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(Ansa)
Economia

I pensionati Uil avvertono il governo: «Se continuate così non vi votiamo più»

Consegnata una lettera a 600 parlamentari per protestare contro i tagli alle rivalutazioni

“Le scriviamo per esprimerLe la nostra preoccupazione relativamente alle politiche in atto e future rivolte alle persone anziane e pensionate, che rappresentano oggi in Italia circa un quarto della popolazione e una parte significativa dell’elettorato”. Inizia così la lettera che il segretario nazionale della Uil Pensionati Carmelo Barbagallo, ha consegnato lunedì 6 novembre a oltre 600 parlamentari a Roma in cui si lancia un avvertimento alla maggioranza: se continuate a colpire così i pensionati non vi voteremo.

Nel documento si premette che il sindacato è consapevole “della complessità della situazione nazionale e internazionale, ma”, si aggiunge “è inaccettabile che a pagarne i costi siano sempre e solo i pensionati e i lavoratori dipendenti. È ugualmente inaccettabile che ogni manovra di riduzione del deficit e del debito si concretizzi in una riduzione del nostro welfare. Giudichiamo inoltre un grande errore non aver utilizzato – e non utilizzare – il Mes sanitario, 36 miliardi di euro che potrebbero compensare anni di sottofinanziamenti alla sanità. Incomprensibile peraltro la motivazione di voler evitare di fare altro debito, nel contesto di una legge di bilancio 2024 che fa crescere deficit e debito”.

La lettera entra poi nel vivo sottolineando che il sindacato guidato da Barbagallo ha “valutato molto negativamente il taglio della rivalutazione alle pensioni di importo superiore a 4 volte il minimo inserito nella legge di bilancio 2023. Contro questa norma abbiamo anche avviato cause pilota con l’obiettivo di arrivare a un pronunciamento della Corte Costituzionale. Quanto al momento previsto per il 2024 conferma lo stesso impianto negativo: resta il meccanismo iniquo per fasce di importo, resta la penalizzazione delle pensioni di importo medio e medio alto. Ribadiamo che la rivalutazione delle pensioni all’inflazione non è un aumento, ma l’unico strumento che hanno i pensionati per conservare il proprio potere d’acquisto nel tempo”.

Per il biennio 2023-2024 la Legge di Bilancio approvata nel dicembre scorso prevedeva un adeguamento all’inflazione pari all’80 per cento per le pensioni da 4 volte a 5 volte il minimo (da 2.102 a 2.627 euro lordi); al 55 per cento per gli assegni da 2.627 euro a 3.152 euro; al 50 per cento tra quest’ultimo importo e 4.203 euro; al 40 per cento fino a 5.254 e al 35 per cento per gli importi superiori. Ma accanto al taglio della rivalutazione era stato aggiunto un secondo danno: la perequazione viene calcolata sull’intero reddito pensionistico e non per scaglioni, un sistema più favorevole che aveva re-introdotto il governo Draghi. Con la nuova manovra sono state introdotte nuove percentuali di rivalutazione, più favorevoli per le pensioni medio-basse, mentre è previsto un taglio dal 32 al 22 per cento delle rivalutazioni delle pensioni superiori a dieci volte la minima.

Prosegue il documento consegnato ai parlamentari: “Le pensionate e i pensionati colpiti dai tagli alla rivalutazione hanno sempre onorato il proprio patto con lo Stato, pagando le tasse e i contributi per molti anni. Anche in pensione continuano a pagare tasse elevate, mediamente più degli stessi lavoratori italiani e circa il doppio dei pensionati europei. In questi anni di pandemia e crisi economica, hanno contribuito, e contribuiscono, in misura significativa ai redditi delle famiglie di figli e nipoti. Le persone anziane rappresentano una grande risorsa per il nostro Paese. Chiedono rispetto e sono stanche di essere considerate un problema. Alle prossime elezioni” avverte in conclusione la lettera “a partire da quelle europee, saranno sicuramente in grado di valutare quali sono le forze politiche che fanno i loro interessi e propongono misure a loro favore”.

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Guido Fontanelli