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Economia

Italiani e risparmio: volano i titoli di Stato

Incertezza economica e condizioni geopolitiche spingono i risparmiatori verso porti sicuri e con una propensione sempre più incerta rispetto agli investimenti

Le tensioni a livello geopolitico, le incertezze sulle prossime mosse della Bce e un quadro economico internazionale non brillante, spingono gli italiani verso i titoli pubblici. Secondo il 5° rapporto Assogestioni-Censis, presentato al Salone del Risparmio di Milano, tra i risparmiatori pronti a investire in strumenti finanziari, il 41,3% vorrebbe farlo in Titoli di Stato, il 37,7% in Fondi comuni di investimento, il 28,3% in Buoni postali di risparmio, il 26,8% in obbligazioni, il 23,9% in polizze assicurative. “In un contesto in cui il crescente interesse per gli eventi globali genera uno stato diffuso di incertezza, il risparmio rappresenta una delle principali fonti di sicurezza”, dichiara Giorgio De Rita, Segretario Generale del Censis, aggiungendo che “ a cambiare è l’intenzione di destinazione del risparmio degli italiani: se in passato la liquidità rappresentava la principale destinazione, oggi c’è un maggiore interesse per i Titoli di stato, mentre i prodotti del risparmio gestito conservano una loro specifica attrattività”. Possiamo dunque parlare di made in Italy anche negli investimenti. Il 69,6% dei risparmiatori di fronte a crisi globali e densa incertezza ritiene infatti che sia meglio investire su strumenti finanziari italiani. Ne sono più convinti l’81,9% con la licenza media, il 73,8% dei diplomati e il 60,5% dei laureati. Il 48,6% dei risparmiatori per investire in Italia accetterebbe, addirittura, rendimenti minori.

Nonostante un clima geopolitico incerto e una situazione economica non brillante gli italiani non hanno perso la loro tendenza al risparmio. Il report evidenzia infatti che il 76,7% risparmia. A livello geografico la situazione è abbastanza omogenea con il 77,3% dei residenti del nord- ovest che risparmia, il 77,3% al nord-est, il 77,2% al centro e il 75,7% al sud e isole. Varia ovviamente l’intensità della creazione di risparmio. Rispetto agli anni passati dove l’inflazione non aveva ancora eroso parte delle riserve accumulate e i tassi di interesse non erano stati alzati a livelli record, la situazione è cambiata. Il 39,3% risparmia al massimo il 5% del proprio reddito annuo, il 33,2% tra il 6% e il 15%, il 17,2% tra il 15% e il 20%, il 10,3% oltre il 20%.

La propensione agli investimenti resta incerta. Il 46,9% degli italiani ha intenzione nel prossimo futuro di investire di più o iniziare a investire in prodotti del risparmio gestito (Etf, fondi pensione polizze vita ecc), il 14,4% è indeciso e il 38,7% non vuole sentir parlare di tali strumenti. Alla domanda “cosa vi convincerebbe a investire (in questo mondo)?” Il 35,6% indica la possibilità di capire meglio di cosa si tratta, il 23,8% la certezza che i prodotti siano in linea con le proprie convinzioni etiche, il 22% punta su costi più bassi per i servizi, il 19% su consigli e spiegazioni ricevute da interlocutori di fiducia e il 18,5% su prodotti più attraenti e più convincenti.

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Giorgia Pacione Di Bello