La Germania dà disco verde alla Bce. E la Spagna ora aspetta Draghi
Economia

La Germania dà disco verde alla Bce. E la Spagna ora aspetta Draghi

Via libera da Berlino all'acquisto di titoli di stato dei paesi in difficoltà da parte della Banca centrale. Dopo il piano di aiuti da 100 miliardi, Madrid punta sul sostegno dell'Europa e della Bce.

Finalmente, il tanto atteso “disco verde” di Berlino è arrivato. Pur confermando la contrarietà agli Eurobond , le autorità politiche tedesche hanno appena espresso parere favorevole all'acquisto dei titoli di stato dei paesi periferici (Italia e Spagna in testa) da parte della Banca Centrale Europea. La settimana dei mercati finanziari si è aperta dunque con una buona notizia: nei prossimi mesi, la Bce guidata da Mario Draghi avrà carta bianca, o quasi, nell'adottare  adottare misure concrete per tenedere a bada lo spread  (il differenziale di rendimento tra i bund tedeschi e le obbligazioni governative dei paesi periferici).

TUTTO SULLA CRISI DELL'EURO.

“Non ci sono ragioni per criticare la Banca Centrale se tornasse a comprare titoli di Stato all'interno del programma già varato ai tempi di Jean-Claude Trichet”, ha detto oggi Georg Streiter, vice-portavoce della cancelliera tedesca,  Angela Merkel. Le dichiarazioni del rappresentante di Berlino sono una buona notizia per l'intera Eurozona ma soprattutto per la Spagna, ormai vicina all'orlo del baratro.

GLI AFFANNI DI RAJOY.

La recessione che si aggrava, il governo  che traballa e lo spauracchio di un'altra richiesta di aiuti ormai dietro l'angolo. Si è aperta così una settimana decisiva per le sorti di Madrid, e dell'Europa intera, dove si sta giocando una vera e propria partita a scacchi tra le principali autorità politiche e monetarie del Vecchio Continente.

In Spagna, l'esecutivo di centrodestra guidato da Mariano Rajoy appare infatti sempre più claudicante. Nato sotto i migliori auspici e con lo scopo di ridare credibilità al paese attraverso le misure di austerity, il governo spagnolo oggi rischia di presentarsi di fronte ai principali partner europei con “il cappello in mano” (dopo aver rassegnato addirittura le dimissioni o effettuato un rimpasto dei principali ministri, a cominciare da quelli economici). Gli aiuti decisi nelle settimane scorse da Bruxelles per il salvataggio delle banche iberiche rischiano infatti di essere insufficienti.

SULL'ORLO DEL CRACK.

In Spagna, i problemi da risolvere vanno ben aldilà del temuto crack dell'intero sistema creditizio. La recessione incalza e, nel secondo trimestre del 2012, il pil del paese è sceso dello 0,4% (contro il -0,3% dei primi 3 mesi dell'anno). La disoccupazione investe almeno un quarto della forza-lavoro e, soprattutto, ci sono ben 6 regioni sull'orlo della bancarotta, dalla ricchissima Catalogna sino all'Andalusia, passando per la comunità di Valencia. Di conseguenza, le risorse europee necessarie per rimettere in carreggiata la Spagna rischiano di raggiungere addirittura la soglia-record di 300 miliardi, un livello mai toccato dai piani di salvataggio messi in campo nel Vecchio Continente.

LE RASSICURAZIONI DI SCHAUBLE.

Di fronte a queste cifre astronomiche, è ben comprensibile l'atteggiamento delle principali autorità tedesche, che mal sopportano l'idea di dover riparare coi propri soldi l'ennesimo dissesto di Eurolandia. “I 100 miliardi di euro già stanziati per la Spagna dall'Unione Europea sono sufficienti”, si è affrettato a dire il ministro delle finanze di Berlino, Wolfgang Schauble , che oggi incontrerà il segretario al tesoro statunitense, Timothy Geithner.

Eppure, l'ipotesi che Madrid chieda un'altra ciambella di salvataggio a Bruxelles sta diventando sempre più concreta, nonostante le smentite delle fonti ufficiali. Anche perché, con lo spread  ampiamente sopra i 500 punti, per Madrid rimane difficilissimo finanziarsi e collocare sul mercato i propri titoli di stato. Secondo alcune stime, le casse del governo spagnolo hanno ormai un'autonomia limitata, che arriva sino al prossimo mese di settembre.

DRAGHI ALLA FINESTRA.

In questo scenario, sarà dunque decisivo il ruolo della Banca Centrale Europea, a cui sono ormai aggrappate tutte le speranze di salvataggio dell'Unione Monetaria. Di fronte a una nuova richiesta di aiuti al Fondo Salva-Stati (Efsf) da parte di Madrid, il presidente della Bce Mario Draghi potrebbe infatti cogliere la palla al balzo per iniziare l'atteso piano di acquisti programmati (Smp) dei titoli di stato dei paesi periferici allo scopo, appunto, di risollevarne i prezzi e tenere a bada gli spread, evitando nuove turbolenze sui mercati. Si tratterebbe di un passo decisivo, compiuto da Draghi in barba agli ostacoli imposti dalla Bundesbank (la banca centrale tedesca), da sempre contraria all'acquisto dei bond da parte della Bce.

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SCENARIO GRECO.

Anche per Madrid, come per l'intera Eurozona, oggi c'è dunque un solo salvatore e si chiama Mario Draghi. L'intervento salvifico della Banca Centrale potrebbe però non essere sufficiente alle autorità iberiche per evitare una grande umiliazione politica a Bruxelles. Se fosse costretta a chiedere un nuovo intervento del Fondo Salva-Stati, la Spagna rischierebbe di trasformarsi in un paese a sovranità limitata come la Grecia, sottoposto alla vigilanza della Troika, cioè il comitato di esperti composto dai funzionari del Fondo Monetario Internazionale (Fmi), dell'Unione Europea e della stessa Bce, che controllano rigidamente le politiche economiche delle nazioni in difficoltà. Sarebbe un grande smacco di fronte al quale neppure Rajoy , vincitore con largo margine delle elezioni politiche spagnole dell'autunno scorso, potrebbe reggere.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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