Simona Molinari
Mauro Bonni
Musica

Simona Molinari: «Canto Mercedes Sosa contro la dittatura dei numeri»

Simona Molinari sta portando nei teatri lo spettacolo El Pelusa y La Negra, una storia cantata di Mercedes Sosa e Diego Maradona, immortalata anche nell'album Hasta Siempre Mercedes

Dieci anni fa Simona Molinari, grazie alla sua brillante partecipazione al Festival di Sanremo del 2013 dove ha interpretato La felicità in coppia con il crooner americano Peter Cincotti, ha fatto conoscere al grande pubblico le sue eccellenti qualità vocali e il suo originale stile musicale, che coniuga la tradizione dello swing con la modernità dell’elettronica. Napoletana di nascita, ma adottata da L'Aquila, dove si è diplomata al Conservatorio in canto lirico, la cantautrice ha intrapreso una strada per il successo più tortuosa, ma più solida, senza cedere alla lusinghe dei brani facili da classica, ma continuando ad affinare di album in album la sua voce, il suo stile e le sue canzoni, fino a vincere nel 2022 la Targa Tenco come Miglior Interprete per l'album Petali («È stata una soddisfazione enorme, oltre che una grande sorpresa: mancavo da sette anni dalla discografia e Petali era un album che non cercava i numeri in streaming e che non aveva singoli radiofonici»). L'ultimo progetto discografico di Simona Molinari è Hasta Siempre Mercedes, nato per catturare le emozioni dell'opera teatrale El Pelusa y La Negra, una ‘storia cantata’ di Mercedes Sosa (interpretata dalla stessa cantautrice) e Diego Maradona, creata dal poeta, drammaturgo, sceneggiatore e regista Cosimo Damiano Damato, protagonista anch'egli sul palco nel ruolo del "Pibe de Oro".

Le prossime rappresentazioni dello spettacolo, il cui calendario è in costante aggiornamento, saranno il 15 dicembre a Ostuni (Palazzo Roma Cinema Teatro), il 28 marzo a Milano (Teatro Carcano) e il 18 maggio a Roma (Auditorium Parco della Musica). «Tutto è partito da un libro di Cosimo Damiano Damato: Hasta Siempre Maradona, che poi è diventato uno spettacolo di teatro canzone», ci ha raccontato Simona Molinari. «Inizialmente, nello spettacolo, Mercedes doveva essere solo la musica che accompagnava la vita di Maradona, ma volevo celebrare una donna e ho chiesto di raccontare la sua vita intensa, accanto a quella di Diego e alla storia d’Argentina. Così lo spettacolo per me è diventato qualcosa di più: un passaggio che sentivo di dover compiere prima di scrivere un nuovo disco di inediti, che desse un senso nuovo al mio cantare. E così ho deciso di fermare questo mio momento su un album. Ringrazierò sempre Cosimo per avermi donato le sue parole e per avermi proposto questa pazzia». L'album Hasta siempre Mercedes contiene undici brani: oltre alla rilettura di alcune perle del repertorio della Sosa (tra cui Todo cambia, Gracias a la vida, Solo le pido a Dios, Canciòn de las cosas simples), troviamo i classici argentini Volver e El dia que me quieras e alcuni omaggi a Napoli (tra cui Caruso e Nu fil’ e voce). Le collaborazioni di Tosca e Paolo Fresu e un brano inedito di Bungaro impreziosiscono l’omaggio della Molinari alla voce argentina più potente e ascoltata del Sudamerica, simbolo della sua terra e della lotta per la pace e i diritti civili. «Lo spettacolo, che è ancora molto attuale nei temi, sta avendo un'ottima accoglienza, il pubblico lo apprezza e questo mi dà tanta forza. Ci sono persone che continuano a scrivermi anche giorni dopo o che sono venute a salutarmi alla fine con le lacrime agli occhi, perché lo spettacolo è molto emozionante. C'è una maggioranza silenziosa, al di fuori dei social, che non è rappresentata, che riempie i teatri e si nutre di cultura. La realtà è più bella dei social». Simona Molinari, come tutti gli artisti che hanno intrapreso un percorso di ricerca e di qualità, non è contenta del modo in cui oggi è consumata e valutata oggi la musica: «Siamo sempre più vittime della dittatura dei numeri, che ci rende schiavi. I numeri sono spesso legati alle emozioni più basiche, siamo sempre più istintivi e meno mentali: l'istinto ci avvicina pericolosamente alla bestia. L'impegno, l'allenamento e il sacrificio, che sono cose eticamente belle e che ci fanno restare umani, sono stati messi in un angolo, come se fossero ormai superati. Il click serve solo al venditore: più numeri hai più voce in capitolo, ma i numeri ti portano più lontano da te».

