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Foto di Giovanni Capuano
Calcio

La fabbrica degli arbitri

Siamo stati una giornata nel ritiro di Sportilia dove si prepara la prossima stagione. Allenamenti, test, simulazioni al Var: così i nostri fischietti cercano di cancellare errori e polemiche

Due sessioni di allenamento al giorno. Più quelle tecniche, le riunioni, i test e le sessioni di incontri individuali o di gruppo con i responsabili a partire da Gianluca Rocchi, l'uomo delle designazioni. Sveglia alle 7 del mattino e si finisce a mezzanotte per poi ricominciare il giorno dopo. Benvenuti a Sportilia, provincia di Forlì-Cesena, mezza montagna così almeno il clima aiuta perché il periodo di preparazione fisica e tecnica degli arbitri al via della stagione è tutto tranne che un momento di relax e divertimento.

Sono in 147 a sudare sotto gli occhi dei loro capi: 50 arbitri di campo, 10 VMO (Video match official) e 87 assistenti. E' l'altra squadra, quella che in linea di massima non ha tifosi ma solo critici pronti a sparare sul pianista al primo errore. Isolati, non solo in senso metaforico, dal resto del mondo perché il senso di clausura si percepisce trascorrendo una giornata con loro in questo angolo di Appennino romagnolo dove la preoccupazione è una soltanto: studiare, testare, sperimentare perché quello che accadrà in campo sia codificato e trovi il meno impreparati possibile. Sapendo che si tratta di una sfida impari tra la casistica, immensa, di mille e mille episodi e la preparazione a secco analizzando video e regolamento.

Foto di Giovanni Capuano

Di sicuro arbitri e assistenti non si risparmiano. Sono chiamati a prestazioni fisiche pari se non superiori a quelle dei calciatori che dirigono e per questo la loro giornata è scandita da corse lunghe, ripetute, slalom tra i paletti e cambi di direzione. Tutto da fare mantenendo la massima concentrazione e lucidità, perché in fondo al terreno di gioco li attendono due postazioni Var dove analizzare, scegliere e comunicare la propria decisione su alcuni episodi visti nelle ultime settimane. Ovviamente difficili, quelli border line per i quali anche professionisti del settore si dividono senza che a nessuno possa essere rinfacciato di aver preso una topica colossale.

L'AIA (associazione italiana arbitri) sta investendo molto sulla formazione di una nuova classe arbitrale. Il gruppo è giovane e l'anno scorso ha subito il battesimo del fuoco perché è stato spedito anche in match di primo livello dovendo accelerare il cambiamento generazionale. Qualche talento si è visto ed è atteso alla conferma. La novità è il primo arbitro donna in Italia: Maria Sole Ferrieri Caputi. Che sia donna lo cogli dalla coda con cui lega i capelli perché nei test fisici e nelle ore di preparazione la differenza non si vede. Quando arriverà in A? "Quando sarà pronta" dice Rocchi il cui mantra è la meritocrazia, unico parametro che deciderà chi arbitra i big match e chi, invece, dovrà accontentarsi di qualcosa meno. Anche se si parla sempre di atleti in grado di fornire prestazioni eccellenti.

L'altra sfida è quella di aprirsi al mondo esterno. Sta accadendo e nemmeno troppo lentamente. Anche la giornata in cui ai giornalisti viene consentito di stare in mezzo agli arbitri, parlare con loro, confrontarsi nella simulazione al Var (c'è una struttura allestita a due passi dal campo principale) è un passaggio di un processo che porterà a vedere e sentire quanto più possibile. Magari non in diretta, ma consentendo di spiegare il perché di alcune decisioni, giuste o sbagliate. Chi non vuole capire o fidarsi resterà fuori dal tempo. Il punto di partenza è che gli arbitri sono i primi e più spietati giudici di loro stessi: l'errore non viene nascosto, semmai analizzato perché diventi un altro elemento della casistica.

Solo così si sopravvive in queste stanze a un regolamento che ogni anno si modella sulle esigenze del football moderno. La novità 2022 sarà un'interpretazione più rigida del concetto di deviazione o giocata quando un gol viene realizzato da un calciatore in fuorigioco: sembra facile ma non lo è. Si tratta di centinaia di fattispecie che vengono mostrate a rotazione sui maxi schermi, studiate, digerite (si spera) e poi riportate in test. Vedremo più reti annullate. A tutti il compito di spiegare il perché.

Di sicuro quello di Sportilia è un gruppo che lavora come una squadra e ha a disposizione uno staff di 'allenatori', medici, analisti e fisioterapisti simile a quello di un grande club. E' la punta di diamante di un mondo in profonda sofferenza. Sempre meno ragazzi scelgono di iniziare a mettersi un fischietto in bocca, perché può essere pericoloso e perché non tutti possono permetterselo visto che i rimborsi sono limitati (0,21 euro al chilometro) e non sempre puntuali. L'AIA sta lavorando duro perché si vada oltre ai problemi, qualche luce comincia a intravvedersi. Da un anno può fare il corso arbitri anche un ragazzo che continui a giocare a pallone, senza dover per forza scegliere di smettere: è la scommessa per alzare i numeri e far sì che dentro le squadre giovanili ci sia il germe di una maggiore conoscenza del regolamento. E' il seme perché cambino tante cose e i prossimi arbitri possano, magari, sentirsi un po' meno isolati nel loro eremo di Sportilia.

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Giovanni Capuano