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The Midnight Man, non aprite quella scatola – La recensione

Un horror che si richiama alle “Creepypasta”. Con un vecchio gioco, ritrovato in una soffitta, evocatore di un mostro sanguinario e implacabile

La transazione dalla normalità all’incubo è rapida e non indolore.
Siamo dentro The Midnight Man (nelle sale dall’11 gennaio, durata 93’) che Travis Zariwny - di qualche notorietà nel popolo scary per aver diretto nel 2016 un discreto remake di Cabin Fever oltre Intruder e Scavenger – guida con una buona distribuzione di scatti e di attese, a volte, forse, un po’ lunghe.

Zariwny concede alla storia la chance di spaventare il giusto senza invocare l’effettaccio. Raccontandone piuttosto gli sviluppi con un curioso, inquietante approccio realistico capace, comunque, di degenerare finalmente nell’apparizione d’un mostro funesto, fangoso, rantolante e assassino.

Una oscura minaccia dietro l’evvertimento

Non aprite quella scatola. Dietro l’avvertimento c’è la minaccia. Perciò chi glie lo fa fare a quei due ragazzi, Miles (Grayson Gabriel) e Kelly (Emily Haine), di riaprire una vecchia polverosa scatola di cartone trovata in soffitta e proveniente dal passato remoto, carica d’incognite, legata a giro multiplo da una corda come se chi l’aveva chiusa non volesse che fosse riaperta? Nessuno. Se non la curiosità di vedere che cosa ci sia mai, là dentro, di tanto segreto e misterioso.

Risposta: tre candele, una saliera, un foglio con macchie di sangue e nomi di persone, un altro pezzo di carta stropicciato con la spiegazione di un gioco bizzarro e sinistro, finito malissimo (lo si vede nel prologo) per tre ragazzini che vi si erano cimentati tanti anni prima, in una notte nevosa del 1953.

L’ex “Freddy Krueger” in quella casa piena di orologi

E nell’oggi che sopravviene, ancora di notte, l’intraprendente Miles e la graziosa Kelly ci vogliono riprovare: in una casa piena di orologi dove alberga, apparentemente a letto, una nonna malata (Lin Shaye) ma a momenti su di giri e dove s’affaccia non proprio casualmente il suo medico di fiducia, un dottor Goodberry che dà occasione al film di sfoderare nella parte un leggendario Robert Englund, il Freddy Krueger della saga Nightmare.

Incomincia una caccia feroce, vendicativa e famelica

Il quale dà a vedere di saperla lunga sui fatti successi nella casa. Che, inevitabilmente, si ripetono quando i due giovani - cui s’aggiunge, malcapitata e già con le stimmate della vittima la loro amica Alex (Gabrielle Haugh) - prendono a giocare con l’armamentario trovato nella scatola richiamando, per così dire, in vita l’Uomo di Mezzanotte del titolo, mostro nero e torreggiante che si materializza nel buio e incomincia la sua caccia feroce, vendicativa, famelica, gorgogliante dalle profondità infernali.

Qualche spruzzo di sano terrore claustrofobico

Alla quale, si vedrà, non è facile sfuggire: tra le pieghe claustrofobiche di un horror senza fronzoli, a tratti un po’ stagnante, che Zariwny  dirige con qualche spruzzo di sano terrore, qua e là sparando cartucce a salve pur conservandosi necessarie dosi di raccapriccio, evocando con esplicita citazione quell’universo Creepypasta fatto di racconti inquietanti estemporanei e virali che i frequentatori delle zone oscure e profonde della rete conoscono benissimo.

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Adler Entertainment distribuzione, Ufficio stampa Echo Stefania Collalto, Lisa Menga, Giulia Bertoni
La mostruosa apparizione dell'Uomo di Mezzanotte famelico e sanguinario

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Claudio Trionfera

Giornalista, critico cinematografico, operatore culturale, autore di libri e saggi sul cinema, è stato responsabile di comunicazione per Medusa Film e per la Mostra del cinema di Venezia

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