Bee Gees
(Ansa)
Musica

I Bee Gees si meritano un grande biopic

La storia della band anglo-austaliana sarà raccontata sul grande schermo dal regista John Carney. Perché quello dei fratelli Gibb è stato uno dei gruppi pop di maggior successo di sempre

Secondo Italo Calvino «un classico è un’opera che non ha mai finito di dire quello che ha da dire», e non c’è dubbio che i Bee Gees di classici ne abbiano composti davvero tanti, con buona pace dei loro detrattori, che si annidano soprattutto nella critica rock più militante e integralista. Sono davvero pochi i gruppi che possono vantare un canzoniere ricco come quello dei tre fratelli Gibb (oltre 1.000 brani composti) che, nel corso di quarant'anni di carriera, hanno realizzato brani epocali, spaziando dal beat al folk, dalla disco all' r&b, dal soft rock al pop più raffinato, vendendo 230 milioni di dischi (270, se si contano anche i lavori scritti e prodotti per altri artisti). Stayin' alive, Night fever, You should be dancing, More than a woman, How deep is your love, Tragedy, Nights on Broadway, Too much heaven, Run to me, To love somebody, How can you mend a broken heart, I started a joke, I've gotta get a message to you e Words sono solo alcune delle canzoni più famose del gruppo anglo-australiano, che si è imposto grazie alle sue straordinarie armonie vocali, alle sue melodie immortali e alla sua capacità di rinnovarsi negli anni. Dopo il successo dei riusciti biopic su Queen, Elton John, Aretha Franklin ed Elvis Presley, presto anche i Bee Gees sbarcheranno sul grande schermo con un film biografico che ripercorrerà gli alti e i bassi della loro lunga carriera discografica, partita dall'Australia, per poi sbarcare in Inghilterra in piena Beatlesmania, fino ai trionfi della seconda metà degli anni Settanta a Miami, dove vive tutt'ora l'unico superstite Barry Gibb. Il film, che non ha ancora un titolo, ha subito numerose trasformazioni rispetto al progetto originario, ma, dopo l'abbandono del regista Kenneth Branagh per sopraggiunti impegni lavorativi e per alcune divergenze con la produzione, sembra finalmente aver trovato la squadra giusta. Il biopic sui Bee Gees, prodotto da GK Films (la stessa di Bohemian Rhapsody), Amblin Entertainment e Sister e distribuito dalla Paramount Pictures, sarà diretto da John Carney, regista che si è messo in luce con i film musicali Once e Sing Street per poi dedicarsi alla pluripremiata serie tv Modern Love, con due fortunate stagioni su Prime Video. La sceneggiatura del film è affidata alle sapienti mani di John Logan, tre volte candidato all'Oscar per The Aviator, Hugo Cabret e Il Gladiatore. Il biopic, come nei casi dei Queen e di Elton John, verrà realizzato lavorando fianco e fianco con Barry Gibb in veste di produttore esecutivo. Gibb aveva partecipato in prima persona anche all'emozionante documentario How Can You Mend a Broken Heart, uscito nel 2020 e premiato con il prestigioso Emmy Award. Restano ancora da trovare gli attori che interpreteranno Barry, Robin e Maurice Gibb, oltre al fratello minore Andy, artista solista di successo, morto prematuramente nel 1988, a soli 30 anni, per arresto cardiaco, causato probabilmente dagli abusi di cocaina e alcool. Nel corso della loro lunga carriera, i tre fratelli Gibb litigarono spesso tra loro, soprattutto Barry e Robin, che si contendevano le principali parti vocali delle canzoni (tanto che Robin abbandonò la band nel 1969, per poi rientrare un anno dopo), mentre Maurice è sempre stato il vero collante della band, sia dal punto di vista umano che musicale: molti brani sono nati in studio dal suo pianoforte o dal suo basso. Tutti i fratelli Gibb hanno avuto problemi di dipendenza, sebbene con