Fatdoor: un social network per i droni
Un po’ Facebook un po’ DARPA. Ecco come internet e robotica danno vita al primo vero quartiere digitale
Fatdoor è quel tipo di social network che andrebbe bene per piccole comunità, tipo i paesini di provincia dell’appennino italiano, ma anche i quartieri modello della Silicon Valley. Ed è proprio qui che Raj Abhyanker ha pensato ad uno strumento che non solo facilitasse il dialogo tra persone vicine e lontane (come Facebook) ma anche che rappresentasse una sorta di luogo di interscambio di informazioni, emergenze ed utilità. Un esempio? Una famiglia si trova in difficoltà economiche: la rete creata su Fatdoor può organizzarsi per aiutare i concittadini, fornendo tutti i beni di cui hanno bisogno.
Su Facebook tutto ciò è ancora possibile ma c’è bisogno (nell’ordine) di creare un gruppo, invitare le persone dello stesso paese, sperare che accettino e non pensino ad un altro invito per Candy Saga, e poi organizzare i volontari. Su Fatdoor no, perché il social network nasce proprio per questo: mettere in contatto persone vicine, anche per incentivare l’aiuto reciproco e soprattutto lo fa utilizzando i droni.
Si perché la piattaforma a cui fa capo Fatdoor è un concentrato di tecnologia e tecnica, con il risultato di trasformare gli iscritti al sito in cittadini sempre attivi, anche se non in prima persona. L’idea è semplice quanto funzionale: dotare ogni iscritto a Fatdoor di una controparte robotica, un drone o un piccolo robot da strada, che possa compiere azioni al posto nostro quando non ci troviamo in zona. Per farlo Fatdoor utilizza l’indirizzo di casa degli iscritti (a quanto pare non per fini pubblicitari) per validare la partecipazione di un cittadino alla rete del quartiere e abilitarlo all’utilizzo delle estensioni robotiche.
In questo modo ogni residente può controllare il suo piccolo drone, che si interfaccia allo smartphone tramite rete Wi-Fi o 3G, permettendo di svolgere le più comuni azioni quotidiane, come andare in posta, consegnare un pacco o semplicemente vedere come stanno i propri zii. Gli sviluppatori danno degli esempi “etici”, come la consegna di cibo o medicine, ma è ovvio che si potrebbe andare anche oltre, come lo spiare le famiglie nelle loro case, i bambini che giocano nel parco o (peggio) monitorare un residente per capire quando esce di casa per svaligiargliela.
Un impasse che si può superare riconoscendo a Fatdoor la necessità di validare il reale utilizzatore del drone e, per quanto possibile, cercare di limitarne le azioni. Nel progetto di Abhyanker ogni residente dovrebbe avere il suo piccolo rover parcheggiato nel garage di casa per poi farlo girare intorno alla città e compiere le commissioni al proprio posto. Tutto viene pilotato dal social network che rappresenta quasi una stazione di controllo. La zia ha bisogno del pane o di andare in farmacia? Niente paura ci pensiamo noi, che siamo lontani decine di km, ma possiamo contare sulla presenza del piccolo aiutante alato.
In realtà il social network è fatto per accogliere tanti “amici” elettronici diversi. Oltre al drone c’è già un accordo con “Bot Appetit ”, un carrello automatico che è stato progettato per consegnare cibo all’interno della città, raggiungendo i più bisognosi. Oppure Skyteboard, di cui esiste una pagina su Kickstarter che si pone l’obiettivo di raggiungere 300 mila dollari per produrre i primi modelli entro il prossimo inverno. Il prezzo cadauno? Circa 1.000 dollari, tanto vale il vostro io radio-comandato.
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