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Ansa
Calcio

Sky e DAZN, vincitori e vinti della pace sulla Serie A

Il ritorno della tv satellitare, la fine dell'esclusiva di Tim, la difesa del modello della Ott e la necessità della Lega di alzare numeri e visibilità: bilancio del nuovo assetto televisivo del pallone italiano

Sono serviti mesi di discussioni e la limatura, fino all'ultimo, di accordi e comunicati perché si arrivasse alla grande pace televisiva sul calcio italiano. Non una rivoluzione, visto che per gli utenti cambierà poco e, soprattutto, resterà la necessità di avere almeno un doppio abbonamento per vedere sia Serie A che Champions League, ma un nuovo assetto che dovrebbe soddisfare tutti gli attori sul tavolo a partire da chi torna (Sky) e per finire con chi lascia una parte del suo pacchetto precedente (Tim). Scenario fluido e non ancora definitivo: l'accordo tra DAZN e Sky non completa le mosse della Ott tedesca detentrice dei diritti del massimo campionato fino al 2024, ora libera di cercare anche altri partner cui veicolare il proprio prodotto non in esclusiva.

Al di là delle dichiarazioni ufficiali (“La diversificazione delle partnership rappresenta un importante asset strategico per la crescita del nostro business" le parole di Stefano Azzi, amministratore delegato di DAZN Italia), l'intesa risponde ad alcune necessità divenute impellenti con il passare dei mesi nella scorsa stagione. In ordine di evidenza, prima di tutto quella di Tim di uscire da un accordo di esclusiva da 410 milioni all'anno rivelatosi improduttivo tanto da costringere l'operatore delle telecomunicazioni ad accontamenti superiori al mezzo miliardo di euro per coprire le perdite: l'offerta resta su TimVision, ma lo sconto da 90-100 milioni di euro consente di limitare i danni e il meccanismo prevede che possa essere ulteriormente arricchito.

Poi c'è DAZN che in un colpo solo raggiunge il duplice obiettivo di allargare la platea dei potenziali abbonati e di alleggerire la pressione sulla propria rete che troppe volte, nello scorso inverno, ha creato disagi agli appassionati. Si tratta di un parziale passo indietro rispetto alla linea dura di un'estate fa, quando l'idea era tagliare fuori per sempre il modello della tv satellitare transitando l'utenza italiana sullo streaming puro: l'infrastruttura non ha retto e i numeri complessivi non sono stati soddisfacenti. Si stima che il campionato di Serie A, pur bello e combattuto fino alla fine, abbia lasciato sul campo circa il 30% dei propri ascolti complessivi con forti tensioni e dubbi anche sul sistema di rilevamento gestito in proprio da DAZN e Nielsen cui l'Agcom ha imposto uno stop obbligando all'utilizzo di un operatore terzo e indipendente (sarà Auditel).

E Sky? Dire che la Serie A torna sulla tv satellitare è improprio, visto che non c'è sublicenza dei diritti e l'approdo della app DAZN sul decoder SkyQ sarà in sostanza solo l'aggiunta di un punto d'uscita in più per gli abbonati alla Ott. Il canale lineare Zona DAZN, pronto a moltiplicarsi in presenza di contemporaneità di più partite, sarà un'opzione a pagamenti aggiuntivo: Sky raggiunge però l'obiettivo strategico di offrire ai propri clienti la comodità di poter fruire di tutto il prodotto calcio dalla stessa piattaforma che ha fidelizzato in questi due anni una base non scalfita se non in modo marginale neanche dalla tempesta dei diritti persi nell'asta per il triennio 2021-2024. E poi ci sono gli effetti collaterali, meno visibili al pubblico ma non meno importanti per gli attori.

Non è sfuggito, ad esempio, che pochi minuti prima dell'ufficializzazione dell'accordo tra Sky e DAZN la Lega Serie A abbia pubblicato il tanto atteso bando per gli highlights anche per la tv satellitare: 6 milioni di euro per riprendersi il diritto a mostrare i gol, fare interviste, creare un prodotto editoriale certamente più completo rispetto a quello dell'ultima stagione. Un anno fa il rifiuto della Lega, su richiesta di DAZN, di aprire a Sky questa opportunità era stata il punto più alto della guerra intorno al calcio; Panorama ne aveva dato conto in esclusiva e un anno dopo le cose sono tornate a posto.

La pace è certamente vista di buon occhio anche dai club italiani, preoccupati per i numeri dell'anno scorso e per i problemi tecnologici irrisolti. Tra qualche mese sarà tempo di progettare i bandi per il triennio 2024-2027, resiste l'idea della Lega di muoversi da sola come distributore del prodotto ma non si può negare che l'esperimento dello streaming abbia creato più di qualche grattacapo perché ha fatto perdere telespettatori e valore alla Serie A. Che Sky e altri operatori restino o entrino nella partita è una buona notizia per tutti; l'idea di chiudere i canali con chi era stato il partner principale per oltre un decennio non era buona e non ha reso. Vale anche per il racconto editoriale del campionato: DAZN è stato come entrare in un ristorante e selezionare i piatti dal carrello senza che esistesse un menù che li tenesse insieme.

Infine i tifosi italiani. Ci guadagnano o perdono? Di sicuro chi sperava di poter risparmiare qualche euro è rimasto deluso. Per vedere il calcio anche su SkyQ si dovrà comunque avere il doppio abbonamento e non sono previste offerte particolari. Aggiungere il canale Zona DAZN costerà altri 5 euro e le regole sulla condivisione restano quelle di DAZN, certamente non friendly nei confronti della grande massa di abbonati che non ha alimentato la pirateria ma ha creduto un anno fa all'idea che la fruizione del prodotto Serie A potesse essere più moderna e flessibile rispetto a prima. Famiglie, ad esempio, in cui nel giorno e nell'ora della partita un componente si trova fuori casa. Per loro la stangata è servita con un aumento del 33% a 40 euro al mese.

Per chi immaginava di avvicinare giovani e nuovi profili è un'ammissione indiretta di un fallimento. Lo stesso vale per chi sosteneva che, lontana dalle piattaforme tradizionali, la Serie A potesse essere portata nelle case degli italiani a costi più bassi: non è così. Acquistare i diritti espone a investimenti ingenti che devono rientrare pescando nelle tasche dei tifosi. Fine dell'illusione. Di certo, però, chi vorrà e potrà aggiungere gli euro che servono per attivare il canale satellitare avrà risolto per sempre i problemi di connessione e qualità del servizio: dopo un campionato di proteste, interventi dell'Agcom e polemiche varie una parziale consolazione.

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Giovanni Capuano