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Economia

Italiani sempre più poveri

Il ceto medio si ritrova a fare i conti con livelli di povertà sempre più complessi e l'evasione fiscale vola. Per risolvere il problema servirebbe una semplificazione del sistema fiscale e la riduzione delle tasse sul lungo periodo

Un ceto medio sempre più povero e un’evasione fiscale sempre più alta. Così si potrebbe sintetizzare l’attuale situazione economica dell’Italia. Secondo l’ultimo rapporto pubblicato da Itinerari Previdenziali il 40% dei contribuenti ha dichiarato di aver percepito un reddito inferiore ai 15.000 euro l’anno. Nel dettaglio si dice che da 0 fino a 7.500 euro lordi si collocano 8,8 milioni di euro e tra i 7.500 e i 15.000 euro si trovano 7,8 milioni di contribuenti. Si tratta dunque di 16,6 milioni di contribuenti che non pagano l’Irpef perché rientrano nelle fasce di esenzioni o per effetti di detrazioni fiscali. Nel complesso, i contribuenti delle prime due fasce di reddito (42,59%) pagano solo l’1,74% dell’Irpef, ampiamente insufficiente a ripagarsi anche il solo costo della spesa sanitaria. Questo significa dunque che la quota maggiore di Irpef ricade su tutti quei contribuenti che dichiarano un reddito fino a 55.000 euro l’anno. Nel dettaglio chi va tra i 15.000 e i 29.000 euro paga il 35,76% di Irpef e quelli tra i 29.000 e i 55.000 euro versano invece il 62,52%. Una situazione che, sentiti diversi commercialisti, non è nuova e che la si ritrova costantemente tutti gli anni. Nell’anno di imposta 2019, per esempio, c'erano 13 milioni di contribuenti che dichiaravano redditi inferiori a 15.000 euro e dunque risultano essere esenti dall’Irpef. Dati che fanno riflettere su due punti: da una parte il fenomeno dell’evasione fiscale e dall’altra, il continuare a mettere in atto politiche fiscali a scapito del ceto medio. Dualismo sintetizzato da Stefano Cuzzilla, Presidente della Confederazione italiana dei dirigenti e delle alte professionalità, che ha sottolineato come “Non è accettabile che poco più del 13% della popolazione si faccia carico della quasi metà degli italiani che non dichiara redditi e trova benefici in un groviglio di agevolazioni e sostegni, spesso concessi senza verificarne l’effettivo bisogno. Un 13% che guadagna da 35mila euro lordi in su, e che per questo non può beneficiare del taglio al cuneo fiscale perché è considerato troppo ricco e non può difendersi dall’inflazione nemmeno quando arriva alla pensione, sempre perché è considerato troppo ricco”. Anche questo governo con la riforma dell’Irpef è andato ad agevolare i redditi tra i 15.000 e i 28.000, abbassando la quota di Irpef da pagare e allo stesso tempo limitando le agevolazioni fiscali al 19% per i redditi dai 50.000 in sù. Siamo dunque di fronte ad un’Italia dove la quota maggioritaria dell’Irpef ricadere sul ceto medio, che continua ad non essere aiutato, e dall’altra, chi riesce ad evadere, sfruttare magari anche agevolazioni non dovute.

Come migliorare la situazione

L’evasione è un fenomeno che caratterizza il tessuto economico italiano. Abbiamo un tax gap tra gli 80 e 100 miliardi di euro e un sistema fiscale troppo complesso e sovrastrutturato che permette di sfruttare la complessità a vantaggio di chi vuole cercare di pagare meno tasse. Come ridurre il fenomeno dell’evasione? I diversi commercialisti sentiti concordano nel dire che la semplificazione del sistema fiscale e contemporaneamente la riduzione delle tasse nel lungo periodo possono impattare positivamente sull’evasione. Dall'altra parte però è necessario mettere in piedi una seria lotta contro questo fenomeno. L’attuale governo, con i primi provvedimenti attuativi della delega fiscale, sta andando in quella direzione. Pensiamo all’interoperatività tra le diverse banche dati o all’uso sempre più frequente della tecnologia per la profilazione dei contribuenti e l’analisi predittiva. Strumenti che sicuramente potranno aiutare l’Agenzia delle entrate a scovare gli evasori. Da sottolineare anche come è necessario rivedere le detrazioni e deduzioni fiscali perché di molte di queste non si conoscono gli effettivi beneficiari e dunque la spesa per lo Stato legata all’erogazione. Anche questo è in programma nella Riforma del fisco, ma per il momento è un capitolo che è stato spostato più avanti, vista la sua complessità di analisi.

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Giorgia Pacione Di Bello