concertone 1 maggio
(Roberto Panucci)
Musica

Più che concerto del Primo Maggio, sembra Sanremo

Il cast del Concertone, promosso dai tre principali sindacati per la Festa del lavoro, è composto in gran parte dagli stessi artisti che hanno partecipato al Festival negli ultimi anni, lasciando fuori una visione alternativa della musica

Che cosa hanno in comune artisti di diversi generi, stili e generazioni come Achille Lauro, Ariete, BigMama, Colapesce Dimartino, Dargen D'Amico, Ditonellapiaga, Ermal Meta, Geolier, La Rappresentante di Lista, Leo Gassmann, Mahmood, Malika Ayane, Morgan, Negramaro, Noemi, Piero Pelù, Rose Villain, Santi Francesi, Tananai e Ultimo? Sono tutti artisti che hanno partecipato almeno una volta al Festival di Sanremo negli ultimi cinque anni (le edizioni ultrapop condotte e selezionate da Amadeus) e che si esibiranno anche sul palco del Concertone del Primo Maggio di Roma, ospitato per la prima volta al Circo Massimo e non nella consueta cornice di Piazza San Giovanni a causa dei lavori in vista del Giubileo 2025.

Il cast della kermesse principale è completato da Malika Ayane, Coez & Frah Quintale, Cor Veleno, Piotta, Cosmo, Tropico, Motta, Ex Otago, La Municipal, Lina Simons, Maria Antonietta e Colombre, Mazzariello, Mille, Olly, Rosa Linn, Bloom, Caffellatte & Giuze, Chiamamifaro, Stefano Massini e Paolo Jannacci, Teseghella, Tripolare, Uzi Lvke, Vale LP, Alda e Anna Castiglia.

Promosso da CGIL, CISL, UIL e organizzato da iCompany, il Concertone sarà come sempre a ingresso gratuito e verrà trasmesso in tv a partire dalle ore 15.15 e fino alle ore 00.15 (con una pausa dalle ore 19.00 alle ore 20.00 per le edizioni dei telegiornali) in diretta su Rai 3 e Rai Radio 2 e in radio su RaiPlay e Rai Italia. L'evento sarà condotto per la prima volta da due cantanti, Noemi ed Ermal Meta, a cui si aggiunge la collega BigMama, che guiderà la prima parte dalle ore 13.15 (in esclusiva per Rai Play), quando si esibiranno Albe, Cioffi, Diego Lazzari e Nashley, Etta, Gaudiano e Irbis e i tre vincitori del Contest 1MNEXT Atarde, Giglio e Moonari. Il tema scelto per l'edizione 2024 sarà "Costruiamo insieme un'Europa di pace, lavoro e giustizia sociale". Ad aprire l'evento sarà il testo de La Guerra di Piero, indimenticabile capolavoro di Fabrizio De André, per parlare non solo di lavoro e giustizia - temi assai cari al Concertone - ma anche dei conflitti che stanno dilaniando alcuni Paesi.

Mentre fino a qualche anno fa il concerto del Primo Maggio era anche una questione identitaria, che indicava l’adesione, prima ancora che ha un genere musicale, a un certo modello culturale e politico, ormai l’evento organizzato dai tre principali sindacati è lo specchio del mercato musicale attuale, sempre più autarchico (guardate le classifiche degli album e dei singoli più venduti in Italia degli ultimi 5 anni: farete molta fatica a trovare qualche artista straniero tra le prime 20 posizioni) e polarizzato intorno agli stessi 25-30 nomi. Artisti di genere pop/rap/rock in senso lato, che passano indifferentemente dal Teatro Ariston di Sanremo a Piazza San Giovanni di Roma, dal concerto di Radio Italia a Piazza del Duomo alle ospitate all'Arena di Verona per i concerti (rigorosamente sold out) dell'artista di turno, per poi tornare sul Teatro Ariston durante le Targhe Tenco. Sempre le stesse facce, sempre gli stessi suoni, sempre gli stessi produttori e autori, (quasi) sempre le stesse tre major, lo stesso schema piramidale Partecipazione a Sanremo- tour nei teatri, singolo multiplatino-tour nei palasport, uno o più album multiplatino-tour negli stadi e/o al Circo Massimo. Un meccanismo perfettamente oliato, amplificato senza porsi troppe domande dai media, dalle radio e dalle tv, che si ripete con precisione svizzera, salvo qualche piccolo incidente di percorso.

Magari un artista fa moltissimi stream su Spotify (che, udite udite, è "official streaming partner" del Concerto del Primo Maggio 2024), ma non ha lo stesso appeal quando per i fan arriva il momento di mettere mano al portafogli e sborsare una cinquantina di euro o anche più per un biglietto del concerto: è successo spesso negli ultimi anni, soprattutto in ambito trap, dove non sempre ai dischi di platino "virtuali" corrispondono migliaia di tagliandi fisici per i live.

