), ma soprattutto di Alfano è, oltre a conquistarsi un posto nella cartina geografica europea, quello di oscurare Forza Italia e il Cavaliere e lanciare una nuova alleanza di centrodestra elettoralmente spendibile soprattutto in patria.

Un obbiettivo condiviso anche dai Fdi di Giorgia Meloni (anche loro entrati vin Parlamento grazie al Cavaliere al quale poi hanno voltato le spalle) che, dopo aver rafforzato il loro nome affiancandolo a quello di Alleanza nazionale e alla fiamma dell’Msi, adesso cercano un’alleanza con il leader della DestraFrancesco Storace per salire ancora dall'attuale 3,4% e conquistare un posto al pallido sole di Strasburgo.

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Claudia Daconto