Diego Della Valle prepara nuove stoccate
Della Valle mena fendenti contro i protagonisti dei salotti buoni. Perché gli hanno fatto perdere 100 milioni di euro. Prossimo obiettivo: Mediobanca
E adesso? Chi altri attaccherà Diego la peste? E soprattutto: perché? Sono le domande che agitano i sonni di più d’uno dei vecchi (e giovani) boiardi privati del capitalismo italiano. Inquieta un po’ tutti questo Diego Della Valle scatenato, ricco di suo e non di prestiti bancari, che, dopo avere dato dell’arzillo vecchietto sia a Giovanni Bazoli sia a Cesare Geronzi, dopo avere sbattuto la porta del patto di sindacato di Mediobanca e Rcs (nella quale è salito all’8,7 per cento), ha osato l’inosabile dando dei «furbetti cosmopoliti» a Sergio Marchionne e John Elkann e suggerendo a quest’ultimo di fare solo ottime sciate e belle veleggiate. Chi attaccherà?
Semplice: Mediobanca e i suoi paladini. L’ha fatto capire dicendo in tv che «c’è ancora in piedi un mondo che in realtà non c’è più, quello della vecchia economia che si autogestiva e si autocooptava, che viveva con l’1-2 per cento delle azioni, ma sta finendo, siamo agli sgoccioli, manca poco per riportare la palla al centro, e il centro sono gli imprenditori seri, spina dorsale del Paese».
Poco meno di un editto di guerra. Il patto di sindacato che regge la Mediobanca resterà in vigore fino a tutto il 2013, ma un anno in questo campo vola. E anche in costanza di patto la governance può cambiare, eccome, basta sostituire il management. Quello stesso che Della Valle ha bastonato severamente per il licenziamento di Giovanni Perissinotto dalle Generali: «Inadeguati» definì il presidente Renato Pagliaro e l’amministratore delegato Alberto Nagel. Probabilmente attaccherà le altre banche: beato lui, non ne dipende. E non ha stima di quei manager creditizi senza un’azione che, non avendo imprese, ne decidono i destini. Già, ma a che gli serve attaccare? «È soprattutto uno sfogo: per avere creduto a questa gente, Diego è in perdita di circa 100 milioni tra Mediobanca e Rcs» spiega un amico che lo stima. La spiegazione più semplice forse è anche l’unica vera. Della Valle il provinciale credeva che il salotto fosse buono sul serio, c’è entrato, ha visto la muffa e da allora accarezza nervosamente il manico dell’aspirapolvere.