Expo, anche cento detenuti al lavoro
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Expo, anche cento detenuti al lavoro

Si occupano di accoglienza, logistica, assistenza al pubblico, per un progetto di reinserimento che può essere una grande occasione

Expo è occasione di lavoro anche per un centinaio di detenuti. Provenienti dalle carceri di Bollate, Opera, Busto Arsizio, sono impegnati per svolgere servizi di logistica, di accoglienza, di sostegno allo staff e unanimemente riconoscono che per loro l'esperienza all'Esposizione Universale è "un'occasione straordinaria".

Il programma è stato messo a punto dal Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, e a quasi una settimana dall'apertura di Expo è stato accolto in termini estremamente positivi sia dai detenuti, sia dal Dap del Ministero della Giustizia. "Per noi è davvero un'opportunità" dice Pietro Dambrosio, 34 di Milano, detenuto a Opera, che insieme a quattro compagni di carcere ha potuto incontrare i giornalisti. "Non è solo un'opportunità di lavoro,ma anche un modo per mostrarci al mondo, una occasione di reinserimento".


La selezione dei detenuti

Una dei responsabili del progetto, Luigi Palmiero, dell' amministrazione penitenziaria, spiega che i detenuti sono stati selezionati tra coloro che possono usufruire della possibilità di lavorare all'esterno. Provengono in prevalenza dalle carceri lombarde, circa l'8% sono donne e il 35% stranieri. Tra questi c'è Ionut Soimosan, 28 anni, rumeno . "Sono detenuto da due anni e mezzo a Busto Arsizio - racconta - e per me è la prima esperienza di lavoro fuori da carcere. Il mio lavoro qui comincia la mattina ai tornelli di ingresso, poi mi sposto al Padiglione Zero, dove mi occupo dell' accoglienza: accompagno le persone e fornisco informazioni anche agli stranieri, perché parlo inglese e spagnolo. Per me e per tutti noi questa è un'opportunità per dimostrare alla gente che in carcere ci sono delle persone, non esseri che camminano".

Il corso di formazione

Alla prima esperienza di lavoro fuori dal carcere anche il 30/ne marocchino Sandar Salah, detenuto a Opera: "In carcere - dice - abbiamo fatto un corso per accogliere e informare i visitatori di Expo. Ringrazio il Dap per averci questa opportunita'. Loro ci hanno messo la faccia, noi ci mettiamo l'impegno per dimostrare che siamo capaci". Di accoglienza si occupa anche Michele Beracci, 57 anni, originario di Napoli: "Alla mia età - racconta, visibilmente emozionato - non avrei mai immaginato di ritrovarmi a lavorare qui all'Expo. Ringrazio il Dap, il direttore e tutti gli operatori del carcere di Opera che ci hanno ammesso a questo progetto, che per noi e' una cosa stupenda. Sono quattro anni che non uscivo dal carcere. Prima facevo il cuoco, quindi questo e' proprio il mio ambiente ideale". (ANSA).

Marina Jonna
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