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(Ansa)
Economia

Stretto di Hormuz: la chiusura porterebbe il prezzo del petrolio a nuovi record

Tehran controlla l'area strategica che separa il Golfo dell'Oman da quello Persico. Da qui transita un quinto del petrolio mondiale. Se I'Iran puntasse a chiudere il passaggio si stima che il brent potrebbe arrivare a toccare i 130 dollari al barile

Per molti lo stretto di Hormuz vorrà dire ben poco. Difficilmente, forse, saprebbero indicarlo su una mappa.

Se il Golfo dell'Oman, situato tra le coste dell'Oman e quelle meridionali dell'Iran, rappresenta il punto cruciale nel panorama geopolitico mondiale, lo stretto di Hormuz è la sua porta blindata. Circa il 40% del petrolio mondiale transita attraverso questa porta he separa il Golfo dell'Oman dal Golfo Persico, e riveste un ruolo strategico di primo piano. Oggi più che mai. È infatti attraverso questo passaggio che si accede al Golfo Persico, un'ampia insenatura che si estende per circa 2400 chilometri e ospita diverse nazioni costiere, tra cui l'Iran, l'Iraq, il Kuwait, l'Arabia Saudita, il Bahrain, il Qatar e l'Oman. Hormuz è il principale crocevia mondiale del petrolio e un nodo cruciale per il commercio globale di idrocarburi.

Potete quindi immaginare cosa potrebbe succedere se, improvvisamente - o forse no - la porta si chiudesse per sempre.

Bloccare lo stretto di Hormuz significherebbe spegnere i rubinetti petroliferi di mezzo mondo. Italia compresa. Lo scenario, non è così distopico. Il sequestro nello stretto di Hormuz della portacontainer Aries (perché riconducibile a Israele) negli scorsi giorni è arrivato come una tempesta perfetta innalzando la crisi del comparto ai massimi livelli, già sotto pressione a causa degli attacchi marittimi degli Houthi nel Mar Rosso, che hanno perturbato le rotte commerciali e aumentato i costi dei trasporti. La recente escalation con l'attacco dell'Iran contro Israele aggrava ulteriormente la situazione, portando a interrogarsi su quale possa essere il prossimo sviluppo.

C'è un rischio concreto che il prezzo della benzina aumenti alle pompe nelle prossime ore, secondo gli analisti, mentre si prevedono acque meno agitate sul fronte del petrolio. Dopotutto, le minacce dell'Iran - che controlla lo stretto - si ripetono ciclicamente da ormai 40 anni. Tuttavia rimane una certezza: l'attacco iraniano su Israele e le tensioni che si sono spostate, fisiologicamente, nello stretto di Hormuz, destano una certa preoccupazione perché mettono a repentaglio le sorti - e i costi - di un quinto del petrolio mondiale.

Con circa venti milioni di barili di greggio e gas naturale che viaggiano ogni giorno attraverso questo stretto vitale, la sua strategicità dal punto di vista energetico è indiscutibile. Circa il 60% delle navi che passano dallo stretto sono navi cisterna e metaniere, mentre il resto è costituito principalmente da navi container e general cargo. Anche se il trasporto di rinfuse secche come carbone e acciaio è meno significativo, i numeri parlano chiaro sulla cruciale importanza di questo stretto per il commercio globale e la stabilità energetica.

Se dovessimo dunque dar seguito alle minacce del comandante della Marina della Guardia rivoluzionaria iraniana di mettere un lucchetto al passaggio delle navi nello stretto, ci troveremmo di fronte a uno scenario in cui il Brent (ovvero la tipologia di petrolio maggiormente scambiata nel mondo) potrebbe arrivare a costare fino a tra i 100 e i 130 dollari al barile.

A spaventare non è tanto la chiusura dello stretto quanto la possibilità che si verifichino attacchi alle infrastrutture petrolifere nella zona e accende ancora una volta i riflettori sulla vulnerabilità delle materie prime in contesti geopolitici complessi, come quelli attuali.

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Marianna Baroli

Giornalista, autore

(Milano, 1986) La prima volta che ha detto «farò la giornalista» aveva solo 7 anni. Cresciuta tra i libri di Giurisprudenza, ha collaborato con il quotidiano Libero. Iperconnessa e ipersocial, è estremamente appassionata delle sfaccettature della cultura asiatica, di Giappone, dell'universo K-pop e di Hallyu wave. Dal 2020 è Honorary Reporter per il Ministero della Cultura Coreana. Si rilassa programmando viaggi, scoprendo hotel e ristoranti in giro per il mondo. Appena può salta da un parco Disney all'altro. Ha scritto un libro «La Corea dalla A alla Z», edito da Edizioni Nuova Cultura, e in collaborazione con il KOCIS (Ministero della Cultura Coreana) e l'Istituto Culturale Coreano in Italia.

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