Uno spettacolo teatrale e un album dedicato a Mercedes Sosa sono quanto di più lontano dalle logiche consumistiche e di facile ascolto che oggi caratterizzano la musica in streaming: «Le classifiche, oggi, non rispecchiano la realtà, anche perché il mercato dello streaming è rivolto soprattutto ai ragazzini. È come se la classifica dei ristoranti del Gambero Rosso venisse stilata in base ai gusti degli studenti delle medie: è chiaro che il McDonald's sarebbe al primo posto, ma la domanda è: ci fa bene il McDonald's? Rispecchia davvero i gusti del paese?». La cantautrice napoletana sottolinea, inoltre, che c'è un grosso problema sui messaggi che vengono veicolati dai trapper: «Oltre che artisti, sono anche degli influencer e un minimo di responsabilità dovrebbero averla in quello che dicono: alcuni contenuti andrebbero regolamentati e dovrebbero essere protetti i ragazzi più giovani. C'è una generazione che sta crescendo con questa cultura tossica e, cosa ancora più grave, nella totale assenza di bellezza». Il successo nei teatri dello spettacolo El Pelusa y La Negra è la dimostrazione che c'è un mondo, là fuori, che segue logiche diverse rispetto a quelle del mercato dello streaming: «Dopo Casa Mia sono stata ferma sette anni dal punto di vista discografico, la maggior parte del mio pubblico è nata grazie ai live, al di là di Sanremo. I miei primi due dischi non sono più disponibili da nessuna parte, nè in streaming, nè in formato fisico, eppure sei-sette canzoni dei miei primi due lavori sono ospiti fissi nei miei live. Chi mi segue mi conosce tramite quello che racconto di me nei miei concerti, è quasi un miracolo il rapporto che ho instaurato con il mio pubblico. Questo mi dà fiducia e forza nel non seguire la moda, cosa che non ho mai fatto. Forse alla gente arriva la mia genuinità e la mia onestà intellettuale». Alla domanda su che cosa avessero in comune Mercedes Sosa e Maradona, l'artista campana non ha dubbi: «Li unisce la provenienza, il sentimento di lotta contro la prevaricazione e contro un potere che opprime, la vicinanza al popolo, lo schierarsi dalla parte delle persone e nel dargli voce.

Per questioni anagrafiche, di Maradona mi è arrivato solo l'eco, l'ho vissuto attraverso le parole dei napoletani, in ciò che ha ispirato nella gente. Lui ce l'ha fatta venendo dal niente, grazie al suo talento, inoltre si è sempre riconosciuto nei napoletani, è stato visto come uno del popolo. Penso che vite così grandiose, più che per alcune cadute umane, vadano viste per ciò che hanno ispirato nel prossimo». Nel periodo in cui è stata lontana dalla musica, Simona si è divisa tra tv, cinema e teatro: «Recitare mi permette di entrare in alcuni personaggi che hanno più carattere di me e mi autorizza a dire delle cose che, per timidezza personale o per pudore, non riuscirei a dire. Entrando nei personaggi riesco a vivere alcune parti di me che non sempre riesco a tirare fuori, anche se negli ultimi anni sono riuscita a fare finalmente pace con la mia timidezza, con la mia riservatezza e con il mio pudore. Nei primi anni della mia storia artistica entravo spesso in un personaggio, forse perché ho iniziato con i musical. Ho composto la mia prima canzone, Egocentrica, perché in quel momento stavo interpretando una prostituta dell'Ottocento a teatro, se no non avrei mai avuto il coraggio di scriverla». Riguardo alla scelta dei brani di Mercedes Sosa da interpretare nel disco, due tra i più belli ed emozionanti sono sicuramente Gracias a la vida e Todo cambia: «Gracias a la vida, scritta da Violeta Parra un anno prima di suicidarsi, era il suo grazie alla vita era soprattutto per le cose con le quali già nasciamo: gli occhi, le orecchie, le mani e i piedi, quelle che noi diamo per scontate e che oggi, in posti di guerra, non sono scontate per niente. Oggi siamo depressi per delle stupidaggini perché diamo troppe cose per scontate. Todo cambia, che Mercedes cantava durante il periodo dell'esilio dopo che era stata costretta a scappare dall'Argentina, è ancora attuale: "Cambia il clima, cambiano le mode, cambia il modo di pensare, ma non cambia l'amore e il dolore per il mio popolo e per la gente"».

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Gabriele Antonucci