New York, i 10 migliori film senza lieto fine
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New York, i 10 migliori film senza lieto fine

Anche in un luogo magico come la Grande Mela, non sempre i sogni diventano realtà. Vedere per credere questi magnifici dieci, adorati dal pubblico anche se finiscono male. I più belli sono L'età dell'innocenza, C'era una volta in America e Donnie Brasco

Diciamo la verità: a parole siamo tutti esteti, attenti solo a stile e contenuti, ma in fondo in fondo vorremmo sempre che i film finissero bene. Specialmente quelli ambientati a New York, la città dei sogni, dei self made men e via discorrendo. In realtà la storia di Hollywood è piena di capolavori che non ti stanchi mai di rivedere, anche se, quando appare il fatidico "The End", resti con l'amaro in bocca. Per me, i migliori sono questi.

1. L'ETÀ DELL'INNOCENZA (1993) di Martin Scorsese

Cosa c'è di più spietato della malavita? La buona società: se vuoi farne parte, non devi sgarrare. Mai. Scorsese abbandona i giorni nostri per tornare indietro nel tempo, alla New York elegante e ipocrita del 1870. Qui un promettente avvocato (Daniel Day-Lewis), fidanzato con una ragazza di ottima famiglia (Winona Ryder), perde la testa per una bellissima contessa europea (Michelle Pfeiffer), poco incline a rispettare le convenzioni e in attesa di un divorzio inconcepibile per l'epoca. L'uomo tentenna, ma chi gli sta intorno gli fa capire con molta chiarezza che seguire il cuore significherebbe rinunciare a tutto... Dal romanzo di Edith Warton, un capolavoro che contrappone all'eleganza formale un sarcasmo feroce verso i "signori", pronti a rovinare chi non rispetta la legge del più forte. Attori perfetti, il regista è un genio: un gioiello.

2. C'ERA UNA VOLTA IN AMERICA (1984) di Sergio Leone

Un film controverso, che ha sempre suscitato reazioni estreme in fan e detrattori. Una cosa però è certa: pochi personaggi nella storia del cinema sono più struggenti del gangster Noodles (Robert De Niro), tradito dal suo migliore amico (James Woods) e disprezzato dalla donna che ama (Elizabeth McGovern). Un perdente, solo e patetico, che vive 35 anni schiacciato dal rimorso per una tragedia che (lo si scoprirà alla fine) non era accaduta per colpa sua. Eppure, piuttosto che accettare una realtà sconvolgente, preferisce fare finta di niente... Spettacolare, enfatico, amarissimo: è un film che non si dimentica, con alcune scene da antologia.

3. DONNIE BRASCO (1997) di Mike Newell

Uno dei film sulla mafia più veri e struggenti degli ultimi 50 anni. E sapete chi l'ha girato? Il regista di Quattro matrimoni e un funerale. Archiviate le pene d'amore di Hugh Grant, qui Mike Newell racconta una storia vera, quella della strana amicizia tra un agente dell'Fbi (Johnny Depp) che cerca di infiltrarsi in una gang, e il maturo Lefty (Al Pacino), una mezza cartuccia della mafia che sogna di diventare finalmente qualcuno presentando ai boss il nuovo arrivato. Il criminale si affeziona al ragazzo come se fosse suo figlio ma, quando la verità emerge, non gli resta che affrontare il suo destino. Un film asciutto, a volte poetico, in cui non ci sono buoni e cattivi, ma solo uomini. Grandiosa la scena in cui Lefty esce di casa per andare all'appuntamento con i boss che gli faranno la pelle.

4. UN UOMO DA MARCIAPIEDE (1969) di John Schlesinger

Durano poco le speranze di Joe (Jon Voight), un bel ragazzo texano arrivato a New York col sogno di fare il gigolò: si ritrova ben presto senza un dollaro, e il suo unico amico è Rico (Dustin Hoffman), un vagabondo malato di tisi... Nessuna pellicola vietata ai minori aveva mai vinto l'Oscar per il miglior film: ci riesce questo dramma forte, ma non retorico. Schlesinger fa a fette il mito del sogno americano, raccontando il declino di due disperati che si aggrappano l'uno all'altro per non perdere la dignità. Voight se la cava, Hoffman è indimenticabile.

