Oppenheimer, tutto sul mastodontico film di Christopher Nolan su scienza ed etica
Cillian Murphy nel film "Oppenheimer" (Credits: Universal Pictures)
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Oppenheimer, tutto sul mastodontico film di Christopher Nolan su scienza ed etica

Tra bianco e nero e colori, una riflessione sulle vette della creazione e sulle sue conseguenze. Tre ore a mo’ di thriller storico con Cillian Murphy padre della bomba atomica in pipa e dubbi morali. Ecco cast, storia vera, recensioni e le motivazioni di Nolan

Eccolo l’altro film dell’anno: dopo Barbie nella sua esplosione vitale color rosa, che continua a macinare incassi, ecco Oppenheimerdi Christopher Nolan, trionfo e caduta di RobertOppenheimer, inventore della bomba atomica. Dal 23 agosto nei cinema italiani con Universal Pictures, con pipa, cappello e sguardo intenso c’è Cillian Murphy nei panni di una delle figure più decisive e contraddittorie della storia. Ecco tutto quel che c’è da sapere sul nuovo atteso film di Nolan, tre ore (180 minuti di durata) tra vette dell’intelletto umano e scurissime derive.

Perché Nolah racconta Oppenheimer

A mo’ di thriller storico e riflessione sul rapporto tra scienza e potere, Oppenheimer scava nella psiche del brillante scienziato dietro all’invenzione che ha sconvolto il mondo. «Il mio obiettivo è stato di condurre il pubblico nella mente e nelle vicende della persona che ha assistito con i propri occhi a uno dei più grandi stravolgimenti della storia», ha spiegato Nolan. «Che vi piaccia o meno, J. Robert Oppenheimer è la persona più importante che sia mai vissuta. Ha modellato il mondo in cui viviamo, nel bene o nel male. E la sua storia deve essere vista per essere compresa».

Il regista di film da trame labirintiche e bivi morali, da Memento a Il cavaliere oscuro, da Inception a Interstellar, è stato affascinato dalla storia di Oppenheimer: «È una delle più incredibili e potenti che abbia mai letto. È piena di paradossi e dilemmi etici, ed è la tipologia di materiale che da sempre mi appassiona ».

La realizzazione della bomba atomica è il trionfo dell’ingenuità umana: ha prodotto percorsi di apprendimento prima impensabili, seminato processi di innovazione in innumerevoli aree della scienza e della tecnologia, ma ha anche spinto alla corsa alle armi dalle ramificazioni incontrollate e distruttive per il mondo intero, introducendo nelle vite umane una nuova paura esistenziale. È proprio la paura che ha pervaso gli scienziati del Progetto Manhattan una volta compresi i segreti della fissione per realizzare una bomba a fusione che Nolan ha voluto catturare. Quella paura che Oppenheimer aveva soprannominato «la terribile possibilità».

«Nella preparazione al Test Trinity, Oppenheimer e la sua squadra hanno dovuto accettare che ci fosse una minima possibilità che alla pressione sul bottone per attivare la prima bomba, si sarebbe potuto dare fuoco all’atmosfera terrestre e distruggere l’intero pianeta», dice Nolan. «Non c’era alcuna certezza matematica o teorica che potesse annullare completamente quella possibilità, per quanto minima. E nonostante questo elemento, hanno comunque deciso di premere quel tasto. Si tratta di un momento straordinario nella storia dell’umanità. Ho voluto portare gli spettatori in quella stanza per assistere alla conversazione e provare le emozioni una volta che il bottone è stato premuto».

La storia vera dietro al film

Oppenheimer si ispira al libro vincitore del Premio Pulitzer American Prometheus: The triumph and tragedy of J. Robert Oppenheimer di Kai Bird e Martin J. Sherwin (edito in Italia da Garzanti con il titolo Oppenheimer).
All’età di 38 anni J. Robert Oppenheimer, fisico americano figlio di un ebreo tedesco emigrato negli Stati Uniti, fu chiamato a capo di un gruppo di fisici eccellenti, a coordinare il Progetto Manhattan, che nel 1945 produsse la prima bomba atomica. Fu la consacrazione della sua carriera, ma anche l’ombra incancellabile da «distruttore di mondi»: egli fu sempre consapevole della sua parte di responsabilità nella distruzione in terra nipponica. Innanzi all'esito devastante dei bombardamenti su Hiroshima e Nagasaki, Oppenheimer avanzò una radicale proposta per il controllo internazionale dei materiali nucleari e si oppose fermamente alla realizzazione della bomba all'idrogeno.

Scontrandosi con ambizioni politiche e scientifiche diverse dalle sue, nel 1954 fu colpito da un'inchiesta al termine della quale gli fu vietato l'accesso ai segreti atomici, con grave compromissione della sua reputazione. Solo nel 1963 il presidente americano John F. Kennedy gli conferì l'Enrico Fermi Award come gesto di riabilitazione politica. Nel frattempo Oppenheimer, anche accanto ad altri scienziati come Albert Einstein (nel film interpretato da Tom Conti), non aveva smesso di evidenziare il pericolo potenziale che le invenzioni scientifiche possono rappresentare per l'umanità.

L’uso del bianco e nero e del colore nel film di Nolan

La sfida del film, secondo Nolan? «Raccontare la storia di una persona coinvolta in pieno in una potenziale e straordinaria sequenza di eventi distruttivi, ma fatta per le giuste motivazioni e raccontata dal suo personale punto di vista».
Per farlo il regista sceneggiatore ha stabilito che le scene raccontate attraverso la prospettiva di Oppenheimer fossero a colori (le ha anche scritte in prima persona, scelta non convenzionale per una sceneggiatura), con alcune occasionali incursioni evocative e surreali che potessero esprimere il suo mondo interiore. «Il pubblico affronta questo viaggio insieme allo stesso Oppenheimer. Guardiamo la storia dalle sue spalle, siamo nella sua testa, ovunque andiamo siamo al suo fianco».

