Lavoro autonomo, è boom
Economia

Lavoro autonomo, è boom

Sono sempre di più le attività autonome nel mondo, ma molti Paesi continuano a trattarle come occupazioni di serie B

Secondo la Kaufmann Foundation , gli Stati Uniti stanno assistendo a un radicale cambiamento nel mondo del lavoro. Lo studio: “Starting smaller, staying smaller"  dimostra, infatti, che le nuove imprese che storicamente generavano posti di lavoro, adesso danno spazio a un numero sempre minore di lavoratori. Le aziende che hanno le dimensioni per assumere sono calate del 27% dal 2006 a oggi, ma se si includono i lavoratori autonomi, il livello delle start-up è addirittura aumentato (di poco) dopo la recessione. Questo non significa, avvertono i ricercatori, che il lavoro autonomo risolverà tutti i problemi occupazionali, ma che le cose stanno cambiando. E bisogna tenerne conto

La tendenza trova conferma nelle statistiche rilasciate in questi giorni dall’US Census Bureau sui lavoratori autonomi americani. Nel 2011, riporta Business Week , ben 22,5 milioni di imprese non avevano dipendenti. Ed è un numero ancora più alto dei 21,7 milioni registrati nel 2007. Un dato in crescita dell’1,7% sull’anno precedente e del 4,1% sul 2009. In pratica, il 75% delle attività oggi, pari a 380mila imprese, non ha dipendenti . L’80% di queste micro-imprese, ha fatturato meno di 50mila dollari l’anno, ma complessivamente hanno contribuito al Pil per 990 miliardi di dollari, con un incremento del 4% sull’anno precedente. Le tipologie di lavoro che rientrano sotto questa categoria comprendono agenti immobiliari, tassisti, designer e traduttori. A fare da volano a questa nuova forma di impiego potrebbe contribuire anche The Affordable Care Act che dovrebbe entrare in vigore negli Stati Uniti il prossimo anno e rendere più facile ai lavoratori autonomi prendersi cura della propria assicurazione sanitaria. Tanto che la Robert Wood Johnson Foundation stima che l’esercito dei freelance potrebbe arricchirsi di 1,5 milioni di nuovi micro imprenditori.

Anche in Europa il numero di lavoratori autonomi è cresciuto. Nel Regno Unito, oltre 367mila neo imprenditori si sono aggiunti  alla popolazione di imprenditori che adesso conta 4,2 milioni di persone che lavorano come tassisti, muratori o agricoltori. Dall’inizio della crisi, riporta il Guardian . il numero di lavoratori autonomi è cresciuto del 10%. Secondo l’ufficio nazionale di statistica  i nuovi imprenditori sono soprattutto uomini over 55. In Polonia, nel 2012, in base a uno studio di Gfk , il 23% dei lavoratori era autonomo, contro la media del 15% dell’Europa a 27. Un quinto degli imprenditori ha dipendenti, ma la mortalità di queste micro-imprese è elevata: soltanto il 31% sopravvive a tre anni dalla nascita. L’Italia, dopo la Turchia e la Grecia, è il paese europeo con il più alto tasso di lavoratori autonomi come percentuale del totale della forza lavoro. Stando ai dati 2010 dell'Ocse , infatti, un quarto dei lavoratori italiani non era dipendente.

In Spagna, dove la disoccupazione ha raggiunto il 26% e il 50% fra i più giovani, il lavoro autonomo è la speranza per molti imprenditori, consulenti, artisti, restauratori. Il governo, riferisce Al Jazeera , si affida adesso alla microimprenditorialità per fare quello che le grandi imprese non sono più in grado di fare, cioè dare lavoro. E’ per questa ragione che sono state annunciate misure per aiutare le start-up, ma i rischi rimangono: la metà delle imprese chiude i battenti nei primi tre anni. La Francia, infine, si muove in controtendenza: il governo socialista di François Hollande, pochi giorni fa, ha fatto sapere di voler abbassare i tetti  per il regime fiscale agevolato per gli imprenditori autonomi che contano oggi quasi un milione di persone. Secondo il governo, il loro contributo al Pil è pari allo 0,23%, ma per le centinaia di migliaia di persone occupate come parrucchiere, contabile o commerciante il reddito da lavoro autonomo è quello che fa la differenza fra la sopravvivenza e la fila all’ufficio di collocamento.

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Stefania Medetti

Sociologa e giornalista, ho barattato la quotidianità di Milano per il frenetico divenire dell'Asia. Mi piace conoscere il dietro le quinte, individuare relazioni, interpretare i segnali, captare fenomeni nascenti. È per tutte queste ragioni che oggi faccio quello che molte persone faranno in futuro, cioè usare la tecnologia per lavorare e vivere in qualsiasi angolo del villaggio globale. Immersa in un'estate perenne, mi occupo di economia, tecnologia, bellezza e società. And the world is my home.

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