Sanremo 2024 prima serata amadeus mengoni
(Ansa)
Televisione

Sanremo 2024: Mengoni salva dalla Noia

Trenta artisti in gara, una partenza con il botto che chiude come promesso intorno alle 2 del mattino. Torna il Festival più amato (e odiato) dagli italiani

Luci spente e un solo grido: Marco.

È Mengoni, al centro del palco dell’Ariston ad aprire con il suo monologo sulla musica, la 74° edizione del Festival di Sanremo.

Un respiro profondo. Per non impazzire, come canterebbe qualcuno. Perché tra Sanremo e gli italiani è un po’ una lunga storia d’amore.

Poi entra lui: Amadeus. Mattatore della kermesse con le sue giacche che da cinque anni mettono a dura prova pixel e diottrie. Il segno della croce prima di portarsi al centro del palco. Un bacio al figlio, e si parte.

“Sanremo è una bellissima festa, un rito collettivo che fa ballare e cantare un intero Paese”. Ama - come ormai lo chiama tutta Italia sa il fatto suo.

Inizia alle 20.50 così il Festival, si conclude —- alle XX.

È il violino della vincitrice di Sanremo Giovani, Clara, a dare il via alla competizione. Non perde tempo in chiacchiere Amadeus. In quattro minuti si passa dalla sua introduzione e presentazione dell’artista all’esibizione. Trenta i cantanti in gara perché ieri sera, per la prima serata, tutti i brani dovevano essere presentati al cospetto della popolazione. Snocciolati con un ritmo che inizialmente illude che tutto finirà presto, ma che si inceppa sui monologhi, che tutti ormai mal tollerano. È alla terza canzone che arriva il primo stop. Ibra torna sul palco. Battuta sul naso. Battuta su Mattarella. Non cambia le dinamiche della serata. Fa solo pensare: perché dura così tanto? Per fermarsi era troppo presto.

Fiorella Mannoia, Loredana Bertè, Annalisa, Alessandra Amoroso, Angelina Mango, Big Mama, Emma, Rose Villain. Le donne in gara sono poche e vanno menzionate. Menzione d’onore anche per i Ricchi e Poveri, storia del Festival, che non rinunciano all’occasione si presentano avvolti in coppia in un enorme fiocco rosso e trasformano la loro canzone in un altissimo momento di cabaret all’italiana. E intanto si corre. A ritmo di musica.

Senza dimenticare i palchi di Lazza e Tedua, poi si torna infine sempre lì: all’Ariston. Anche Fiorello corre. Le battute fanno sorridere. La stoccata a Chiara Ferragni, ripresa dall’influencer sui suoi social, è un boomerang scontatissimo ed evitabilissimo. Ma è il bello della diretta. Della commedia che in fondo è Sanremo.

Sanremo è per tutti. E oggi è soprattutto per Mengoni, che dopo una empasse iniziale si scioglie, diverte e diventa virale sui social con la clip in cui si poggia sulla spalla di Mahmood. E risveglia, dal primo torpore, che arriva allo scoccare della mezzanotte. Il suo medley lo incorona come uno dei più grandi musicisti italiani di sempre. Mengoni lascia a bocca aperta, perché nessuno dei suoi pezzi invecchia. Si blocca nel tempo e lo riscrive. Essenziale.

La musica di Marco, acclamato con una dovuta standing ovation, si spegne. E si torna alla gara. È il bello del Nazional Popolare. Di uno spettacolo che da Settantaquattro anni ci rende devoti al piccolo schermo. Senza se e senza ma. Che critichiamo, eppure tutti guardiamo. Curiosi. Critici - televisivi e musicali. Un po’ snob e un po’ scettici con i nostri “Beh, questa è proprio una canzone da Sanremo”.

Il bilancio è positivo perché per la prima le centinaia di “Papalina” hanno lasciato il posto alla musica. Il Fantasanremo in questa prima serata c’è ma non si vede. E per fortuna. Altrimenti avremmo fatto l’alba e saremmo stati costretti a inserire il Gallo come trentunesimo concorrente.

E se la musica, vera protagonista, delude davvero poco e sforna pezzi pronti a lottare per il primo posto nelle classifiche, la serata rimane troppo lunga, troppo pesante, vista e rivista. Nel bene e nel male.

Riassumendo il D-1 di Sanremo con una canzone sarebbe forse La Noia. Come canta Angelina Mango - favorita al gradino più alto del podio con un’altra donna, Annalisa. La speranza è che, La Noia, sia solo dovuta alla corsa per ascoltare tutti i brani senza trasformare la kermesse in un sequestro di persona. E nulla più.

I più letti

avatar-icon

Marianna Baroli

Giornalista, autore

(Milano, 1986) La prima volta che ha detto «farò la giornalista» aveva solo 7 anni. Cresciuta tra i libri di Giurisprudenza, ha collaborato con il quotidiano Libero. Iperconnessa e ipersocial, è estremamente appassionata delle sfaccettature della cultura asiatica, di Giappone, dell'universo K-pop e di Hallyu wave. Dal 2020 è Honorary Reporter per il Ministero della Cultura Coreana. Si rilassa programmando viaggi, scoprendo hotel e ristoranti in giro per il mondo. Appena può salta da un parco Disney all'altro. Ha scritto un libro «La Corea dalla A alla Z», edito da Edizioni Nuova Cultura, e in collaborazione con il KOCIS (Ministero della Cultura Coreana) e l'Istituto Culturale Coreano in Italia.

Read More