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Pedofilia, parla il cardinale Pell: "Ingannato da un mondo di pedofili"

Nella terza notte di deposizione, il prelato australiano dichiara di non aver mai saputo nulla dei numerosissimi casi di abusi nelle sue diocesi

Nella terza notte di deposizione in videoconferenza da Roma davanti a una commissione d'inchiesta australiana, il cardinale George Pell, già arcivescovo di Melbourne e poi di Sydney e ora prefetto degli Affari economici del Vaticano, ha sostenuto di essere stato tenuto all'oscuro e ingannato "da un mondo di pedofilia e di occultamento che non voleva disturbi allo status quo".

Il cardinale aveva già sostenuto di non sapere nulla dei numerosissimi casi di pedofilia nella diocesi di Ballarat presso Melbourne, dove è stato viceparroco tra il 1973 e il 1983, e di essere stato tenuto all'oscuro dal vescovo Ronald Mulkearns, di cui era consultore, il quale autorizzò il trasferimento da una parrocchia all'altra del notorio prete pedofilo Gerald Ridsdale, ora in carcere per scontare 138 reati ai danni di 53 vittime.

Oggi l'udienza si è occupata dei numerosi e sistematici abusi commessi, sempre nella diocesi di Ballarat, dai fratelli delle scuole cristiane. E Pell ha sostenuto di non essere stato informato in maniera adeguata dal Catholic Education Office o dal vescovo Mulkearns. "Si sono resi conto chiaramente che non ero della stessa stoffa... Avranno avuto paura che avrei posto ogni genere di domande scomode se fossi stato meglio informato", ha detto. Una spiegazione respinta come "non plausibile" dal legale Gail Furness della Commissione d'inchiesta sulle risposte delle istituzioni agli abusi sessuali a minori negli anni 1970 e 1980, in seduta a Ballarat.

Sono stati anche ricostruiti eventi riguardanti padre Peter Searson, accusato di aver abusato sessualmente di minori dagli anni '70 agli anni '90, e anche di aver puntato una pistola verso i parrocchiani e di aver accoltellato un uccello con un cacciavite davanti ai bambini.

Pell ha detto di non ricordare una riunione in cui fu presentata una lista di lamentele di bambini che accusavano il sacerdote di abusi sessuali e di violente punizioni corporali. Searson, morto nel 2009, è stato descritto dal cardinale come "uno dei preti più spiacevoli che abbia mai incontrato".

Il prelato ha espresso rincrescimento per non aver fatto di più sulle voci che circolavano di abusi commessi da sacerdoti e fratelli cristiani.

Il legale della Commissione, Gail Furness, ha osservato che la testimonianza di Pell è mirata essenzialmente a deflettere ogni responsabilità, una conclusione che egli ha respinto.

In seguito, il cardinale ha cominciato a essere interrogato sulla sua conoscenza di preti pedofili quando era vescovo di Melbourne a partire dal 1987. L'udienza dovrebbe concludersi domani, con un orario esteso da quattro a sei ore, dalle 7 alle 13 in Australia e dalle 21 di stasera alle 3 di giovedì.

Alla deposizione assistono di persona 14 vittime e loro sostenitori, il cui viaggio è finanziato da una generosa raccolta fondi, e che oggi hanno chiesto formalmente di essere ricevuti dal papa per chiedere di "attuare sistemi" per prevenire gli abusi ai minori nel futuro.

Le prime deposizioni

La Chiesa cattolica "ha commesso enormi errori, ma sta lavorando per rimediare. Ha causato gravi danni in molti luoghi, ha deluso i fedeli". Lo ha ammesso il cardinale George Pell, già arcivescovo di Melbourne e poi di Sydney e ora prefetto degli Affari economici del Vaticano, testimoniando in videoconferenza dall'Hotel Quirinale a Roma davanti alla Commissione d'inchiesta sulle risposte delle istituzioni agli abusi sessuali a minori negli anni 1970 e 1980.


Indifendibile

"Non sono qui a difendere l'indifendibile", ha aggiunto. In quei giorni la Chiesa era "fortemente propensa" ad accettare smentite degli abusi da parte di chi ne era accusato. L'istinto allora era più di "proteggere dalla vergogna l'istituzione, la comunità della Chiesa", ha detto fra l'altro il prelato, che ha tuttavia negato di aver avuto alcuna conoscenza delle malefatte dei preti pedofili che operavano nella diocesi di Ballarat in cui era viceparroco e assistente al vescovo Ronald Mulkearns. La prima di tre o quattro udienze, in collegamento con la Commissione in seduta a Ballarat presso Melbourne, si è conclusa oggi alle 12 ora australiana (le 2 del mattino in Italia).

La testimonianza

La testimonianza del prelato, interrogato puntigliosamente dal legale della commissione Gail Furness, riprenderà domattina in Australia (alle 22 ora italiana). Alla deposizione assistono di persona 14 vittime e loro sostenitori, il cui viaggio è finanziato da una raccolta fondi che ha superato l'equivalente di 130 mila euro. Il cardinale ha ammesso che la maniera in cui il prete pedofilo seriale Gerald Ridsdale è stato trasferito da una parrocchia all'altra invece di essere denunciato alla polizia è stata una "catastrofe", che gli ha consentito di continuare ad abusare di minori. Ha tuttavia negato nuovamente di essere a conoscenza che Ridsdale commetteva abusi sessuali a minori mentre lavorava al suo fianco nella diocesi di Ballarat, dove lo stesso Pell e' stato viceparroco fra il 1973 e il 1983.

Il condannato

Ridsdale è in carcere dopo essere stato condannato per 138 reati ai danni di 53 vittime e Pell ha condiviso l'alloggio con lui quando erano giovani preti. Lo ha anche accompagnato alla prima udienza del processo a suo carico nel 1993. Una delle vittime, il nipote Ridsdale, che è tra i 14 sopravvissuti di abusi presenti alla testimonianza, in passate udienze ha accusato Pell non solo di aver ignorato gli abusi, ma anche di aver tentato di comprare il suo silenzio. In un comunicato diffuso prima della deposizione, Pell ha ribadito il suo sostegno al lavoro della Commissione e ha promesso di incontrarsi individualmente con le vittime che sono venute ad ascoltare la sua deposizione a Roma. (ANSA).

Pedofilia, le vittime degli abusi dei sacerdoti australiani

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ANSA/CLAUDIO PERI
Vittime degli abusi sessuali dei sacerdoti australiani davanti all'hotel Quirinale di Roma, dove il cardinale George Pell viene ascoltato in videoconferenza dalla commissione d'inchiesta. 26 febbraio 2016

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