Colloqui di lavoro, nove falsi miti da sfatare
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Economia

Colloqui di lavoro, nove falsi miti da sfatare

Gli esaminatori e le domande non sono preparate, non esistono risposte perfette, e anche simpatia e bella presenza aiutano

Come ci si prepara per un colloquio di lavoro? Quali domande ci possiamo aspettare? E' meglio mostrarsi spavaldi o timidi e remissivi? Meglio essere intraprendenti e propositivi, cercare di impressionare gli esaminatori dimostrando di conoscere l'azienda meglio di chiunque altro, o fare mille domande per far capire che non si vede l'ora di iniziare?

Per cominciare, la mossa più utile è sfatare i falsi miti dei colloqui, e Forbes ne ha individuati nove:

1) Gli esaminatori sono preparati. No, non è vero. Non succede mai. Hanno fretta, sono pieni di lavoro, tant'è che hanno bisogno di assumere nuovo personale. Non hanno letto ogni virgola dei curricula dei ragazzi che hanno convocato per il colloquio, ma sono stati colpiti da qualcosa.  

2) Le domande sono preparate. No, nella maggior parte dei casi non è vero nemmeno questo, e la prima domanda è sempre "Raccontami qualcosa di te".

3) Se offrono da bere, meglio accettare. Sì e no, nel senso che per educazione non si può non offrire un caffè o un bicchiere d'acqua a un potenziale futuro collaboratore, ma forse è più comodo rifiutare e rimanere concentrati. Di certo non si offenderà nessuno.

4) Presentarsi con referenze o altri materiali. No, vale solo per taluni tipi di mestieri, come quelli di scrittori o designer.

5) A ogni domanda corrisponde una risposta perfetta. A dire la verità, gli esaminatori, nella maggior parte dei casi, sono più interessati a come viene articolata la risposta che al suo contenuto. Ma attenzione a non sottovalutare troppo il secondo.

6) Dare risposte brevissime. Il punto è questo: non bisogna straparlare, ma nemmeno essere troppo avari di dettagli. L'ideale sarebbe riuscire a fornire agli esaminatori informazioni utili per farsi valutare, senza sembrare noiosi e ridondanti.

7) Le capacità valgono più dell'aspetto fisico. Ci sono moltissime ricerche che dimostrano quanto conti l'aspetto fisico. Questo non significa che essere affascinanti paghi, ma che curare l'aspetto, e tutti quei dettagli di ordine e sobrietà che contribuiscono a costruire la cosiddetta "bella presenza" sì.

8) Quando un esaminatore chiede a un candidato "dove ti vedi fra cinque anni", vuole valutare quanto quest'ultimo sia ambizioso. No, quello che vuole sapere è solo se la persona che siede di fronte a loro ha l'entusiasmo necessario per lavorare bene, con soddisfazione, e per un tempo indefinito, nella nuova azienda.

9) Vengono sempre assunti i più qualificati. Non sempre. Anche la simpatia gioca il suo ruolo. Candidati iper-qualificati che, tuttavia, danno l'impressione di poter incrinare l'armonia dell'ufficio, possono essere scartati.

 

 

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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