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Economia

Cassette di sicurezza; si torna a parlare di sanatoria

Nella rincorsa a fondi che mancano il Governo pensa ad interventi sulle decine e decine di miliardi tra valute e valori che gli italiani hanno nelle cassette

Cassette di sicurezza. Sanatoria sì o no? È giallo, ma sotto le indiscrezioni, un fondo di verità c’è, di solito. Il governo (secondo quanto riportato oggi dal Corriere della Sera) starebbe pensando a un maxi-condono di quei 150 miliardi contenuti nel milione e mezzo di cassette di sicurezza presenti in Italia. Una sanatoria su contante e valori accumulati e conservati senza dichiarare nulla al fisco, nelle casseforti. L’esecutivo ha smentito nel giro di poche ore: "Contrariamente a quanto riportato oggi da alcuni organi di stampa, smentisco categoricamente che è allo studio una misura per far emergere valori e contanti detenuti nelle cassette di sicurezza" ha affermato il viceministro dell’Economia e delle Finanze, Maurizio Leo. Ma quello che è certo è che il governo è a caccia di risorse, di quei 20 miliardi circa necessari per la manovra, per mantenere parte delle promesse fatte agli elettori. E il secondo elemento certo è che il tesoro di quelle cassette di sicurezza fuori dall’occhio del Fisco si aggirerebbe intorno ai 200/300 miliardi di euro, 150 liquidi.

L’ipotesi di una voluntary disclosure non è nuova al dibattito politico. Nel 2016 la mise sul tavolo il governo Renzi, sempre per fare tornare i conti in vista della Legge di Bilancio. E la Lega fece lo stesso nel 2019, durante il governo giallo-verde. L’idea, ieri come oggi, è quella di regolarizzare le somme sommerse in cambio di un prelievo significativo e di uno scudo sui reati tributari per i beneficiari. Così da fare uscire allo scoperto l’evasione e fare cassa. Si parlò di un 15% da applicare alle somme accertabili. Oggi il governo (sempre secondo quanto riportato dal giornale di via Solferino) starebbe pensando a un prelievo del 26% delle somme per le quali il contribuente può dimostrare l’origine. Le altre sarebbero regolarizzate senza subire il prelievo. Questo per non coinvolgere somme di cui non si conosce l’origine. Quindi un cittadino che ha 20mila euro nella cassetta di sicurezza e può giustificare il guadagno solo di 10mila pagherà 2600 euro allo Stato, regolarizzando però tutti i 20mila euro.

Il rischio numero uno è che la sanatoria venga utilizzata per ripulire denaro sporco, anche da parte delle organizzazioni criminali. Per questo potrebbero essere inseriti argini e tetti alla somma regolarizzabile, ma non sarebbe una certezza comunque. E il rischio numero due è quello di tutte le sanatorie fiscali: il premiare i contribuenti scorretti davanti a chi invece paga sempre il dovuto. Certo con un prelievo del 26% il governo potrebbe ottenere risorse fondamentali per la prossima Finanziaria. Ma con quali conseguenze, anche politiche?

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Cristina Colli