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(Ansa)
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Putin fa arrestare il generale Surovikin e lancia un messaggio a Prigozhin ed alla Russia

Il leader del Cremlino, in difficoltà dopo il tentato golpe della scorsa settimana del gruppo Wagner usa la mano pesante con i nemici interni, per spaventarli. Basterà?

Il generale russo Sergei Surovikin è stato arrestato. Lo ha reso noto nella tarda serata di ieri il Moscow Times, che ha citato due fonti vicine al ministero della Difesa russo che non ha ancora commentato il fermo di Surovikin. Il generale russo non si vedeva in pubblico da sabato, da quando il capo del gruppo Wagner Yevgeny Prigozhin ha lanciato una ribellione armata contro la leadership militare russa dirigendo carri e uomini verso Mosca e fermandosi a soli 200km dalla capitale.

«La situazione con lui non era OK. Per le autorità, non posso dire altro» ha detto una delle fonti. Mentre per la seconda fonte l'arresto è stato effettuato «nel contesto di Prigozhin e a quanto pare, Surovikin ha scelto la parte di Prigozhin durante la rivolta, e l'hanno preso per le palle». Alla domanda sull'attuale ubicazione del generale, la fonte ha risposto: «Non stiamo nemmeno commentando queste informazioni attraverso i nostri canali interni».

È evidente che il gesto del leader del Cremlino sia un messaggio, per certi versi disperato ed obbligato. Messo in difficoltà davanti all'opinione pubblica interna oltre che internazionale Putin sta provando a recuperare la forza perduta usando le maniere forti contri gli avversari interni; un segnale per cercare di spaventare chi sta provando a mettere in discussione il suo posto di comando.

Il Cremlino probabilmente userà Surovikin e i suoi affiliati come capri espiatori per spiegare pubblicamente perché l'esercito russo e gli apparati di sicurezza interni russi hanno risposto male (per usare un eufemismo) alla ribellione e per giustificare una potenziale revisione della leadership militare russa. ISW ha precedentemente riferito delle notevoli affiliazioni Wagner di Surovikin e del presunto sostegno a Wagner, e Surovikin è un ottimo candidato per un capro espiatorio indipendentemente dall'effettivo livello di sostegno che ha dato alla ribellione Sergej Surovikin, che dall’8 ottobre guidava l’invasione, nel gennaio scorso era già stato rimosso e declassato a vice di Gerasimov, nonostante a fine 2022 era stato decorato dal presidente Vladimir Putin con l’Ordine di San Giorgio. Mentre scriviamo si apprende che anche il generale Valerij Gerasimov Capo di stato maggiore generale delle Forze armate russe che non si vede da giorni potrebbe venire destituito ma anche qui non ci sono certezze.

Secondo il New York Times Surovikin, che i media russi hanno soprannominato «Generale Armageddon», per quanto fatto nella sua carriera ed in particolare in Siria, che ha supervisionato la ritirata delle forze russe dall'accerchiamento nell'unica capitale regionale che detenevano fino ad oggi, la città ucraina meridionale di Kherson, «era al corrente dei piani di ribellione della milizia». Secondo il quotidiano americano i funzionari del Pentagono «hanno visto segni che anche altri generali russi potrebbero aver sostenuto la ribellione di Prigozhin contro Shoigu e Gerasimov». Insieme a Surovikin sarebbe stato arrestato anche un suo vice, mentre i Servizi segreti russi (Fsb) e quello militare (Svr) stanno indagando su altri militari e funzionari che potrebbero aver collaborato alla rivolta del weekend scorso. Intanto il canale televisivo saudita al-Hadath ha dichiarato che il 27 giugno scorso la polizia militare russa ha arrestato il capo della filiale di Wagner a Suwayda (Siria) e altri tre comandanti Wagner di alto rango presso la base aerea di Hmeimim e di seguito avrebbero visitato gli uffici Wagner a Damasco, Hama e Deir ez Zor, ma non ci sono conferme da parte del gruppo Wagner.

Intanto Yevgeny Prigozhin, esiliato in Bielorussia, tace dopo mesi di attacchi verbali quotidiani contro i vertici militari russi ma secondo l'Institute of the Study of War (Isw) che cita un gruppo di monitoraggio bielorusso indipendente chiamato Belarusian Hayun Project starebbe ancora trattando con Putin e secondo gli analisti bielorussi di opposizione che hanno tracciato un volo del 27 giugno dell'aereo del fondatore del Gruppo Wagner, Yevgeny Prigozhin «avrebbe lasciato l'aeroporto di Machulishchy, in Bielorussia, per dirigersi prima a Mosca e subito dopo a San Pietroburgo» per incontrare Putin.

A proposito del tentativo di Prigozhin di parlare con Putin, l’Isw scrive che il proprietario del gruppo Wagner «aveva cercato di entrare in contatto con il presidente russo Vladimir Putin mentre la colonna Wagner si dirigeva a nord di Rostov, ma Putin si era rifiutato di parlare con lui.» Vero o falso? I minblogger filorussi sui loro canali Telegram affermano che Prigozhin sarebbe tornato in Russia per perfezionare ulteriormente l’accordo mediato (pare) dal presidente bielorusso Lukashenko. L'Isw scrive di «non essere grado di confermare se Prigozhin sia effettivamente volato in Russia, ma è probabile che sia tornato per elaborare i dettagli dell'accordo mediato da Lukashenko». Quello che è certo che gli uomini del gruppo Wagner in Bielorussia non si sono ancora visti, così come sono evidenti tre cose: Lukashenko ha tutto l’interesse alidilà delle dichiarazioni concilianti, che Yevgeny Prigozhin trovi un accordo con Putin e magari lasci la Bielorussia visto che si tratta di un personaggio incontrollabile che mai prenderebbe ordini da lui. Secondo aspetto non trascurabile è che Lukashenko non ha i soldi per pagare il gruppo Wagner; infine, Yevgeny Prigozhin un giorno potrebbe tornare a lavorare per il Cremlino attaccando la Bielorussia nel caso Lukashenko non obbedisse più a Putin e a Minsk sanno benissimo che questo potrebbe un giorno accadere.

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Stefano Piazza