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Ansa
Calcio

Vlahovic e gli altri: club ostaggio di calciatori e procuratori

Il serbo rifiuta ogni proposta di rinnovo con la Fiorentina che ora dovrà cederlo o perderlo a zero. Come il Milan con Donnarumma e tanti altri casi. E' il nuovo calcio in cui comandano gli agenti - IL CALCIO E' FALLITO MA I GIOCATORI FANNO FINTA DI NIENTE

Alla fine Rocco Commisso si è dovuto arrendere: Dusan Vlahovic, la sua stellina classe 2000 pescata nel Partizan quando era poco più che adolescente ed esplosa a Firenze nell'ultimo anno e mezzo, non rinnoverà con la Fiorentina. Se ne va, come è da decidere. Di sicuro un addio che fa male al cuore e alle casse del magnate calabrese che sta cercando di riportare la Viola ai fasti di un tempo e che aveva pensato di fare del centravanti la pietra angolare su cui fondare il progetto. O, almeno, renderlo una carta da giocare sul mercato incassando il giusto per un giocatore dalle enormi potenzialità su cui mezza Europa ha messo gli occhi.

Invece nulla. Dopo mesi di tira e molla Vlahovic ha fatto sapere che non firmerà alcun rinnovo. Mancando 21 mesi alla scadenza del contratto la Fiorentina si trova da qui in poi con le mani legate. O lo cederà in tutta fretta a gennaio, oppure con più calma a giugno, ovviamente senza avere il coltello dalla parta del manico verso altre società, o sceglierà di arrivare fino in fondo perdendolo a zero. Lo schema costato caro al Milan con i casi Donnarumma e Calhanoglu e che rischia di ripetersi con Kessié e Romagnoli, ma anche lo stesso spartito che sta mettendo in difficoltà il Napoli con Insigne, l'Inter con Brozovic e la Juventus con Dybala. Tutti calciatori che vedono avvicinarsi la scadenza del loro rapporto di lavoro con i rispettivi club e che hanno scelto, pur coprendo la loro decisione con le solite parole al miele rivolte ai tifosi, di lucrare fino all'ultimo centesimo la posizione di vantaggio.

Il fenomeno non è solo italiano e non è unicamente legato a club di dimensione medie o piccole. Tanto per capirci, il PSG senza fremi dell'emiro è alle prese con la grana Mbappé, libero a giugno 2022 gratis dopo che nei mesi scorsi i parigini si sono rifiutati di lasciarlo andare al Real Madrid e lui ha detto no con ostinazione a ogni proposta di rinnovo. L'elenco dei calciatori in scadenza 2022 o 2023, dunque entrati in quello spazio temporale che deve far suonare le sirene d'allarme ai dirigenti, è sterminato in Italia ed Europa. Tanto da portare alla conclusione che si tratta, ormai, di una strategia consolidata da parte dei procuratori.

La crisi Covid ha congelato per un paio di anni i valori di mercato frenando anche stipendi e commissioni. E' valso per (quasi) tutti e quindi la soluzione più rapida e lineare è diventata portare i propri calciatori a scadenza o molto vicino così da trattare da posizione di forza. Costringere in un certo senso i club a riacquistare cartellini per i quali spesso si sono investiti decine di milioni di euro in passato o il tempo per formare un giovane, farlo crescere anche sbagliando e poi esplodere. Un win-win per la categoria che si sta trasformando in un cappio per i bilanci già sull'orlo del crac delle società.

Anni di promesse e studi da parte della Fifa e della Uefa non hanno partorito nessun tipo di correttivo allo strapotere delle agenzie di intermediari, ormai padrone del calcio mondiale. Ora potrebbe essere tardi, anche se sul tavolo restano altre due considerazioni: la prima è che per un club che viene 'scippato' di un suo asset ce n'è sempre almeno un altro pronto ad approfittarne e, dunque, la catena non si interrompe mai. La seconda è che l'unica strada potrebbe essere l'azzeramento del valore dei cartellini così da rendere i giocatori dei liberi professionisti in tutto e per tutto, togliere dai bilanci il peso degli ammortamenti (che si mangiano una bella fetta dei fatturati) e rivedere, magari, anche la tassazione che oggi è da lavoratore dipendente. Dividendo così il rischio d'impresa che oggi è tutto sulle spalle delle società e dei proprietari.

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Giovanni Capuano