Crisi, perché la Francia ora è nel mirino
Debito in aumento, poca competitività e un po' di supponenza rendono Parigi bersaglio della speculazione
Dopo Atene, Lisbona, Dublino, Madrid e Roma, adesso è la volta di Parigi. Anche la Francia è ormai diventata un sorvegliato speciale in Europa, un paese dall'economia profondamente malata e possibile bersaglio della speculazione sui mercati. L'agenzia statunitense Moody's ha da poco declassato il debito pubblico transalpino e abbassato il rating da tripla A ad aa1, seguendo le orme della concorrente Standard&Poor's che, già nel gennaio scorso, aveva effettuato un dowgrade (una revisione al ribasso del giudizio) su Parigi.
Per i cugini d'Oltralpe, però, l'umiliazione più grande è stata probabilmente un'altra: l'ultima copertina del settimanale Economist che ha dipinto la Francia come una vera e propria bomba a orologeria nel cuore del Vecchio Continente, evidenziando un rischio che molti paventano da mesi. Dentro i confini di Eurolandia, nonostante gli interventi salvifici della Bce di Mario Draghi, la crisi resta infatti in agguato ed è pronta a una nuova escalation. Dopo la Spagna e l'Italia, trattate spesso con un po' di snobismo a Parigi, il ventre molle del Vecchio Continente potrebbe diventare proprio la repubblica un tempo guidata da De Gaulle e Mitterand.
Queste preoccupazioni appaiono tutt'altro che campate in aria, almeno nell'Europa di oggi dominata dai tedeschi, che ha fatto del rigore di bilancio una “filosofia di vita”. I conti pubblici di Parigi, infatti, non scoppiano certo di salute e gli analisti internazionali lo sanno bene: nel 2012, il deficit transalpino rimarrà ampiamente sopra il 4% del pil mentre il debito pubblico (sempre in rapporto al pil) salirà dall'87% fin sopra la soglia del 90-91%.
LE POLITICHE DI FRANCOIS HOLLANDE
Certo, si tratta di livelli ben più bassi del 125% registrato in Italia, ma c'è un particolare che non va trascurato: il governo di Roma, messo sotto esame dall'Europa intera, ha avviato da tempo una cura lacrime e sangue per raggiungere il pareggio di bilancio già nel 2013 e avrà presto un avanzo primario (cioè un surplus al lordo degli interessi sul debito) di quasi il 4% del pil. Se non vi fosse il peso enorme di un indebitamento accumulato nei decenni scorsi, insomma, l'Italia avrebbe dei conti pubblici in piena salute, o quasi. La Francia, invece, no. Nel 2013, il deficit transalpino forse tornerà al 3-3,5%, grazie però a pesanti sacrifici programmati dall'amministrazione di Francois Hollande, che deprimeranno sicuramente l'economia.
FRANCOIS HOLLANDE E I SONDAGGI
Sembrano ormai lontani, insomma, i tempi in cui l'ex-presidente transalpino Nicolas Sarkozy cercava di mantenere saldo l'asse franco-tedesco e dispensava giudizi sui progressi nel risanamento dei conti pubblici fatti dal governo italiano. Ora, a essere sotto esame è la Francia, dove l'economia cresce a ritmi non esaltanti (cioè a un tasso dello 0,2% nell'ultimo trimestre) e dove parecchi indicatori mostrano una perdita di competitività del paese. La spesa pubblica transalpina, per esempio, è al 56% del pil, il livello più alto di Eurolandia, la disoccupazione giovanile si avvicina al 25% ed è superiore alla media continentale, mentre il deficit commerciale è attorno al 2% del prodotto interno lordo. Sono numeri che avvicinano Parigi ai paesi del Mediterraneo, più che alle virtuose nazioni del Nord Europa.