diverse gradazioni: Barry fumava quotidianamente marijuana, Robin abusava di anfetamine e Maurice aveva problemi di alcolismo, tanto che si erano auto-soprannominati «pot, pills and piss» («pentola, pillole e pipì»). Eppure in studio, dove nascevano tutte le loro canzoni, i problemi personali e i rapporti tesi tra fratelli lasciavano spazio alla magia della musica: nel bellissimo documentario How Can You Mend a Broken Heart viene messo più volte in luce questo processo quasi alchemico, che trasformava, dopo ore di tentativi, accordi e parole appena abbozzate in canzoni complete, destinate a durare per decenni e a emozionare ad ogni ascolto. Per un malinteso luogo comune, si tende ad associare i Bee Gees alla disco music, quando, in realtà, la band si è accostata solo incidentalmente al genere tra il 1976 e il 1979, anni inframezzati dal trionfo de La febbre del sabato sera, una delle colonne sonore più vendute e premiate di sempre. L'album della svolta, da un punto di vista stilistico, è stato Main Course del 1975, prodotto dall'esperto Arif Mardin, che conteneva i singoli Jive Talkin' (successivamente inserito nella colonna sonora de La febbre del sabato sera) e Nights on Broadway. Durante le prove in studio di quest'ultima canzone, Barry Gibb iniziò quasi casualmente a fare dei controcori in falsetto, uno stile di canto tipicamente black, che ha fatto la fortuna di gruppi come Delfonics e Stylistics. Nacque, così, il marchio di fabbrica dei Bee Gees, che verrà utilizzato per i successivi album Children of the World del 1976 e per il blockbuster Spirits Having Flown del 1979, ma soprattutto nella colonna sonora de La febbre del sabato sera, il primo film in cui la colonna sonora era importante quanto la sceneggiatura. L'album viene spesso associato ai soli Bee Gees, autori e interpreti dei brani più significativi, ma in realtà la colonna sonora è una compilation di 17 brani con diversi artisti importanti, tra cui Kool & The Gang, The Trammps, Tavares, M.F.S.B. e Yvonne Elliman. I Bee Gees fanno la parte del leone con quattro brani inediti (Stayin’ Alive, How Deep Is Your Love, Night Fever e More than a woman) e con due pezzi da album precedenti, Jive Talkin' da Main Course del 1975 e You should be dancing da Children of the world del 1976. In realtà i brani inediti non furono composti appositamente per la colonna sonora, ma avrebbero dovuto far parte di un nuovo album di inediti che la band anglo-australiana stava registrando negli studi del Castello D’Herouville di Parigi, dove stavano remixando un doppio disco live, Here At Last...Bee Gees Live, inciso durante il tour americano. Il produttore Robert Stigwood (che realizzò anche i loro primi album) propose alla band di scrivere alcune canzoni per un film che si sarebbe dovuto chiamare Saturday Night, basato su un articolo di Nick Cohn, intitolato "Riti tribali del nuovo sabato sera", sulla vita notturna delle comunità povere newyorkesi di Bay Ridge che frequentano la discoteca Odissey 2001. I Bee Gees si limitarono ad adattare i brani a cui stavano già lavorando per il loro prossimo album al tema della pellicola, consegnandoli due settimane dopo dentro una cassetta. Il brano Night Fever offrì al produttore l'idea per il titolo del lungometraggio: La Febbre del Sabato Sera. Febbre intesa sia come eccitazione che come stordimento, parola perfetta per la sua ambivalenza, un mix di piacere e pericolo ideale per descrivere il mood di quelle notti infinite sulle piste da ballo. É curioso che ancora oggi si associ il brano Stayin' Alive alla scena di ballo tra Tony Manero con l'abito bianco e l'affascinante Stephanie Mangano (il brano che accompagna quella scena è More Than a Woman nella