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L'ombra della crisi migratoria su Biden e sulle presidenziali Usa

Sempre più città statunitensi in allarme per la pressione migratoria. E anche dal fronte dem si moltiplicano critiche per la politica della Casa Bianca

L’immigrazione clandestina continua a rivelarsi una delle principali spine nel fianco di Joe Biden. Nel mese di settembre, la frontiera meridionale è tornata sotto pressione da parte dei flussi migratori. Il solo 20 settembre, il numero di immigrati illegali intercettato al confine ha sfiorato le 9.000 unità. Secondo dati ufficiali citati da Abc News, solo nella prima metà di questo mese sono stati 142.000 i migranti alla frontiera. Inoltre, si sono registrati considerevoli aumenti di arrivi ad agosto rispetto al mese precedente. Sono svariati centri urbani nei pressi della frontiera che si stanno trovando in seria difficoltà (basti pensare a El Paso, in Texas). Ma il problema non riguarda soltanto il confine meridionale. La pressione migratoria sta infatti coinvolgendo anche varie città del Nord.

A Chicago, una parte della popolazione è sempre più infastidita da come le autorità municipali stanno gestendo la crisi migratoria. “Centinaia di migranti dal confine meridionale sono arrivatia Chicago mercoledì su scuolabus, mentre la città continua a tenere sotto controllo la crescente crisi umanitaria”, ha riportato Abc7 Eyewitness News lo scorso 28 settembre. Tutto questo, mentre in loco continuano ad arrivare bus di migranti e le autorità stanno aprendo ulteriori strutture di accoglienza.

Un’altra città che sta fronteggiando la crisi migratoria è senza dubbio New York. Secondo Abc News, sono circa 60.000 i migranti affidati alle cure delle autorità locali. “La città ha dichiarato di aver aperto 210 rifugi di emergenza, inclusi 17 centri di soccorso umanitario su larga scala, per prendersi cura dell’afflusso di migranti”, ha riferito la stessa testata. Senza trascurare che il sindaco della Grande Mela, Eric Adams, aveva lanciato l’allarme già a inizio settembre. “Questa questione distruggerà New York City. Tutti noi ne saremo influenzati. L'ho detto l'anno scorso quando ne avevamo 15.000, e ve lo dico ora che siamo a 110.000. La città che conoscevamo, la stiamo per perdere”, aveva dichiarato.

Non a caso, negli scorsi giorni, il primo cittadino ha iniziato a introdurre alcune restrizioni in materia di accoglienza. Inoltre, ha anche cercato di alleggerire la pressione, inviando a propria volta alcuni migranti in altri comuni dello Stato di New York.

Anche a Denver la situazione è assai problematica. Come recentemente riportato dal sito Axios News, il sindaco Mike Johnston ha dovuto affrontare congiuntamente una crisi migratoria e un numero crescente di senzatetto. “La città semplicemente non ha abbastanza case, rifugi o denaro a prezzi accessibili per aiutare tutti coloro che ne hanno bisogno, mettendo a dura prova le scarse risorse e lasciando le persone per strada”, ha riportato la testata. È in questo quadro che Denver ha, a sua volta, trasportato migranti a Chicago, Salt Lake City, New York e Washington.

Mentre la crisi peggiora, per Joe Biden i problemi aumentano, soprattutto in vista delle elezioni presidenziali del 2024. Non sono più infatti soltanto i repubblicani ad attaccare l’attuale presidente sul fronte della gestione migratoria. Anche molti amministratori locali dem sono oggi ai ferri corti con la Casa Bianca. La tensione tra Adams, che appartiene al Partito democratico, e Biden è salita da diverso tempo. La stessa governatrice dem dello Stato di New York, Kathy Hochul, ha recentemente criticato l’amministrazione americana su questo fronte. Secondo Nbc News, è su spinta dei sindaci e dei governatori del suo stesso partito che il presidente ha deciso di concedere lo status di protezione temporanea a oltre 200.000 migranti irregolari. Secondo la testata, questa misura consentirà loro di sostentarsi da soli senza timore di rimpatrio e dovrebbe quindi alleggerire la pressione sulle strutture di accoglienza locali.

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Stefano Graziosi