Milano Marittima
Uno stabilimento di Milano Marittima
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La strana estate (vuota) della Riviera romagnola

Ombrelloni vuoti, spiagge e ristoranti meno affollati. Mancano all'appello il ceto medio e tanti stranieri. A giugno e luglio il calo è stato del 20 per cento. La colpa? La cattiva ed esagerata pubblicità negativa causata dall'alluvione del 16 maggio. Che però non ha danneggiato minimamente coste e stabilimenti.

Mario il bagnino è meglio delle statistiche ufficiali. Il suo termine di riferimento sono le sdraio vuote. «Guardi quanti ombrelloni chiusi» dice al cronista di Panorama. «Almeno il 20 per cento non li ho ancora aperti e siamo all'8 di agosto, erano anni che non succedeva». Stessa lamentela di Giada, l'estetista delle «sciure», che solitamente fanno la fila per rifarsi unghie e trattamenti estetici. «L'anno scorso non avevamo un attimo di respiro, per trovare posto ci dovevano chiamare una settimana prima, in questi giorni si può prenotare oggi per domani». Chi scrive, della riviera romagnola è un habitué. Quella del 2023 è la mia 13esima estate a Milano Marittima, la capitale del divertimento e del riposo eco chic nella più grande pineta sulla riviera adriatica. Mai era capitato di trovare posteggio (blu a pagamento, si intende) anche nel weekend, anche in centro. I ristoranti, quelli con i prezzi più abbordabili, hanno parecchi tavoli vuoti. Piadinerie idem. Meno fila da fare per tutti. Solo i ristoranti esclusivi come il Caminetto fanno il tutto esaurito, tutte le sere. Risultato di questa analisi fatta da turista? Mancano un sacco di turisti. Manca il popolo medio e basso spendente. Anche nel week end quando, di norma, Milano Marittima si riempie di adii al celibato e truppe di ragazzi in cerca di divertimento.

Ma il calo non è solo a Milano Marittima. Basta leggere i quotidiani locali per accorgersi che persino Rimini e Riccione soffrono un meno 20 per cento di presenze. Il grande colpevole? L'alluvione del 16 maggio che ha colpito vari centri della Romagna come Faenza, Forlì, Ravenna. Tanti i danni nell'interno della regione ma poco o nulla sulla costa.

L'analisi appena fatta trova riscontro nei numeri e evidenzia un trend anche nel tipo di turismo che ha disertato la Riviera romagnola. Secondo Federalberghi, infatti, un tedesco su due ha cancellato la prenotazione per le vacanze di giugno in Romagna mentre per il mese di luglio sono state del 25%. In una intervista rilasciata al Resto del Carlino l’assessore al Turismo dell’Emilia Romagna, Andrea Corsini ha dichiarato «Ci sono state indicazioni da parte del governo tedesco di non venire in vacanza da noi e questo ha avuto un peso importante purtroppo». Ma è tutto il nord Europa a mancare in Romagna. Si sente parlare meno russo e inglese, non solo tedesco. Colpa sicuramente dell'alluvione del 16 maggio e del risalto mediatico che ha avuto «ma colpa anche delle disdette arrivate dalle agenzie di viaggio online come Booking.com ed Expedia» spiega Paola, titolare di un hotel 3 stelle, solitamente molto gettonato per la qualità e la cortesia del servizio. «queste piattaforme le usano la clientela non fidelizzata che sceglie la vacanza in funzione del prezzo, ma anche per la facilità con cui si può rinunciare al viaggio, quasi fino all'ultimo momento». Secondo quanto evidenzia Il Sole 24 Ore diverso è stato il comportamento dei turisti degli altri paesi europei come, per esempio, Francia, Spagna, Scandinavia, che raggiungono la Romagna con l’aereo e i viaggi organizzati. Da questa clientela non stanno arrivando rinunce.

Il risultato di questo calo di presenze si riflette, purtroppo, sui prezzi che sono aumentati quasi ovunque. Difficile trovare un benzinaio che venda la «super» a meno di 1,9 euro. La «piada» viaggia sugli 8 euro (era 6,5 l'anno scorso) e uno scontrino medio (senza bere vino) in una trattoria popolare si attesta intorno ai 25 euro a persona, che diventano 80 se si mangia pesce in un locale più di alto livello. Gli unici ad essere felici? I turisti ricorrenti, quelli che hanno la casa e vengono in riviera tutte le estati. Loro della folla ne fanno volentieri a meno.

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Guido Castellano