versione dei Bee Gees), mentre in realtà la canzone, ispirata alla New York poco raccomandabile di fine anni Settanta, attraversata dai conflitti sociali e dalla lotta tra bande rivali, è un invito a resistere, a tenere duro e ad andare avanti nonostante le difficoltà, fino ai drammatici versi finali: «La vita non va da nessuna parte/ Qualcuno mi aiuti/ Qualcuno mi aiuti, sì/ A restar vivo». L'album vinse nel 1979 cinque Grammy e negli Stati Uniti conquistò quindici dischi di platino, rimanendo per ventiquattro settimane in cima alla classifica Billboard 200. Prima della pubblicazione del leggendario Thriller di Michael Jackson nel 1982, la colonna sonora di Saturday Night Fever è stata il disco più venduto di sempre con oltre 40 milioni di copie. Il successo della colonna sonora e del successivo album Spirits Having Flown fu talmente travolgente che, come accade quasi sempre, i Bee Gees diventarono il gruppo da odiare, soprattutto per i critici e i fan del rock, che vedevano il trio anglo-austaliano come il simbolo della deriva commerciale della disco music. Non a caso, quando il dj radiofonico Steve Dahl organizzò il 12 luglio 1979 al Comiskey Park di Chicago la famigerata Disco Demolition Night, con centinaia di persone che bruciarono, durante l'intervallo di una partita di baseball tra tra i Chicago White Sox e i Detroit Tigers, numerosi vinili di disco music, molti dischi distrutti erano proprio dei Bee Gees. Un bruttissimo gesto, che segnò uno spartiacque per alcuni mesi, in cui la disco music venne, di fatto, bandita dalle radio. Anche i Bee Gees, dopo anni trionfali, accusarono il colpo: l'album Living Eyes del 1981, a cui parteciparono Steve Gadd e Don Felder degli Eagles, segnò una svolta soft rock, senza il caratteristico falsetto, ma le vendite furono decisamente inferiori rispetto alle aspettative. Barry si dedicò, allora, con successo a produrre brani per Barbra Streisand, Dionne Warwick, Kenny Rogers, Dolly Parton e Diana Ross, fino a riunirsi con i fratelli, anch'essi dediti ai rispettivi progetti solisti, nell'album E.S.P. del 1987, che vendette oltre tre milioni di copie, trascinato dal successo del singolo You win again. I tre fratelli pubblicheranno anche One nel 1989 (contenente Wish you were here dedicata al fratello minore Andy, appena scomparso), High Civilization nel 1991 e l'elegante e riuscito Still Waters nel 1997, da cui verranno estratti tre singoli di discreto successo: Alone, I Could Not Love You More e Still Waters (Run Deep). Nello stesso anno vengono introdotti nella Rock and Roll Hall of Fame e intraprendono il fortunatissimo tour mondiale "One Night Only". Gli anni Duemila, aperti con la pubblicazione dell'ultimo album in studio This is where I came in del 2001, sono stati funestati dalla prematura scomparsa prima di Maurice, morto a soli 53 anni, il 12 gennaio 2003, dopo un attacco di cuore avvenuto in seguito a un’intervento per curare un’occlusione intestinale, e poi di Robin il 20 maggio 2012, scomparso a 62 anni dopo aver combattuto coraggiosamente contro un cancro al colon. L’unico sopravvissuto del gruppo è Barry Gibb, classe 1946, che continua a incidere nuova musica (nel 2021 ha pubblicato il suo terzo album solista Greenfields, con cover dei Bee Gees eseguite in chiave country insieme a numerosi ospiti illustri) e a portare avanti l’eredità del gruppo. A giudicare dal successo del suo concerto del 2017 a Glastonbury, il più importante festival inglese, la musica dei Bee Gees è ancora oggi amatissima da diverse generazioni di fan, affascinate da queste canzoni senza tempo, ricche di melodia, di armonia, di ritmo e di vita.

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Gabriele Antonucci