Sanremo 2023
(Ansa)
Musica

Sanremo non sono solo canzonette. Lo dicono le neuroscienze

Le neuroscienze dimostrano che la musica ha impatto su molti aspetti della vita quotidiana ed è per questo che ce ne innamoriamo

Le neuroscienze hanno dimostrato l’impatto della musica sulle performance sportive, mentali e persino nel guidare i comportamenti d’acquisto.

Iniziamo dallo sport. Nel solo 2020, 139 esperimenti hanno dimostrato che ascoltare musica durante l’attività sportiva cambia la fisiologia, migliorando ossigenazione e resistenza alla fatica. Per questo molti atleti ascoltano musica durante le sessioni di allenamento più intense, per prepararsi al meglio in vista di una gara. Anche i testi hanno importanza, canzoni che contengono parole riguardanti il movimento o affermazioni motivazionali attivano la corteccia prefrontale che è la parte di cervello che determina gli schemi motori. Per questo è vietato ascoltare musica durante maratone ed altre gare agonistiche, è considerata “doping mentale”.

La musica ha un impatto sulle performance mentali. Nel 2005 venne realizzato un esperimento passato alla storia della psicologia come “effetto Vivaldi”, anche se lo stesso risultato si è raggiunto con molti compositori. Le persone quando ascoltano canzoni rispetto a quando nella stanza è presente rumore bianco, una specie di suono senza ritmo e melodia, realizzano prestazioni mentali migliori. Quando ci sono note nell’aria si ricorda meglio una lista, si è più veloci nella contabilità mentale e nel recuperare parole specifiche. Cosa si nasconde dietro questa influenza della musica sul cervello? I ricercatori hanno dimostrato che dipende dal tono dell’umore, alcuni generi musicali alzano lo stato emotivo trascinando un miglioramento nelle prove di memoria e concentrazione. Funziona con tutti? Se fosse così, perché non avere una filodiffusione di musica in scuole e uffici? Gli effetti sono molto soggettivi. Le persone distraibili tendono a funzionare meno bene quando c’è musica nell’aria. Al contrario, le persone brave a concentrarsi traggono il massimo dall’effetto Vivaldi. Per la maggioranza delle persone, si può affermare scientificamente che la musica fa funzionare meglio il cervello nelle sue attività complesse.

La musica influenza inconsapevolmente anche i nostri comportamenti di acquisto. I BPM (battiti per minuto) della colonna sonora di sottofondo determinano il movimento dei clienti in un negozio o in un ristorante, determinando il tempo di permanenza. Canzoni sopra i 100 BPM, quindi con ritmi sostenuti, tendono a far muovere i clienti rapidamente e realizzare acquisti e modalità di consumo rapide. Musiche sotto i 100 BPM, caratterizzate da una maggiore lentezza, si associano a clienti più tranquilli e tempi di permanenza più dilatati. I brand scelgono la musica in funzione dell’esperienza che vogliono far vivere ai loro clienti. È come se il movimento d’acquisto si allineasse al sottofondo musicale.

Le neuroscienze dimostrano che la musica ha impatto in molti aspetti della vita quotidiana. Mina aveva intuito tutto: «la musica, bella o brutta, seria o ignorante non ti abbandona. È il rumore dell’anima. E ti si attacca alla pelle e al cuore per non lasciarti più».

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Lorenzo Dornetti