Ora, capiamo l’esigenza di riempire un lungo palinsesto e di cercare di accontentare i gusti variegati della piazza, ma una manifestazione così importante, finanziata dai sindacati e da grandi sponsor, dovrebbe avere, anche una sua anima, una sua coerenza artistica e uno sguardo "alternativo" rispetto al mainstream imperante, pur nelle ovvie e auspicabili differenze di stili. Il nostro non è un discorso snobistico da radical chic delle sette note, men che meno una questione esclusivamente di qualità, che di certo non manca nel cartellone del primo Maggio: i Negramaro , ad esempio, sono una delle migliori live band italiane, Mahmood, Rose Villain e Santi Francesi hanno un approccio decisamente internazionale nel loro sound, Colapesce DiMartino hanno accorciato le distanza tra qualità e accessibilità, Cosmo ha dimostrato che elettronica e cantautorato possono tranquillamente coesistere, Morgan dal vivo è una sorta di enciclopedia vivente della musica pop-rock quanto di quella colta, Ultimo è un artista che ha trovato una profonda connessione con il suo pubblico grazie alle sue canzoni dirette e appassionate.

Il problema è che nel concerto del Primo Maggio, che fino a prova contraria è la Festa dei lavoratori, vorremmo ascoltare anche artisti che non vediamo per cinque serate consecutive a Sanremo o che non ascoltiamo ogni giorno nelle radio commerciali, magari puntando su artisti rap, pop-jazz o indie del midstream che hanno davvero qualcosa di interessante da raccontare o da farci ascoltare. Avremmo voluto vedere sul palco del Circo Massimo più artisti come Piotta e Cor Veleno, da oltre vent'anni padrini della scena hip hop romana, che hanno pubblicato nei mesi scorsi due album del valore di Na' notte infame e Fuoco sacro, sicuramente tra i migliori dischi rap italiani del 2024. Rapper che magari non macinano dischi di platino in streaming o palasport sold out, ma che hanno una visione matura, acuta e profonda della realtà e che per questo possono offrire spunti di riflessione e di conforto ai ragazzi che si trovano ogni giorno a combattere contro il problema del lavoro povero o precario, a cui non interessano le storie di sparatorie, marchi del lusso e "bitches" tipiche della trap.

Fino a qualche anno fa il Concertone del Primo Maggio e il Festival di Sanremo erano “due secoli contro l’altro armati”: uno rappresentava la controcultura e l’indie rock in senso lato; l’altro le canzoni d’amore commerciali, il mercato e le major. Adesso che tutto si è mischiato e che gli artisti sono intercambiabili tra Sanremo e Primo Maggio, non capiamo il senso di avere diverse manifestazioni con lo stesso, (quasi) identico cast. Per certi versi è come se ci trovassimo all'interno di un Matrix musicale, dove sia le piattaforme che i media spingono sempre gli stessi artisti, proponendoli in tutte le playlist e in tutti i tg, che hanno come target un pubblico prevalentemente adolescenziale.

Se fino a qualche anno fa Sanremo ha avuto il merito di portare al grande pubblico anche artisti provenienti dal jazz come Sergio Cammariere, Raphael Gualazzi, Mario Biondi, Simona Molinari e Chiara Civello o band di grandissima qualità musicale come Quintorigo e Avion Travel, da quando Amadeus è diventato il direttore artistico l'unica sua stella polare è stata selezionare "ciò che funziona in radio", con una netta predominanza di brani pop-dance con la cassa dritta a discapito delle tradizionali canzoni "sanremesi", cioè ballad dalla struttura classica, strofa, bridge e grande apertura melodica nel refrain. Canzoni che non hanno grandi ambizioni, se non quella di far ballare gli italiani per cinque serate nel salotto o nel tinello di casa, mentre la musica internazionale, quella che richiama migliaia di spettatori da ogni parte del mondo nei grandi festival estivi all'aperto, resta rigorosamente fuori dalla porta e fuori dalle manifestazioni canore italiane. Non è un caso che come superospite del concerto del Primo Maggio sia stato annunciato un artista come Geolier, che rappa e canta in dialetto: i nostri connazionali sono sempre più (auto)limitati alla musica regionale o nazionale, proprio nel periodo storico in cui, paradossalmente, nel loro telefono hanno a disposizione oltre 100 milioni di canzoni, di ogni genere e di ogni parte del mondo, grazie ai servizi di streaming. Geolier è sicuramente un rapper di grande successo, che continua a far incetta di dischi i platino e a riempire gli stadi (ben tre sold out consecutivi al Maradona di Napoli a fine giugno), ma non sarebbe stato più interessante proporre al Concertone un artista o una band internazionale, come accadeva fino a qualche anno fa?

Considerate che al concerto del Primo Maggio di San Giovanni si sono esibiti negli ultimi 30 anni artisti del calibro di Iron Maiden, Radiohead, Oasis, Blur, Lou Reed, Nick Cave and The Bad Seeds, Robert Plant, Chuck Berry, Patti Smith, Sting, B.B.King, Sinead O’Connor, Simple Minds, Jon Bon Jovi ed Elvis Costello, solo per citarne alcuni. Sappiamo bene che i costi degli artisti stranieri sono cresciuti notevolmente dopo il Covid, ma non pensate che i cachet dei big italiani siano molto inferiori rispetto ad alcuni nomi tra quelli che abbiamo citato prima. Sarebbe auspicabile tornare ad assistere gratuitamente, al concerto del Primo Maggio, alle esibizioni di artisti di caratura internazionale, non solo per un discorso di qualità musicale, ma anche per far capire ai nostri connazionali più giovani che al di fuori dei confini italiani c'è tutto un mondo di suoni, di lingue e di suggestioni che aspettano solo di essere conosciuti e apprezzati.

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Gabriele Antonucci