Due pm: esiste il «postino invisibile» che porta le carte ai giornali amici
Ci sono rapporti patologici tra certi magistrati e certa stampa. Lo certificano due procuratori di peso
Una decina di giorni fa il procuratore di Palermo Francesco Messineo ha dichiarato in un’intervista al Corriere della sera: le notizie sul contenuto delle intercettazioni del presidente della Repubblica, coperte da segreto, di certo non erano uscite dalla «Procura di Palermo, che difficilmente avrebbe usato un settimanale come Panorama, mai molto tenero con la stessa». Insomma, per fare uscire le notizie la predetta Procura avrebbe eventualmente «usato» un giornale più amico, più contiguo, più vicino.
Qualche giorno fa Silvio Berlusconi è stato interrogato dai magistrati di Palermo, come testimone, e subito la lunga chiacchierata è stata ricostruita nei dettagli sulle pagine del Fatto quotidiano. L’indomani il procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia, ha dichiarato: «Berlusconi è una persona di spirito che ama fare le battute. La circostanza che mi abbia consigliato di entrare in politica, come ricostruito dal Fatto quotidiano, è vera». Il contenuto di un colloquio giudiziario dovrebbe essere segreto, riservato, come tutto il contorno di battute, frasi, gesti che formano il contesto di un incontro tra magistrati e teste. Ma Ingroia ha voluto addirittura confermare che quanto è stato pubblicato corrisponde al vero.
Quelle di Messineo e di Ingroia sono due testimonianze davvero preziose, nell’Italia della gogna mediatica: partendo da presupposti diversi, certificano autorevolmente l’esistenza del «postino invisibile», il misterioso soggetto che recapita pacchi di carte giudiziarie nelle redazioni dei giornali «giusti». Ma nessuno s’indigna, nessuno dice nulla, nessuno alza un dito; nessuno nemmeno inarca più un sopracciglio.