Laura Gessner: quando la voce ha swing
Paola Meloni
Musica

Laura Gessner: quando la voce ha swing

Keep on jazzin', Sing Sing Sing e Renaissance sono i tre album che svelano la versatilità della vocalist che si è esibita con i migliori jazzisti italiani

Una voce al servizio della musica. Che sia jazz, pop o swing. È questa versatilità che costituisce la cifra artistica di Laura Gessner. Nel corso degli anni ha cantato a fianco di grandi musicisti jazz italiani di fama internazionale come Romano Mussolini, Franco Cerri, Tito Mangialajo, Michele di Toro, Riccardo Bianchi, Paolo Alderighi e Bruno De Filippi.

Nella sua discografia ci sono tre album importanti e molto ispirati: Keep on jazzin’ uscito nel 2009 ed inciso con la Unprofessional Jazz Band, Sing, Sing, Sing, realizzato con la Sing & Swing Band, ed un progetto solista in chiave pop, Renaissance: dodici canzoni composte da lei, accompagnate da un libro contenente testi, pensieri e riflessioni. I testi sono stati scritti in parte da Laura, ed in parte citano poesie di poetesse italiane.

«Ho iniziato a cantare da ragazzina accompagnata dalla mia chitarra, ma ad un certo punto ho sentito l’esigenza di raccontare e non solo di interpretare canzoni scritte da altri. Da sempre, prima scrivo i testi e poi aggiungo la musica. In Renaissance ho utilizzato non solo le mie parole, ma anche poesie di altre autrici che mi emozionavano moltissimo, come se le avessi scritte io» racconta. «Faccio tutto a orecchio, è un dono della mia famiglia paterna, sei fratelli, tutti che suonavano strumenti diversi, ma sempre ad orecchio. Quando compongo, quindi, seguo quel che la mia mente mi suggerisce, ma poi ci dev’essere il musicista di riferimento che ascolta le registrazioni e le traduce in spartiti».

Tra le esperienze live che ricorda con maggior piacere un concerto speciale alla Basilica San Marco di Milano «con Paolo Alderighi al pianoforte ed altri musicisti meravigliosi tra cui Eiji Hanaoka, al clarinetto, una sorta di Chet Baker giapponese. Fu una performance di un livello incredibile con brani molto particolari e fortemente spirituali. Peccato non si sia più presentata l’occasione di replicare quell’emozione… Una volta, in Svizzera, ad Ascona ho cantato in piazza con una compagnia di attori chiamata I Petali della Piramide abbiamo ideato uno spettacolo, con la regia di Leopoldo Verona, tra danza, recitazione e canto. In quell’occasione che ricordo con immenso piacere ho anche interpretato brani interamente scritti da me» ricorda.

«Prima che iniziassi a cantare jazz, è successo più volte che venisse ad esibirsi in Val di Sole, dove andavo d’estate, Romano Mussolini. Guardandolo suonare con una vocalist, una volta pensai: “non voglio più tornare ad ascoltare Romano Mussolini se dev’esserci sul palco una cantante che non sia io”. Avevo studiato repertorio per cinque anni ed era venuto il momento di andare in scena. Ho incontrato Mussolini a Roma, e dopo aver sentito la mia voce, mi ha invitato a cantare con lui per tre date. Con Romano non si facevano prove, ma più in generale con i grandi non si fanno prove. Ci si accorda sul brano, sulla tonalità, sul tempo e poi si và…» spiega.

«Fu il grande Franco Cerri» prosegue «a presentarmi Paolo Alderighi dicendomi che avrebbe potuto nascere un sodalizio artistico interessante. E così è stato. Tra i tanti generi interpretati c’è lo swing, diventato mainstream negli Stati Uniti grazie alle performance di giganti della musica come Count Basie, Duke Ellington e Benny Goodman: «Lo swing è il centro della mia attività canora, ha una spinta ritmica formidabile che sento di avere nel sangue, sotto la pelle. Quando Bruno De Filippi, il noto fisarmonicista, mi vide cantare, disse “hai uno swing pazzesco”. Un grande complimento».

Il Jazz: cos'è oggi, c’è ancora una scena musicale viva e pulsante? «Nei Paesi baltici come nel nord Europa ci sono musicisti di grande livello, ma il jazz contemporaneo non ha nulla a che fare con gli standard che interpreto io. Per quella che è la mia sensibilità, il jazz più intrigante è proprio lo swing quello che và dagli anni Venti agli Anni Cinquanta. Provo anche un’attrazione pazzesca per lo scat ed ascoltare Ella Fitzgerald, da questo punto di vista, è un’esperienza meravigliosa. Lo scat, di cui lei è una regina, nacque durante un concerto di Armstrong in cui il grande Louis aveva dimenticato il testo. Quindi, pensò di riempire quel vuoto con delle sillabe. Funzionò a meraviglia…».

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Gianni Poglio