I popoli indigeni a Rio +20, la Conferenza ONU sull'ambiente
Nel villaggio di Kari-Oca, oltre 600 rappresentanti di comunità indigene del pianeta hanno partecipato al Summit mondiale dei popoli indigeni, un evento legato alla Conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile, RIO+20
Ha preso il via oggi a Rio de Janeiro la Conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile , RIO+20, una tre giorni di incontri a cui partecipano oltre cento capi di Stato e di Governo, che dovranno discutere e approvare il documento finale elaborato dai negoziatori ONU delle 193 delegazioni presenti alla Conferenza. A vent'anni di distanza dal summit della Terra del 1992, Rio+20 discute di economia verde, governance ambientale e obiettivi globali misurabili oltre il 2015.
Il maxi-evento organizzato dall'ONU nella metropoli carioca, sul cui esito non si nutrono grandi speranza, ha ospitato dal 15 giugno anche un Summit dei cittadini, parallelo a quello dei leader. Almeno 50.000 persone, appartenenti a delegazioni di 176 Paesi, stanno prendendovi parte. Si tratta di una serie di iniziative pensate per dare voce ai cittadini e alle organizzazioni ambientaliste in merito alle proposte per risolvere le sfide sociali, economiche e ambientali considerate più importanti a livello globale.
Tra questi lavori paralleli e propedeutici alla Conferenza, si è svolto anche il Summit mondiale dei popoli indigeni, a cui hanno partecipato oltre 600 rappresentanti, provenienti soprattutto dal Sudamerica ma da ogni parte del mondo, per proporre soluzioni praticabili alla globalizzazione selvaggia e diffondere la voce della Madre Terra.
Eccoli in questa fotogallery, nel corso delle attività e delle assemblee svoltesi intorno al villaggio di Kari-Oca (in lingua tupi-guarani, Kari-Oca significa "casa dell'uomo bianco") che li sta ospitando.