5. QUEL POMERIGGIO DI UN GIORNO DA CANI (1975) di Sydney Lumet

Al Pacino diretto da Lumet: varrebbe già la pena di accendere il lettore dvd. Ma c'è di più: il film è ispirato a un fatto di cronaca che fece molto scalpore. Nell'estate del 1972 due reduci del Vietnam (Al Pacino e John Cazale) assaltano una banca, ma si ritrovano circondati dalla polizia. La trattativa, lunga e snervante, attira l'interesse della tv, e così i due disperati si ritrovano a godere il loro quarto d'ora di gloria. Poi però arriva l'Fbi, e sono dolori... Tensione soffocante e cast perfetto per un classico degli anni '70.  

6. LEON (1994) di Luc Besson

La squallida e solitaria esistenza del killer Leon (Jean Reno) viene rivoluzionata dall'incontro con la piccola Mathilda (Natalie Portman), sua vicina di casa: una squadra di poliziotti corrotti ha massacrato il padre spacciatore e tutta la sua famiglia. La bambina non ha nessuno, e Leon la prende con sé: è felice, ma i cattivi torneranno per finire il lavoro... Dopo Nikita, bella e letale, Besson si innamora di un antieroe francamente irresistibile. Quanto al film, non è un capolavoro ma diverte da pazzi con un ritmo indiavolato.

7. COME ERAVAMO (1973) di Sydney Pollack

Lui (Robert Redford) è bello e molto più interessato al suo mestiere di scrittore che alle battaglie sociali; lei (Barbra Streisand) è un'ebrea comunista, incazzata nera e senza alcuna voglia di fare sconti a chicchessia. Per quindici anni si amano, litigano, si lasciano: intanto l'America brucia i suoi sogni, tra Pearl Harbor e il maccartismo. Un film "storico" (uno dei primi a criticare apertamente la caccia alle streghe degli Anni 50), ma soprattutto un mix efficacissimo di sentimenti e patriottismo. E quando la protagonista canta The Way We Were, ci si dimentica di tutto.  

8. S.O.S. SUMMER OF SAM (1999) di Spike Lee

Quando parla di New York (cioè sempre), Spike Lee non delude mai. Stavolta racconta un'estate bollente, e non solo per il caldo. È quella del 1977, quando il Bronx viene terrorizzato da un serial killer che si firma “Son Of Sam”. Per mettergli il sale sulla coda si scomoda anche la mafia, ma il boss (Ben Gazzara) se la prende con la persona sbagliata, il povero Ritchie (Adrien Brody)... Un grande spettacolo, condito dalla consueta dose di veleno che il regista riversa sui bianchi e i loro pregiudizi.  

9. ATTRAZIONE FATALE (1987) di Adrian Lyne

Lui (Michael Douglas) è un marito modello, e infatti appena la moglie va a trovare la mamma, la tradisce con la bella collega conosciuta da poco (Glenn Close). Quando però la scarica come se niente fosse, lei sbrocca di brutto, e gliela fa pagare con gli interessi. E, visto che non è proprio equilibratissima, la situazione si complica... Chi è più stronzo? Lui che la butta via come un Kleenex, o lei che per vendicarsi gli fa bollire in pentola l'adorato coniglietto? All'epoca il dibattito fu acceso, ma è inutile cercare significati reconditi in un film di Adrian Lyne, il regista meno profondo di tutti tempi. Questo resta  però un ottimo thriller: con tutto il rispetto per Douglas, stavolta Glenn Close gli ruba la scena. .

10. IL CATTIVO TENENTE (1992) di Abel Ferrara

Mai visto al cinema uno sbirro più ignobile di questo. Non ha neanche un nome, è solo "il tenente” ma di lui sappiamo che non fa altro che drogarsi, scommettere e concedersi ogni perversione possibile. A sconvolgerlo, incredibilmente, sarà l'incontro con una suora, capace di perdonare i suoi stupratori. La coscienza si risveglia, ma ormai è tardi per cambiar vita... Harvey Keitel in uno dei ruoli chiave della sua carriera. Abel Ferrara ci va giù pesante, ma se avete lo stomaco forte, questo film non lo dimenticherete.

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Alberto Rivaroli