Dopo il Progetto Manhattan, il racconto di Nolan è centrato su Lewis Strauss, un altro dei protagonisti della politica nucleare degli Stati Uniti dopo la seconda Guerra mondiale. Le scene focalizzate su di lui, interpretato da Robert Downey Jr., l’Iron Man della Marvel finalmente senza armatura, sono in bianco e nero.

Oppenheimer è stato girato in una combinazione di Imax® 65mm e un grande formato 65mm di pellicola, incluse sezioni in Imax® realizzate in bianco e nero.

Il cast di Oppenheimer

Da boss del crimine della serie tv Peaky Blinders a scienziato strepitoso e controverso, una delle figure più decisive e contraddittorie della storia. Cillian Murphy, attore irlandese 47enne, è già stato chiamato altre cinque volte alla corte di Nolan, interpretando lo Spaventapasseri nella trilogia del Cavaliere oscuro e in piccole parti in Inception e Dunkirk, ma è la prima volta che è protagonista. «Cillian Murphy nel ruolo di Oppenheimer è stato il punto di partenza di tutto il film», ha confessato Nolan.
Per prepararsi al ruolo Murphy, oltre ad aver letto il libro di Kai Bird e Martin J. Sherwin e altri testi, ha studiato ore di girato con le interviste e le lezioni di Oppenheimer e si è confrontato con il noto fisico Kip Thorne per guadagnare maggiore comprensione sulla professione e sul concetto di fissione.

Emily Blunt è Katherine «Kitty» Oppenheimer, la moglie del protagonista, biologa e botanica sposatasi già tre volte prima di incontrare Oppenheimer a una festa a San Francisco.
Matt Damon è Leslie Groves Jr., ufficiale riconosciuto e fidato del Genio militare dell’Esercito degli Stati Uniti, a cui è stata affidata la costruzione del Pentagono e che poi ha preso la guida militare del Progetto Manhattan.

Per Downey Jr. l’opportunità di lavorare su Oppenheimer si è presentata in un momento in cui aveva stabilito di fare un po’ di selezione dopo il grande successo dell’universo Marvel. E la selezione non poteva non includere un film di Nolan.
Florence Pugh è Jean Tatlock, intellettuale introversa, psichiatra laureata a Stanford che ebbe un’intensa e travagliata storia d’amore con J. Robert Oppenheimer.

Josh Hartnett è il fisico Ernest Lawrence amico di Oppenheimer, Kenneth Branagh è Niels Bohr, il vincitore nel 1922 del Premio Nobel per la Fisica, punto di riferimento per Oppenheimer e altri scienziati della sua generazione per gli studi realizzati sulla struttura atomica e la celebre «Interpretazione di Copenhagen» della meccanica quantistica.
Benny Safdie interpreta Edward Teller, il padre della bomba a idrogeno.

Come è stato riprodotto il Test Trinity

Sulle note diffuse sul film Oppenheimer si legge con curiosità: «Al contrario di quanto circoli su internet, Christopher Nolan non ha fatto esplodere una vera bomba atomica in New Mexico per le riprese di Oppenheimer, così da poter filmare il fungo e la nebbia atomica dell’iconico Test Trinity».

Nolan e il direttore della fotografia Hoyte van Hoytema hanno lavorato con i responsabili degli effetti speciali per produrre una versione cinematografica dell’esplosione atomica. Il regista ha escluso la possibilità di generare le immagini in digitale.
Scott Fisher (Oscar agli effetti speciali per Interstellar e Tenet) e Andrew Jackson (Oscar agli effetti speciali per Tenet) hanno condotto degli esperimenti – spaccando insieme palline da ping pong, gettando vernice al muro, preparando soluzioni luminose di magnesio e tanto ancora – per cercare la strada giusta, registrando quindi su piccole telecamere digitali, con primissimi piani a diversa frequenza di fotogrammi.

«Dall’inizio sono stato consapevole che il test Trinity sarebbe stata una delle cose più complesse da realizzare», racconta Nolan. «Ero già stato impegnato in un’esplosione nucleare tramite cgi ne Il cavaliere oscuro - Il ritorno, che ha funzionato veramente molto bene per quel film. Ma mi ha anche dimostrato che per un evento reale come Trinity, che è stato ben documentato con macchine da presa e formati sviluppati proprio per registrare quell’evento, l’intervento digitale non sarebbe riuscito a garantire il senso di minaccia che invece emerge nelle riprese dal vivo».

Le recensioni internazionali su Oppenheimer

Applausi per Oppenheimer. L’aggregatore di critiche internazionali Rotten Tomatoes gli assegna un 93% di recensioni positive: «un altro avvincente successo di Christopher Nolan che beneficia della performance di Murphy e di una grafica sbalorditiva».

«Il nuovo film di Christopher Nolan è sorprendente e memorabile, un'ode alla creazione e alle sue conseguenze», scrive il Chicago Reader.

Il Wall Street Journal: «Il film di Nolan, assolutamente coinvolgente, dura tre ore. Ma, nonostante sia loquace come un seminario di matematica, è scoppiettante, veloce e frenetico, generando più suspense ed eccitazione di qualsiasi cosa si possa trovare nei presunti climax dei recenti film di supereroi».

Secondo il New York Times: «Oppenheimer è un grande risultato in termini formali e concettuali, pienamente coinvolgente, ma il cinema di Nolan è, soprattutto, al servizio della storia che racconta».

Il Boston Globe tra le poche voci fuori dal coro: «Oppenheimer troppo spesso sembra una voce di Wikipedia di tre ore piuttosto che un film avvincente».

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Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

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