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Milano Cortina 2026, tutti i ritardi delle Olimpiadi

La rinuncia di Baselga di Piné e le polemiche intorno alla pista da Bob di Cortina. Che gli ambientalisti non vogliono e che potrebbe finire in Austria

Fino ad oggi l’operazione Milano-Cortina 2026 è stata un fallimento su tutti i fronti. Ritardi, impianti che non saranno mai realizzati, polemiche politiche e mancanza di sponsor (che ad oggi coprirebbero solo il 3,5% di quasi tre miliardi previsti) hanno caratterizzato sin dall’inizio la preparazione delle Olimpiadi invernali.

Ma ad accendere il dibattito pubblico è stato soprattutto il progetto per la realizzazione dell’impianto di Bob a Cortina e la pista di pattinaggio di Balsega di Pinè in Trentino. Infatti per il progetto dell’impianto da Bob che prevede lo smantellamento della vecchia pista intitolata a Eugenio Monti di Cortina d'Ampezzo (dismessa nel 2008), i costi previsti sono stati così elevati tanto da aver indotto a novembre il governatore Zaia a valutare di spostare la competizione di Bob a Innsbruck in Austria. Un problema quello dell’aumento dei costi che ha riguardato anche la pista di pattinaggio di Baselga di Pinè, fuori definitivamente dall’elenco degli impianti per le gare dei giochi olimpici.

Se sulla pista di Balsega è calato definitivamente il sipario per il nuovo impianto da Bob per le Olimpiadi di Milano-Cortina 2026 si aspetta il parere della Soprintendenza ai beni Ambientali che non ha ancora dato il via libera definitivo. Un bel problema che allunga i tempi per la realizzazione di un impianto che a conti fatti quasi nessuno vuole (a parte Zaia e Malagó) e che potrebbe non essere finito in tempo per l’inizio delle Olimpiadi.

A questo si aggiunge la ferma opposizione all’impianto di ambientalisti e comuni cittadini preoccupati sia per l’impatto ambientale che per i costi elevatissimi da sostenere per la sua gestione. Infatti il costo previsto inizialmente per la pista da Bob era di 55 milioni di euro mentre oggi si parla di 85 milioni stanziati dal Governo a costo zero per il Veneto. Un impianto necessario ci dicono dalla regione veneta senza il quale sarebbe stato impossibile ospitare le Olimpiadi. Un’operazione vincente secondo Luca Zaia che farebbe incassare al Veneto un miliardo e coprirebbe così tutte le spese ma che sembrerebbe non aver tenuto conto dei costi di gestione e del futuro utilizzo della pista.

In Italia infatti le persone tesserate alla FISI che praticano Bob non arrivano nemmeno a 50. Mentre secondo la relazione “Alternative di progetto” fatta elaborare nel 2021 dalla Regione per la refrigerazione della pista, nell’arco di quattro mesi, servono 1.544.424 kilowattora. Al prezzo di allora, 0,24 euro/Kwh, il totale era di 370.661 euro all’anno. Secondo altri parametri, però si può arrivare a 2 milioni Kwh con una spesa di 489 mila euro. Oggi con i rincari ed i costi triplicati si passerebbe da 400 mila euro a oltre un milione di euro. Eppure la pista da Bob di Torino 2006 costata 110 milioni e abbandonata quasi subito per gli ingenti costi di gestione è uno degli esempi di come questo tipo di impianti siano senza futuro, ci spiega Augusto De Nato attivista del WWF Veneto

«Se l'investimento avesse un futuro allora la pista da Bob di Cesana (Olimpiadi di Torino 2006) non sarebbe in completo disarmo.
Non si capisce quale possa essere l'interesse per lo sport, per il territorio, per il contesto socio economico, perseverare su una scelta ingiustificata che dovrebbe invece essere per antonomasia l'esempio da non seguire».

Voi siete contrari?

«Direi che i numeri parlano da soli. Al di la che tutto dovrebbe essere guidato dal buon senso, la possibilità di organizzare le Olimpiadi in modo sostenibile c'è eccome utilizzando strutture già esistenti. C’é un ricorso contro la pista presentato al TAR di cui aspettiamo l’esito ed una petizione online che ha raccolto 4693 firme».

Quanti atleti praticano Bob in Italia?

«Abbiamo chiesto alla FISI e il dato che ci ha fornito dei tesserati “praticanti” della stagione 2021/2022 cioè degli atleti che hanno partecipato alle gare dei calendari federali è di 42. Quindi se parliamo poi del futuro che possa mai avere una pista da Bob che è un evidente sport di nicchia allora non solo il buon senso ma anche la logica dovrebbe far capire quali scelte fare».

Il primo progetto fu respinto perché non teneva conto dei criteri di sicurezza richiesti dal Comitato Olimpico Internazionale. Il secondo invece era troppo impattante, per via del viadotto alto circa 12 metri e lungo qualche centinaio di metri sopra il campo da tennis. Il terzo progetto, con “otto volante” finale, che sembrava definitivo è saltato perché avrebbe distrutto un parco giochi costato più di un milione di euro e inaugurato appena un anno fa, insieme ad un parco avventure. Infine sul quarto progetto

la Provincia di Belluno ha espresso perplessità sul fatto che l’acqua per realizzare il ghiaccio (22mila metri cubi) non sarà più prelevata dal torrente Boite, perché si sono accorti solo dopo che sarebbe servito un impianto per depurarla, per questo sarà presa dall’acquedotto comunale.

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Linda Di Benedetto