Oscar Giannino: ecco come i giudici potranno licenziare i manager
Ansa
Economia

Oscar Giannino: ecco come i giudici potranno licenziare i manager

Una direttiva del ministero dell’Economia prevede la decadenza dei dirigenti delle aziende pubbliche anche in caso di semplice rinvio a giudizio. Ma così si attribuisce un potere enorme ai magistrati, pronti ad appioppare imputazioni severe anche per sospette evasioni fiscali. Ci conviene davvero?

Sulle oltre 500 nomine al vertice di società pubbliche in arrivo entro aprile da parte del governo non si proietta solo l’effetto della bufera scatenatasi dopo il caso Moretti sui tetti ai compensi per i manager. In arrivo c’è una direttiva che modifica in profondità i requisiti di onorabilità per gli amministratori pubblici. Otto società hanno già introdotto, l’estate scorsa, i nuovi criteri: Eur, Fondo italiano di investimento, Sogin, Finmeccanica, Anas, Invitalia, Poste, e Ferrovie. Ora dovrebbe toccare a quelle che avevano i cda in scadenza quest’anno, come Eni, Enel e Terna, chiamate in assemblea a recepire le modifiche al loro statuto.

Quali cause di ineleggibilità ad amministratore o decadenza per giusta causa e senza diritto al risarcimento, i nuovi criteri prevedono il rinvio a giudizio, la pronuncia di una sentenza di condanna (anche non definitiva), il patteggiamento. Lunga la lista dei delitti previsti: gravi violazioni delle norme sull’attività bancaria, finanziaria, mobiliare, assicurativa, in materia di mercati e valori mobiliari; poi le violazioni penali in materia di società e consorzi e della legge fallimentare; i delitti contro la pubblica amministrazione, la fede pubblica, il patrimonio, l’ordine pubblico, l’economia pubblica ovvero in materia tributaria; nonché i più gravi delitti associativi e in materia di droga.

Ma il punto è la decadenza disposta anche nel mero caso di un rinvio a giudizio o di giudizio immediato. Gli statuti delle quotate, in linea con il codice civile, rinviano ai cda e ai soci in assemblea la valutazione delle misure da adottare in caso di condanne di primo grado o appello. Non prescrivono affatto la decadenza per condanne non passate in giudicato, figuriamoci poi per un semplice rinvio a giudizio.

In un sistema che in oltre il 90 per cento dei casi chiede per gli indagati il rinvio a giudizio, e in cui agli amministratori delegati si appioppano imputazioni per omicidio non solo colposo ma doloso per incidenti mortali sul lavoro, ha davvero senso adottare come regola di decadenza il solo rinvio a giudizio? Si dirà che lo Stato finalmente fa bene ad adottare per le "sue" società criteri più rigorosi del resto del mercato. Ma qui il rigore non c’entra. È una violazione assoluta del più elementare garantismo.

Significa esporre grandi società allo stormire di ogni procura. Contemplando anche reati fiscali, con la fantasia creatrice di diversi pm in fatto di abuso di diritto ed elusione in materia di allocazione di asset in controllate all’estero, anche il più puro e limpido degli amministratori di grandi imprese pubbliche ramificate fuori Italia non potrebbe sottrarsi all’elevato rischio di andare a casa disonorato. Prima ancora di aver potuto difendere se stesso e la società che ha guidato. Con gravi danni non solo a sé, ma allo Stato, e a tutti i privati che compartecipano al capitale delle quotate o ne detengono obbligazioni. Fateci il favore. Ripensateci.

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