Pomigliano, la Fiom porta di nuovo la Fiat in tribunale
Economia

Pomigliano, la Fiom porta di nuovo la Fiat in tribunale

Dopo il rientro dei 19 operai discriminati, scoppia il caso di possibili licenziamenti, e la vicenda finisce di nuovo nelle mani della magistratura

Chi pensava che con l’assunzione dei 19 operai iscritti alla Fiom nello stabilimento di Pomigliano si fosse scritta la parola fine allo scontro sindacale in atto in Fiat dovrà ricredersi. L’arrivo trionfale in fabbrica con tanto di bandiera dei lavoratori il cui reintegro è stato ordinato con una sentenza del tribunale , sembra essere infatti la classica vittoria di una battaglia in una guerra che invece andrà avanti. “Intanto oggi – annuncia Giorgio Airaudo, responsabile nazionale auto della Fiom – noi eleggeremo finalmente i nostri 8 delegati dell’Rsa, che andranno dunque a rappresentare la Fiom all’interno della fabbrica, sanando una situazione del tutto anomala che ci vedeva assenti. Inoltre, abbiamo deciso che i 19 assunti entreranno tutti nel direttivo della Fiom, un modo per garantire loro maggiore tutela”.

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Ma le azioni delle tute blu della Cgil non finiscono certamente qui. Da risolvere infatti c’è il problema sollevato con grande clamore dalla Fiat stessa, che intende licenziare 19 operai già assunti , per fare spazio ai nuovi arrivati della Fiom. Una decisione criticata questa volta da tutte le sigle sindacali, e che qualcuno ha bollato una sorta di vera e propria rappresaglia. Polemiche che però non hanno fermato il Lingotto che, effettivamente, ha già dato avvio alla procedura per mettere in mobilità 19 lavoratori.

“A questo proposito – fa sapere Airaudo – noi abbiamo investito della questione nuovamente il Tribunale di Roma. La legge infatti prevede espressamente che non si possa sanare una discriminazione perpetuandone un’altra. E il possibile licenziamento di 19 lavoratori, in questo caso, ci pare proprio una nuova discriminazione”. E non importa che gli operai in questione e da difendere questa volta non siano della Fiom, ma di altre sigle sindacali. “Quello che conta – sottolinea Airaudo – è che la legge venga rispettata, magari di nuovo con una sentenza che è attesa per il prossimo 15 gennaio”.

E il sindacalista della Fiom coglie l’occasione anche per togliersi un sassolino dalla scarpa e rispondere a chi accusa le tute blu della Cgil di voler insistere con la via giudiziaria per risolvere le questioni occupazionali. “Le persone che sostengono questa tesi – attacca Airaudo – mi dovrebbero spiegare come si risolvono civilmente le questioni tra due parti che non trovano un accordo. Bisognerebbe passare alle vie di fatto? Noi riteniamo che la giustizia e i tribunali siano invece il luogo giusto per dare le risposte che servono, soprattutto di fronte ad un interlocutore come la Fiat che voleva fare del tutto a meno di noi”.

Non è un mistero infatti che, secondo voci riportate da ambienti sindacali, più volte dirigenti del Lingotto abbiano espresso l’intenzione di “defiommizzare” gli stabilimenti Fiat, un progetto che per il momento ha avuto però scarso successo. A maggior ragione se si considera che ora, sempre a Pomigliano, oltre ai 19 lavoratori assunti per decisione del tribunale, la Fiat dovrà procedere gradualmente al reintegro di altri 126 operai con tessera Fiom, scelti questa volta dall’azienda da un elenco di 166 nomi fornito dai dirigenti delle stesse tute blu della Cgil.

Non bisogna infine dimenticare che ad attendere un‘assunzione a Pomigliano ci sono altri 2.300 lavoratori, che secondo le promesse fatte dall’azienda dovrebbero essere tutti reinseriti in fabbrica. “Anche perché per loro – dice Airaudo – a luglio scade la cassa integrazione e per quella data la Fiat dovrà aver deciso cosa fare, perché altrimenti si tratterà di mettere in campo una cassa in deroga, che sarebbe un nuovo costo inflitto alla collettività”. Insomma uno scontro, come accennato, che proseguirà di certo su vari fronti. Con una sola certezza però: il lavoro a Pomigliano scarseggia, e da oggi fino al 10 dicembre i lavoratori assunti andranno in casa integrazione . Al loro ritorno li attende una settimana di lavoro e poi un nuovo stop.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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