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Calcio

L'addio di Galeazzi, voce amica degli sportivi

Era malato da tempo. Personaggio unico, narratore di alcune delle più belle storie di uno sport che non c'è più. Quelle notti indimenticabili aspettando gli Abbagnale...

Da tempo Giampiero Galeazzi era alle prese con la sfida più difficile della sua vita e da tempo le sue apparizioni pubbliche si erano diradate, fin quasi a estinguersi. Eppure la notizia della sua scomparsa a 75 anni d'età, dopo lunga malattia, ha colpito tutti nel profondo. La sua voce impossibile da non riconoscere, il modo di raccontare lo sport, la fisicità dei suoi gesti, l'empatia innata capace di trasmettere con la sua sola presenza. E poi la nostalgia di un'epoca ormai lontana, quando il mestiere dell'inviato era riservato a pochi e lo sport, con i suoi idoli, non si erano ancora trasformati nell'isola che non c'è. Nel senso di un mondo a parte, irraggiungibile per tutti, cronisti compresi.

Galeazzi è stato l'uomo delle notti olimpiche dei fratelli Abbagnale, ha narrato le vittorie di Rossi e Bonomi, altra coppia d'oro della nostra vita. Era il microfono che attendeva l'avvocato Agnelli all'ingresso della tribuna del Comunale prima delle partite di cartello della Juventus, quello autorizzato a scendere nella palestra nel ventre di San Siro per spiare e raccontare le emozioni di Maradona e Rummenigge prima di Inter-Napoli. Il suo cappellone inconfondibile lo accompagnava quasi ovunque fino a diventare una firma sul suo modo di fare giornalismo.

Il soprannome Bisteccone gli derivava proprio dalla corporatura robusta; una specie di gigante buono che in gioventù, prima di entrare in Rai, si era dedicato con profitto al canottaggio che poi avrebbe reso immortale con la sua voce. Campione italiano juniores, avrebbe anche potuto prendere parte all'Olimpiade di Città del Messico del 1968 prima di una dolorosa esclusione. Anche il padre lo aveva praticato e non c'è dubbio che il suo racconto dell'oro dei fratelli Abbagnale (timoniere Peppino Di Capua) a Seul '88 rappresenta uno dei momenti simbolo della storia della tv sportiva in Italia.

LA VITA E LA CARRIERA DI GALEAZZI

Giampiero Galeazzi era nato a Roma il 18 maggio del 1946, nel mezzo di un'Italia che cominciava a ricostruirsi dopo la tragedia della Seconda Guerra Mondiale. Laureato in economia statistica, canottiere con buone fortune, entrò in Rai attraverso concorso all'inizio degli anni Settanta esordendo subito come telecronista nell'amato canottaggio nei Giochi del 1972.

Negli anni Ottanta la crescita impetuosa della sua carriera: Domenica Sportiva, 90° Minuto e le interviste volanti ai protagonisti di quel calcio italiano che dominava nel mondo. Il suo stile unico, l'abbraccio anche fisico dell'interlocutore, alcune trovate geniali come cedere il microfono a Maradona per lasciare che fosse Diego a farsi largo tra le emozioni dei compagni nello spogliatoio del Napoli.

E poi Seul '88 con la finale del due con non preparata perché non doveva essere trasmessa causa sciopero. E tanti altri Giochi narrati fino a Sydney 2000 del trionfo di Rossi e Bonomi. In mezzo centinaia di telecronache di tennis, l'altro sport di cui è stato voce per un paio di decenni. E poi l'esplosione del personaggio Galeazzi, con una personalità così debordante da uscire dai confini dello sport per diventare uomo spettacolo a tutto tondo. Le canzoni, i balletti, gli sketch a Domenica In con Mara Venier, l'ultima a ospitarlo per un'intervista televisiva tre anni fa. Uomo auto ironico, mai offeso dalle tante imitazioni e nemmeno colpito dalle critiche che pure ci sono state. Anche per questo la sua morte è stata accolta da un'ondata di cordoglio.

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Giovanni Capuano