Sblocca Italia: grandi cantieri ed ecobonus decisivi per la ripresa
STEFANO SCARPIELLO / Imagoeconomica
Economia

Sblocca Italia: grandi cantieri ed ecobonus decisivi per la ripresa

Il rilancio della nostra economia potrebbe passare proprio da una scossa del mondo dell’edilizia, che attende con ansia le nuove misure

Sono ormai giorni, se non settimane, che si rincorrono voci e indiscrezioni su quelli che dovrebbero essere i contenuti dell’atteso decreto Sblocca Italia che dovrebbe essere licenziato domani dal Consiglio dei ministri. Un provvedimento calderone nel quale si pensa di far confluire misure delle materie più disparate, dalla giustizia alla scuola, dalla pubblica amministrazione all’economia. Proprio su quest’ultimo fronte, quello economico, si appuntano però le maggiori attenzioni, visto che l’intento di fondo dell’intero pacchetto di norme è fondamentalmente quello di rilanciare lo sviluppo del Paese, che ormai fa segnare da tempo un indice di crescita praticamente nullo, se non negativo.

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Vale la pena dunque evidenziare fin d’ora quali potrebbero essere le decisioni del governo Renzi che più di tutte, in tema di economia, potrebbero contribuire a dare quella scossa al Paese attesa ormai da anni. E allora, di sicuro impatto dovrebbero essere le misure, denominate Sbloca cantieri, che attraverso lo stanziamento di 30 miliardi di euro, il 60% dei quali dovrebbero giungere da risorse private, servirà appunto a sbloccare le grandi opere ferme e già finanziate generando 95mila nuovi posti di lavoro per un totale di 348mila occupa totali. Un progetto ambizioso, che rischia, come già in passato, di infrangersi contro il muro di nodi amministrativi e burocratici che da sempre imbrigliano e osteggiano la realizzazione di infrastrutture nel nostro Paese.

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Ma nei programmi del premier non ci sarebbero solo interventi sui grandi cantieri, ma un generale rilancio della rete infrastrutturale italiana. In questo capitolo, rientrerebbero dunque a pieno titolo le misure che si vorrebbero attuare per estendere la banda larga e per ridare ossigeno al sistema portuale nazionale, risorsa di trasporto da sempre colpevolmente sottoutilizzata. E ancora, sempre in tema infrastrutturale, 10 miliardi dovrebbero essere spesi per investimenti sulle autostrade e il contenimento dei pedaggi autostradali, e 1 miliardo per la manutenzione di strade e ferrovie. Insomma una sorta di vero e proprio tagliando di tutta la nostra rete di trasporto, quanto mai necessario, e che potrebbe favorire la creazione di nuovi posti di lavoro.

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Ma a ridare impulso alle attività delle nostre imprese, soprattutto quelle del comparto edile, tra i più bersagliati dalla crisi, potrebbe essere messo in campo un altro strumento significativo. L’idea, di cui da tempo si discute all’interno del governo, è quella non solo di riconfermare il cosiddetto ecobonus sulle ristrutturazioni che migliorano l’efficienza energetica degli immobili, ma di allargare questo beneficio anche ad alberghi, hotel e imprese. La scelta dell’esecutivo sarebbe motivata dal fatto che finora, le detrazioni del 65% sui lavori di efficientamento energetico, hanno generato un gettito aggiuntivo dell’Iva di 5 miliardi di euro, a fronte dei 2 miliardi preventivati.

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Come dire: un vero successo, che ora si vorrebbe estendere anche ad altri soggetti. Una misura, questa dell’ecobonus, che insieme a quella che dovrebbe agevolare fiscalmente anche i lavori di adeguamento antisismico, è stata accolta ovviamente con grande favore dal mondo dell’edilizia, che continua a sperare che all’interno del pacchetto di misure dello Sblocca Italia, ci possa essere anche la riproposizione del bonus generico sulle ristrutturazioni semplici, un’ipotesi che però al momento non trova nessuna conferma in sede governativa.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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