Pil, spread, recessione: il giorno delle parole e dei numeri della crisi
Economia

Pil, spread, recessione: il giorno delle parole e dei numeri della crisi

Prima i dati sul -2,5% del pil. Poi la produzione in calo del 7%. Infine la cassa integrazione in aumento dell'8,76%. E lo spread fantomatico a 1.200 punti. Cronaca di un martedì sotto lo scacco dei numeri

Prima i dati che confermano quanto siamo messi male: pil in calo dello 0,7% nel secondo trimestre dell'anno, con la previsione del -2,5% per fine 2012. Numeri che confermano quello che già sapevamo: siamo in recessione piena.

Poi le parole di Mario Monti che hanno fatto discutere stampa italiana, deputati, senatori, partiti politici. "Se il precedente governo fosse ancora in carica, ora lo spread italiano sarebbe a 1200 punti o qualcosa di simile", ha dichiarato al The Wall Street Journal in un'intervista rilasciata un mese fa e pubblicata solo oggi sul sito del quotidiano. Salvo poi chiarirsi con il diretto interessato, Silvio Berlusconi: "Sono dispiaciuto" avrebbe detto Monti. "Si è trattato di una banale e astratta estrapolazione".

Insomma, tutto un fraintendimento.

Ma Monti difficile che parli a vanvera . E dire che se ci fosse ancora il Governo Berlusconi, lo spread oggi sarebbe intorno ai 1.200 punti, equivale a dire che l'Italia sarebbe in un bagno di sangue (economicamente parlando) certo non grave come quello della Grecia (il differenziale tra i titoli di stato greci e quelli tedeschi si aggira intorno ai 2.400 punti) ma comunque molto preoccupante se, come è vero, il valore nella ormai moribonda Spagna si aggira intorno ai 516 punti.

Una querelle tutta politica, dai toni sbagliati, ma che riaccende l'attenzione sulla precarietà della situazione attuale.

Precarietà emersa oggi, in quello che è stato il giorno dei numeri. Di quelli che sembrano raccontarti tutto della vita di tutti i giorni. Un pil in calo del 2,5% ti porta direttamente alla produttività delle imprese in calo del 7% nei primi sei mesi del 2012 rispetto ai primi sei mesi del 2011, come indicato oggi dall'Istat. Significa aziende che soffrono, cassa integrazione in aumento dell'8,76% nei primi sette mesi dell'anno, fabbriche che chiudono: 46.368 imprese nei primi tre mesi dell'anno secondo la Cgia di Mestre, 1.626 al giorno

E significa disoccupazione: in Italia abbiamo raggiunto il 10,8%, il massimo dall'avvio delle serie storiche del 2004.

Certo, se lo spread fosse 1.200 punti, come fantasticato da Monti, la situazione sarebbe ben peggiore. Ma certo non consola sapere che il Paese decresca di due punti e mezzo percentuali. A quando i primi segnali della cura monstre di Monti? Anche con lo spread a 449 punti, infatti, come ha chiuso oggi, la situazione del nostro Paese fa dormire sonni poco tranquilli.

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Ilaria Molinari

Sono nata a Roma, ma Milano mi ha adottata ormai da tempo. Sono web content manager di Panorama.it e di Iconmagazine.it. Ma niente mi rilassa di più che cantare, leggere e viaggiare. Dunque canto, leggo, viaggio. "Un vero viaggio di scoperta non è cercare nuove terre, ma avere nuovi occhi" (Marcel Proust)

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