​Giusy Ferreri
Cosimo Buccolieri
Musica

Giusy Ferreri: «La mia vita è come un film»

La gavetta nelle cover band, i disagi da adolescente, il successo arrivato con X Factor e la maternità. La cantante (disco di diamante per il brano Roma-Bangkok ) si rivela a Panorama, partendo dal suo nuovo album Cortometraggi.

La gavetta l’ho fatta nelle cover band: cantavo po’ di tutto: dal rock al punk, alla new wave. Sono stati anni euforici, all’insegna della passione per la musica e del divertimento puro: una volta, in prossimità di carnevale, mi sono travestita sul palco da Freddie Mercury, con i baffi finti, indossando il suo tipico giubbottino di pelle. Io me la sono spassata, i miei genitori, vedendomi agghindata così, un po’ meno... Nella vita reale avevo i disagi adolescenziali tipici dell’età, ma sul palco ero completamente a mio agio» racconta Giusy Ferreri a pochi giorni dalla pubblicazione del sesto album, Cortometraggi. Nel suo curriculum ci sono una manciata di singoli entrati a pieno titolo nella storia della musica pop italiana: Novembre, Non ti scordar mai di me, Roma-Bangkok (l’hit interpretata con Baby K, premiata con il disco di diamante per aver superato le 500 mila copie vendute), e poi ancora il featuring nel tormentone di Takagi & Ketra, Amore e capoeira.

«Cortometraggi è una parola che si adatta molto bene alla mia visione del cinema e della musica. Volevo creare una sorta di parallelo tra la mia versatilità di cantante che sa interpretare generi musicali differenti e quella di un attore che sa immedesimarsi in più ruoli» spiega. A conferma ulteriore della natura cinematografica dell’album, il brano Federico Fellini. «Il mio omaggio a un genio. Adoro la narrazione e l’estetica del circo nei suoi film, così come sono affascinata dalle straordinarie immagini di Il cielo sopra Berlino di Wim Wenders, e più in particolare dalla figura della trapezista (Marion, che vive da sola in un camper, ndr). Le immagini di quella ragazza che “vola” mi hanno spinto a voler sperimentare la danza aerea con i tessuti. Per farla mi esercitavo in casa davanti a un grande specchio e, riguardandomi, ho scoperto la mia parte più aggraziata e femminile, diversa dall’approccio quotidiano, un po’ più mascolino. La danza aerea è un grande sfogo perché bisogna lavorare sulla forza e sulla concentrazione, è una disciplina che spazza via i pensieri e le preoccupazioni. Non c’è spazio per altro mentre la pratichi».

Musicalmente parlando le passioni di Giusy Ferreri affondano nelle storiche rock band degli anni Settanta e nella scena musicale dei Novanta, omaggiata nel disco con un brano dal titolo emblematico: Gli Oasis di una volta: «I Novanta, in un certo senso, sono stati una rivoluzione, in quegli anni sono emersi i primi gruppi dove le vocalist avevano un ruolo dirompente, vedi Skunk Anansie, i Cranberries o le 4 Non Blondes. La musica era viva grazie a band come i Nirvana e a tutti gli altri gruppi del movimento grunge, per non parlare del brit pop e del successo planetario di Oasis e Blur. E poi, ancora Alanis Morissette e Tori Amos… Era un decennio di artisti veri che suonavano davvero. Poi, tutto si è spostato verso l’elettronica, il pc e la trap... Che non sono esattamente la mia passione almeno dal punto di vista sonoro» sottolinea.

«L’autotune, il supporto software tanto di moda in questo periodo, non mi affascina. Lo trovo eccessivo. Io preferisco ascoltare il suono della voce, sono innamorata delle sfumature vocali degli esseri umani. Non a caso uno dei miei artisti preferiti è da sempre Freddie Mercury» spiega. «Mi considero un’artista molto fortunata perché dopo vari tentativi senza successo sono approdata a X Factor nel 2008, quando avevo già 29 anni. Ho scelto di partecipare a un talent show perché non volevo lasciare nulla di intentato. Il primo singolo che avevo pubblicato 2005 non era andato bene. A X Factor me la sono giocata con leggerezza e ha funzionato: sono arrivata seconda e da quel momento è cambiato tutto, nel senso che sono riuscita a fare della passione della mia vita una professione» ricorda.

Ha una figlia di quattro anni e mezzo Giusy Ferreri. «Beatrice è intonata e da poco ha iniziato a prendere lezioni di pianoforte. Se un giorno dovesse decidere di intraprendere una strada artistica le dirò che è una sfida complessa, dove non è facile realizzare le proprie aspettative. Bisogna essere forti psicologicamente, prima di tutto, per esporsi alle critiche, al giudizio degli altri. In questi giorni di guerra e di immagini terribili che arrivano dall’Ucraina le ho voluto leggere una poesia speciale, scritta da una tredicenne israeliana, Talil Sorek, e intitolata Ho dipinto la pace: “Avevo una scatola di colori... Non avevo il rosso per il sangue dei feriti. Non avevo il nero per il pianto degli orfani... Mi sono seduta e ho disegnato la pace”. La trovo bellissima. Semplice e profonda, perfetta per spiegare a un bambino che si può sempre disegnare un mondo migliore di così».

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Gianni Poglio