La trasgressione dell’uomo moderno
(Photo by Giovanni Giannoni/WWD via Getty Images)
Stile

La trasgressione dell’uomo moderno

Le collezioni maschili per l’autunno inverno suggeriscono uno stile trasgressivo e provocatorio, tra gonne, top femminili e pantaloni fetish

Da qualche anno non si fa che parlare di diversità e inclusione, valori fondamentali per una società civile ed edotta che mira all’evoluzione umana tenendo conto in primis dei diritti inalienabili dell’individuo.

Razza, religione, orientamento sessuale non possono essere più fattori discriminanti nei confronti dell’essere umano, tantomeno l’espressione individuale della propria personalità è imprescindibile. Questa evoluzione/emancipazione è stata ovviamente ben accolta dal sistema moda che ne ha subito approfittato per dare una ventata d’aria nuova alle collezioni, mescolando le carte sulla tavola dello stile convenzionale e soprattutto scardinando i principi base di guardaroba maschile e femminile.

In realtà questo processo riguarda più la ridefinizione dei codici dell’abbigliamento maschile che vengono stravolti dall’incursione di capi, dettagli e accessori solitamente riservati ad uso prettamente femminile. Lo hanno chiaramente dimostrato i direttori creativi delle varie collezioni maschili che hanno presentato sulle passerelle collezioni trasgressive e provocatorie, scatenando i giudizi più estremi, per alcuni proposte scandalose, per altri genio creativo.

Il trend più discusso e allo stesso tempo presente in quasi tutte le collezioni è sicuramente la gonna per l’uomo, abbinata alla giacca formale o ai giubbotti casual, ispirata al tradizionale kilt o ai folkloristici sarong orientali.

Anche l’idea dell’abito è abbastanza diffusa, anche se, come da Prada e da Marni, parliamo di top o maglie dai volumi allungati. Anche Fendi si sbilancia proponendo top monospalla e lunghe gonne/pantalone ridefinendo una nuova eleganza maschile.

Più provocatorie le proposte di Moschino, DSquared2 o Egonlab che prendono ispirazione dal mondo fetish/punk per mandare in passerella modelli con chaps in pelle o giacche tenute da cinghie.

È importante sottolineare, soprattutto per le nuove generazioni, che in realtà tutto ciò non è nulla di nuovo.

Erano gli anni Novanta, per la moda anni di evoluzione e rivoluzione stilistica, i designer intraprendevano veramente nuove direzioni creative mirate a stravolgere le fondamenta dello stile fino ad allora conosciuto.

Mentre gli Enfants Terribles, Jean-Paul Gaultier e Thierry Mugler, mandavano in passerella uomini con la gonna e donne aggressivamente fetish, i più concettuali e visionari Martin Margiela, Rei Kawakubo, Jil Sander e Miuccia Prada definivano uno stile minimale che abbracciava per la prima volta l’idea di abbigliamento no gender.

Ciò che rendeva speciale il lavoro di questi creativi è che ogni progetto nasceva da un’ispirazione, da un concetto, ogni collezione aveva uno stoytelling chiaro e affascinante, cosa che purtroppo oggi difficilmente ritroviamo sulle passerelle. Quella che oggi chiamiamo creatività in realtà è frutto di operazioni di styling, di contaminazione tra idee del passato e influenze contemporanee.

A questo punto viene però da chiedersi se le proposte trasgressive e provocatorie presentate per questo autunno inverno siano frutto di un percorso creativo sincero o piuttosto una ennesima operazione di marketing mirata alla promozione del brand stesso.

Marni

Gucci

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Alessandro Ferrari