Carceri vergogna d'Italia
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Carceri vergogna d'Italia

Le quattro proposte di legge per riformare un sistema messo sotto accusa anche dall'Europa - I numeri  - La multa della Ue  -

Disumana e degradante”. Così Laura Coccia, giovane democratica e deputata del Pd, definisce la situazione all'interno del carcere romano di Rebibbia dopo l'ennesima visita, fatta insieme al collega Fausto Raciti, all'interno di un penitenziario italiano. A parte rari casi virtuosi, è così infatti che si vive all'interno della maggior parte delle strutture carcerarie: “in 12 in stanze per 5, senza condizioni igieniche minime, con un caldo opprimente d'estate e un freddo pungente d'inverno”.

In questi mesi, l'associazione Antigone, i Giovani democratici e molte altre realtà impegnate nel sociale, per i diritti e la salute dei detenuti sono stati impegnati nella campagna “Tre leggi per la giustizia e i diritti ” e la raccolta delle firme necessarie (50mila per ciascuna) per la presentazione delle 3 (di fatto però sono 4) proposte di legge di iniziativa popolare che prevedono l'istituzione del garante nazionale dei detenuti, norme contro il sovraffollamento e per la legalità in carcere, l'introduzione del reato di tortura e la depenalizzazione del consumo personale di droghe leggere.

Adesso toccherà al Parlamento decidere se accogliere queste proposte e respingerle. L'8 gennaio scorso, con la sentenza Torreggiani (relativa al ricorso presentato da un detenuto nel carcere di Busto Arsizio contro le condizioni di vita all'interno dell'istituto), la Corte Europea dei Diritti Umani ha imposto alle autorità italiane l’assunzione di un piano per le riforme in ambito penale e penitenziario nel nome della protezione della dignità umana.

L'anno di tempo concesso all'Italia per ripristinare la legalità internazionale e costituzionale sta per scadere. Intanto nelle celle italiane ci sono 22 mila detenuti in più rispetto al consentito e il nostro Paese ha il più alto tasso di sovraffollamento in Europa.

In tutto i carcerati sono circa 66mila. 15 mila hanno meno di 30 anni. Il 19% è in attesa del primo giudizio. Gli stranieri in custodia cautelare sono il 50% del totale degli stranieri reclusi (24.179), il 10% in più rispetto al dato corrispondente degli italiani. Poco più di 10 mila persone sono state condannate a pena inferiore ai 3 anni. La maggior parte non accede ugualmente alle misure alternative o alla detenzione domiciliare. Il 37% della popolazione detenuta ha violato la legge sulle droghe.

Nel 2010 il governo Berlusconi aveva stanziato 661 milioni di euro per il piano carceri e la realizzazione di nuovi 9.150 posti ma finora non si è fatto nulla. Come per l'amnistia di cui è tornato a parlare il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano incontrando, per il legame con la vicenda dello stesso Silvio Berlusconi, un muro di resistenze.

“Anche gli stessi detenuti hanno smesso di chiederci notizie sull'amnistia – spiega Laura Cocci – si vede che non ci credono più neppure loro”.

Anche all'epoca del cosiddetto decreto “svuota carceri” alcuni gruppi parlamentari si opposero “come se si trattasse di rimandare tutti i criminali per strada”.

Chi invece si è impegnato nella campagna per portare in Parlamento queste proposte di legge, lo ha fatto nel nome dei diritti umani e della dignità della persona, “temi trasversali – sottolinea Cocci - presenti in parlamento perché avrebbero certamente un iter molto più spedito. Sono temi trasversali, né di destra né di sinistra perché chi sta dall'altra parte del muro di cinta non è un qualcosa di avulso dalla società, ma una persona che prima o poi tornerà in mezzo a noi. Per questo vorremmo che il carcere diventi davvero quello che dovrebbe essere: un luogo di rieducazione e non di repressione”.

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Claudia Daconto