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(Ansa)
Economia

1 maggio, come sta il mercato del lavoro in Italia

Giovani con lo sguardo verso il resto del mondo, problemi di formazione, stipendi da alzare. Ma le occasioni non mancano

Come sta il mercato del lavoro in Italia? Potrebbe andare meglio. Attualmente infatti ci sono due sfide che stanno caratterizzando e mettendo sotto pressione il nostro mercato del lavoro: lavoratori introvabili e competenze che preferiscono l’estero. Partiamo dalle buone notizie. A livello di occupazione stiamo migliorando. Il trimestre dicembre 2023 - febbraio 2024 ha fatto registrare un +0,3% rispetto al precedente periodo settembre - ottobre 2023. Ampliando lo sguardo temporale possiamo osservare come il tasso di occupazione nel nostro Paese sia migliorato. Nel febbraio 2014, secondo i dati Istat, questo risultava essere pari al 55,2%, mentre a febbraio 2024 è del 61,9%. Si tratta dunque di una crescita del +6,7% degli occupati. Lo stesso trend positivo è stato anche descritto nel Documento di Economia e Finanza presentato ad aprile dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che stima una diminuzione del tasso di disoccupazione che scenderà dal 7,1 nel 2024 al 6,8% nel 2027. Numeri positivi che però devono fare il conto con tre aspetti. Il primo è che nonostante i miglioramenti rimaniamo fanalino di coda in Ue, il secondo che gli occupati tra i 20 e i 64 anni sono solo il 56% contro un 70% della medie Ue, e il terzo che sempre più giovani neo laureati vanno via dall’Italia.

I giovani dicono addio all’Italia: un mercato del lavoro sempre più povero

Il rapporto “Giovani 2024: bilancio di una generazione” dipinge un quadro del mercato del lavoro per i giovani impietoso. Sempre più neo laureati decidono di lasciare l’Italia e di cercare di fare carriera all’estero. Nel 2021, 18 mila giovani hanno lasciato il nostro Paese, pari al 281% in più rispetto al 2011. Come mai fanno questa scelta? Contratti da fame, lavoro precario e con poche prospettive, che coinvolge il 41% degli under 35. C’è infatti una forte disparità retributiva tra under e over 35, quasi che essere giovani deve essere considerato come una colpa da espiare guadagnando poco e male. L’avere un mercato del lavoro che non è in grado di attrarre i giovani, era un problema in passato, ma lo è sempre di più oggi, visto che la tecnologia sta andando avanti e la rivoluzione green richiederà l’arrivo di nuove professionalità. Se si pensa che questi problemi riguardano il futuro, ci si sbaglia perché già adesso abbiamo queste criticità. Nell’istruzione terziaria sta infatti crescendo sempre di più il fabbisogno di persone con un titolo in ambito STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics).

Per l’insieme dei percorsi STEM, sottolinea l’ultimo report di Unioncamere, potrebbero mancare ogni anno tra gli 8 e 17 mila giovani. Per quanto riguarda gli altri indirizzi, ci si attende invece una carenza di offerta, per l’indirizzo insegnamento e formazione, tra i 9 e 12 mila giovani, in ambito economico-statistico tra i 5 e gli 11mila, e medico-sanitario, circa 7 mila. Il problema non è che i giovani non si stanno laureando in queste materie, come si potrebbe pensare (la generazione Z è particolarmente affine ai percorsi Stem), ma il fatto che molti, una volta presa la laurea, preferiscono andare all’estero piuttosto che stare nelle aziende italiane. A questo si aggiunge che le imprese del Bel Paese stanno facendo sempre più fatica a trovare personale specializzato come per esempio chi guida i mezzi pubblici, i tecnici che si occupano della manutenzione dei binari e personale che lavora nei cantieri.

La formazione secondaria di tipo tecnico- professionale è in affanno e si prevede, già dal 2024 andando poi avanti, una carenza tra i 13 e i 42 mila giovani all’anno. Un non incontro tra domanda e offerta di lavoro che è già costato nel 2023, 43,9 miliardi, cifra corrispondente a circa il 2,5% del Pil italiano.

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Giorgia Pacione Di Bello