Nitro: 'La mia musica come un film di David Lynch'
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Nitro: 'La mia musica come un film di David Lynch'

Il rapper vicentino lanciato da Mtv Spit presenta il disco "Danger" e racconta la sua voglia di mettere da parte il freestyle per concentrarsi sui progetti con la Machete Crew - Tutti gli articoli di #hiphopanorama

Si chiama Nicola Albera ma tutti lo conoscono come Nitro. Classe 1993, proveniente da Vicenza, è il nuovo talento della scuderia Machete, il collettivo lanciato da Salmo e valorizzato dal lavoro di un team che tra produzioni, video e live da urlo sta facendo impazzire lo stivale. Dopo due partecipazioni e due secondi posti a Mtv Spit Nitro presenta il suo primo album "Danger", undici tracce senza featuring ma con produzioni che portano la firma di alcuni tra i migliori beatmakers italiani. 

Quali sono state le scelte che hai fatto per il tuo primo album? Cosa volevi comunicare?

Prima di tutto ho fatto una scelta rischiosa studiando un disco senza nessun featuring. Volevo far vedere di essere capace a fare un album omogeneo e vario solo con le mie forze. "Danger" nasce come uno sfogo personale, un mix di passato, presente e futuro.

Hai puntato tutto sui produttori...

C’è stata una scrematura dei beat abbastanza ampia. Ho contattato attraverso mail i miei beatmakers preferiti come ad esempio Shocca e Squarta. A loro ho alternato alcune produzioni di beatmakers più giovani ma di talento: non guardo solo alla “firma” del beat, se una produzione mi prende da subito colgo l’occasione anche per lavorare con nuove realtà e nomi meno conosciuti. 

Come è nata la tua collaborazione con la Machete Crew?

I ragazzi li conoscevo già prima che diventassero famosi. Avevo un amico che stava ad Olbia e li ho cercati per fargli ascoltare i miei lavori. Poi il destino ha voluto che ci incontrassimo a Spit e da lì è iniziato un rapporto di collaborazione di cui vado molto orgoglioso, siamo sulla stessa lunghezza d’onda.

Come punti a rendere il tuo stile riconoscibile?

Dipende cosa intendi per originalità, per me essere originali vuol dire essere sé stessi. Cerco l’originalità nelle piccole cose come ad esempio le variazioni sul tema, cerco di sperimentare tempi diversi. Ad esempio “Margot” è un brano cantato in tre quarti invece che in quattro quarti, è una ricerca studiata, una sperimentazione che cerco di affinare giorno dopo giorno.

Nei tuoi testi e nelle tue sonorità si sente un approccio molto rock alla musica, come ti sei avvicinato al rap?

Ho sempre ascoltato rock e metal poi mi sono avvicinato alla musica hip hop. Avevo trovato per sbaglio un cd dei Cypress Hill, in copertina c’erano cimiteri e teschi, un'atmosfera da b-movie che mi ha sempre affascinato. La curiosità mi ha portato ad ascoltarli e ho perso la testa per il genere, non ho più smesso di ascoltare hip hop e ho iniziato a scrivere sin da subito.

Quale è il tuo rapporto con il cinema? L’atmosfera cupa della tua musica ricorda molto i b-movie anni ’80 e anche nel video di "Danger" c’è un chiaro riferimento al “Corvo” di Proyas… 

Sono un cinefilo doc, apprezzo molto il cinema. E’ un’arte che continua ad evolversi e ha una varietà di stili enorme. Sono molto legato ai b-movie e prendo molto ispirazione dai film per le atmosfere che caratterizzano la mia musica.

 

Se la tua musica fosse un film che film sarebbe?

Sicuramente "Eraserhead", il primo film di David Lynch del 1977.

Stai iniziando la tua carriera in un momento dove il confine tra “venduto” e “real” è sempre più marchiato. Secondo te quale è la giusta posizione per arrivare ad un compromesso?

Io sinceramente scrivo quello che mi passa per la testa, avere un seguito non è una conseguenza naturale e io non scrivo con l’ossessione di crescere il mio pubblico, scrivo e basta, è una mia esigenza. Il grande dilemma dell’hip hop con la differenza tra “real” e “fake” non l’ho mai vissuta e apprezzata, ho sempre scritto quello che mi piaceva e fatto quello che volevo. Il resto non mi interessa.  

Sei arrivato al grande pubblico con Spit, adesso che progetti hai per il futuro?

Non rifarò più Spit perché dopo tre anni di fila stancherei troppo. Il freestyle è stato un capitolo importante della mia crescita artistica, iniziato a 14 anni. Credo di aver fatto il mio tempo, ora voglio concentrarmi su altro.

Come valuti la scelta di Moreno di partecipare ad un talent come Amici? Ha ottenuto un successo senza precedenti ma il mondo hip hop ha rigettato gran parte del suo percorso…

Sicuramente io non lo avrei fatto, ma io sono io e ognuno decide da solo. Non mi espongo su quello che fanno gli altri, ognuno ha la sua visione di musica e carriera, l’importante è guardarsi allo specchio ed essere felici con sé stessi.

Perché l’Italia fatica così tanto a dare una dignità a questo genere musicale?

Perché l’Italia è un cane che si morde la coda. Tutti volevano l’hip hop in alto e ora che il genere è in vista tutti si sputano veleno a vicenda. Cinque anni fa mi dicevano che sotto il palco avevo trenta persone e non valevo molto, ora che ce ne sono centinaia non va bene lo stesso. E’ una mentalità tipica italiana che non riguarda solamente l’hip hop. Purtroppo. 

Come è stato accolto il tuo successo a Vicenza?

In Veneto non si è mai si è profeti in patria. C’è addirittura gente che quando torno a casa si gira dall’altra parte e fa finta di non vedermi. A me non importa, vado dritto per la mia strada.

Dove ci si può informare per le tue prossime date?

Adesso stiamo preparando il tour vero e proprio. Oltre che sui social tutti gli appuntamenti si possono trovare sul sito www.macheteprod.com

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Matteo Politanò