Desantid
(Ansa)
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Usa 2024: il tramonto di Ron DeSantis

Il governatore della Florida si è ritirato dalle primarie repubblicane. Su di lui pesavano errori politici e gli scarsi consensi ottenuti

Alla fine ha mollato. Ron DeSantis si è ritirato dalla corsa elettorale per la nomination presidenziale repubblicana. “Se potessi fare qualcosa per produrre un risultato favorevole, più eventi della campagna, più interviste, lo farei, ma non posso chiedere ai nostri sostenitori di offrire volontariamente il loro tempo e di donare le loro risorse, se non abbiamo una chiara visione percorso verso la vittoria. Di conseguenza, oggi sospendo la mia campagna”, ha dichiarato il governatore della Florida, che ha inoltre dato il suo endorsement a Donald Trump. “Anche se ho avuto disaccordi con Donald Trump, come sulla pandemia di coronavirus e sulla sua elevazione di Anthony Fauci, Trump è superiore all’attuale presidente in carica Joe Biden. Questo è chiaro”, ha affermato DeSantis, accusando inoltre Nikki Haley di “corporativismo”.

Esce così di scena il governatore della Florida che, per un certo periodo, fu considerato come l’astro nascente del Partito repubblicano. Nel novembre 2022, DeSantis era stato trionfalmente rieletto alla guida del suo Stato, mentre Trump era uscito politicamente ammaccato dalle elezioni di metà mandato. Si aprì dunque una finestra temporale, nel cui arco DeSantis sembrò realmente avere le carte in regola per poter contendere seriamente la nomination all’ex presidente. Poi qualcosa si è rotto. Il 30 marzo scorso, Trump subì la sua prima incriminazione e, da allora, DeSantis ha cominciato a calare nel gradimento elettorale. Basti pensare che, secondo la media sondaggistica di Real Clear Politics, a inizio a aprile il governatore era al 30% dei consensi a livello nazionale e che adesso veleggia attorno all’11%. DeSantis non ha trovato una posizione chiara rispetto alle incriminazioni di Trump. Inoltre il suo tentativo di sorpassare l’ex presidente “a destra” non ha dato frutti. Parte consistente dell’elettorato conservatore duro e puro è rimasto con Trump, mentre il governatore si è man mano trasformato in un candidato di nicchia. I consensi a suo favore sono crollati e da settimane circolavano voci di problemi all’interno del suo staff elettorale.

È pur vero che, smentendo alcuni sondaggi della vigilia che lo davano terzo, DeSantis era alla fine riuscito ad arrivare al secondo posto in Iowa. Tuttavia il distacco rispetto all’ex presidente si è rivelato di circa 30 punti: un po’ troppo per permettere al governatore di presentare il suo piazzamento come un successo. E adesso che cosa accadrà?

A prima vista, l’addio di DeSantis sembrerebbe avvantaggiare la Haley alle primarie del New Hampshire, che si terranno martedì. L’ex ambasciatrice può ora presentare sé stessa a tutti gli effetti come l’unica candidata rimasta a contendere la nomination a Trump: un ruolo che non poteva realmente attribuirsi finché DeSantis restava in campo. Il problema è che il governatore si è tirato indietro per l’eccessiva forza di Trump, non perché la Haley è riuscita a estrometterlo. Ciò sarebbe stato possibile se l’ex ambasciatrice fosse arrivata seconda in Iowa: ma questo, lo sappiamo, non è accaduto. Ne consegue che, agli occhi degli elettori, l’uscita di scena di DeSantis sarà probabilmente interpretata come una (ulteriore) vittoria dell’ex presidente. Il misero 5% che i sondaggi attribuivano al governatore della Florida in New Hampshire virerà quindi verosimilmente su Trump (al di là dell’endorsement all’ex presidente, gli elettori di DeSantis sono molto più vicini al tycoon che all’ex ambasciatrice all’Onu). Se ciò dovesse accadere, l’ex presidente potrebbe conseguire un’altra vittoria piuttosto netta martedì. Senza poi trascurare che quest’ultimo ha recentemente ottenuto il fondamentale endorsement del senatore Tim Scott.

O la Haley riesce a registrare una performance vigorosa in New Hampshire o martedì la sua campagna elettorale rischia seriamente di tracollare. Per "performance vigorosa" significa che può, sì, permettersi di arrivare seconda: ma a una distanza ravvicinata rispetto all'ex presidente. Un obiettivo, questo, che non sarà facile da conseguire per l'ex ambasciatrice.

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Stefano Graziosi