L'accordo sulla Grecia soddisfa tutti, ma non risolve niente
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Economia

L'accordo sulla Grecia soddisfa tutti, ma non risolve niente

A Bruxelles si è trovata un’intesa su un’intesa futura. Ora Tsipras e Varoufakis devono fornire risposte ma probabilmente non saranno soddisfacenti

Tutti reclamano una vittoria, ma a ben guardare c’è poco da essere allegri. L’Eurogruppo sulla Grecia ha partorito un accordo quadro che non è quello definitivo, ma sia Atene sia Bruxelles lo considerano come la testimonianza di una vittoria schiacciante. Peccato che così non sia. Quello raggiunto ieri è un’intesa a raggiungere un’intesa nella giornata di lunedì, sulla base di una lista di riforme strutturali da adottare in quattro mesi (questo il nuovo tempo fornito al Paese) e che la Grecia dovrà inviare all’Ue. Trovata una bozza di accordo, restano da risolvere ancora diversi interrogativi. 

Noi abbiamo un impegno ad aumentare il salario minimo

Lunedì è la chiave di volta

L’orizzonte temporale da tener d’occhio è quello di lunedì 23 gennaio. In quella giornata il governo greco dovrà fornire le risposte necessarie per l’approvazione ultima dell’estensione di quattro mesi del programma di salvataggio esistente, nato il 1 marzo 2012 sotto l’egida del governo di George Papandreou. In pratica, considerando anche l’estensione negoziata dall’esecutivo di Antonis Samaras, alla Grecia sono stati forniti ulteriori sei mesi per completare il programma esistente. Il primo ministro ellenico Alexis Tsipras canta vittoria, così come il suo ministro delle Finanze Yanis Varoufakis e il capo dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, ma il peggio deve ancora arrivare.

Il consesso dei ministri finanziari dell’area euro ha concesso ulteriori quattro mesi alla Grecia, ma a patto che sia fornita una lista di riforme strutturali da introdurre in 120 giorni. E non ci saranno sconti. Infatti, come ha detto in conferenza stampa il ministro tedesco delle Finanze Wolfgang Schäuble “i greci certamente avranno difficoltà a spiegare questo accordo ai propri elettori”. In effetti, le vittorie di Atene sono poche. Eppure, Tsipras e Varoufakis sembrano non curarsene. 

I greci certamente avranno difficoltà a spiegare questo accordo ai propri elettori

Atene ha poco da festeggiare

La Grecia chiedeva sei mesi di estensione del programma. Ne hanno ottenuti quattro. La Grecia domandava più spazio fiscale, inteso come un minore avanzo primario sia per l’anno in corso sia per il 2015. È ancora da definire se e come questo arriverà, in base alla lista di riforme che dovrà essere presentata lunedì. La Grecia chiedeva il mancato completamento del piano di salvataggio esistente, inteso come adozione delle riforme promesse dal governo Papandreou prima e Samaras dopo. Invece, queste dovranno essere la base del documento da inviare lunedì prossimo.

Infine, la Grecia domandava di non essere più sotto il monitoraggio della troika composta da Fondo monetario internazionale (Fmi), Banca centrale europea (Bce) e Commissione Ue. Sebbene Tsipras e Varoufakis dicano che la troika è stata sconfitta, se uno legge a fondo il documento prodotto dall’Eurogruppo, nota che una delle parole più ripetute è “istituzioni”. E per istituzioni bisogna intendere i creditori internazionali di Atene, ovvero Fmi, Bce e Commissione europea.

Word cloud dello statement dell’Eurogruppo

Peccato che in nessun documento ufficiale relativo al programma di sostegno della Grecia si sia mai utilizzato il termine troika, che era e rimane un gergo giornalistico. Traduzione: la semantica può modificare l’esito di un vertice, ma non quello di un Paese, specie se pecca di sostenibilità finanziaria nel lungo periodo.

Gli impegni di Syriza

Restano dunque pesanti incognite sul futuro di Atene. Il primo è relativo alla lista da inviare all’Ue. Come sarà redatto dal governo ellenico? Il ministro delle Finanze Varoufakis ha detto in conferenza stampa che la sua intenzione, basata sull’impegno elettorale di Syriza, è duplice. Da un lato, aumentare il salario minimo del 100%, come promesso nella campagna elettorale. Dall’altro, ha ricordato che non è disposto ad accettare né aumenti dell’Iva né ulteriori tagli alle pensioni né un “soffocante” avanzo primario. Non solo. Varoufakis ha anche ribadito che “se la lista di riforme sarà rifiutata dall’Ue, questo accordo è morto”.

Se la lista di riforme sarà rifiutata dall’Ue, questo accordo è morto

In altre parole, l’impressione generale è che, al di là degli annunci, la guerra fra Bruxelles e Atene debba ancora entrare nel vivo. Come ha ribadito Dijsselbloem nelle ultime due settimane, la Grecia è invitata a “non prendere decisioni unilaterali e in disaccordo con il programma esistente”. Se quindi Tsipras dovesse fare quanto annunciato ieri in confererenza stampa da Varoufakis, è quasi scontato che l’intesa trovata ieri sarà da considerarsi nulla.

E stando alle indiscrezioni che arrivano da media ellenici, come Capital o Kathimerini, è proprio questa la via che sarà intrapresa dall’esecutivo a trazione Syriza-ANEL. E poi, in che modo si vogliono raggiungere gli obiettivi di bilancio promessi all’Ue? O ancora, come rendere sostenibile nel lungo periodo il debito pubblico greco? Tutte domande che per ora non hanno risposta, e difficilmente l’avranno lunedì.

La debolezza di fondo è l'accordo stesso

Il problema di fondo è la debolezza dell’accordo stesso. Poco prima dell’inizio dell’Eurogruppo, il Commissario Ue agli Affari economici Pierre Moscovici aveva già dato un’indicazione di come sarebbe andato a finire. “L’imperativo è quello di trovare un’intesa”, ha detto il francese. Occorreva infatti dare un segnale, il più possibile positivo, ai mercati finanziari. Infatti, come ha ricordato uno degli sherpa di Dijsselbloem, il vertice di ieri aveva un obiettivo nemmeno troppo implicito: “Bisogna trovare un accordo definitivo prima dell’apertura dei mercati finanziari di lunedì prossimo”. Se così non fosse stato, la credibilità dell’area euro ne avrebbe risentito troppo. Ma a forza di annunci a vuoto, il rischio è che la reputazione delle istituzioni europee possa essere sempre più compromessa. 

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Fabrizio Goria

Nato a Torino nel 1984, Fabrizio Goria è direttore editoriale del sito di East, la rivista di geopolitica. Scrive anche su Il Corriere della Sera e Panorama. In passato, è stato a Il Riformista e Linkiesta e ha scritto anche per Die Zeit, El Mundo, Il Sole 24 Ore e Rivista Studio. È stato nominato, unico italiano, nella Twitterati List dei migliori account Twitter 2012 da Foreign Policy.

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