Il Bucintoro: avanti Savoia... in barca, però
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Il Bucintoro: avanti Savoia... in barca, però

Approda alla Venaria Reale quella strana e meravigliosa opera galleggiante che fu la reggia sull'acqua della casa piemontese

di Giuseppe Frangi

Quel 4 settembre 1731 per Torino fu un giorno indimenticabile: al Valentino era approdato il Bucintoro dei Savoia, partito da Venezia e arrivato sin lì con una paziente risalita del corso del Po, trainato da cavalli e buoi. La "peota reale" era una strana creatura, lunga 16 metri e larga quasi 3, destinata a diventare la reggia sull’acqua della casa piemontese, con un che di fiabesco per via delle sue sontuose decorazioni. Era stata costruita in uno degli "squeri" veneziani, quei cantieri navali dove si costruivano imbarcazioni la cui ricchezza e fastosità sembrava funzionare da anestetico al declino della grande potenza marinara. Non a caso due anni prima, nel 1729, era stato messo in acqua anche l’ultimo magnifico Bucintoro dei dogi, chiamato a sfilare ogni anno sul Canal Grande in occasione della festa dell’Ascensione e che noi possiamo ammirare grazie ai reportage su tela dei grandi vedutisti veneziani, da Canaletto a Guardi. Di quel bucintoro (lungo ben 34 metri e largo 7) però non ci restano che immagini, perché il 6 gennaio 1789 venne distrutto dai francesi conquistatori. Così oggi il Bucintoro dei Savoia può vantare di essere l’unico approdato intatto sino ai giorni nostri e può quindi tornare a dare spettacolo di sé.

L'appuntamento è a partire dal 16 novembre, quando le porte delle Scuderie Juvarriane della Venaria Reale si apriranno al grande pubblico per mostrare la peota dei Savoia restaurata e collocata in un contesto adeguato alla sua storia e al suo status. Era stato Vittorio Emanuele II ad avere deciso nel 1869 di tirarla fuori d’acqua e ad averle garantito un buen retiro a Palazzo Madama, dove è rimasta sino al 2000, quando è iniziato il restauro. Ma il Bucintoro dei Savoia non è semplicemente un’imbarcazione: era stato pensato come un palcoscenico galleggiante.

Era stato il veneziano Matteo Calderoni il regista di quel complesso di intagli dorati, dove tra figure di divinità marine spiccavano, a prua, le allegorie dell’Adige e del Po con al centro una grande raffigurazione di Narciso. Sul soffitto del "tiemo", la cabina destinata ad accogliere la famiglia reale, si scelse invece di rievocare l’episodio chiave per il successo di casa Savoia: la pace siglata a metà del 1400 dal primo duca Amedeo VIII con papa Niccolò V, con connessa rinuncia alle ambizioni per il soglio pontificio da parte di Amedeo. Alla Venaria il Bucintoro arriva da Palazzo Madama grazie a quel clima collaborativo che ha fatto del sistema museale torinese un modello, per capacità di valorizzazione del patrimonio e di coinvolgimento di un pubblico nuovo. Anche l’allestimento s’annuncia spettacolare, affidato alla regia di Davide Livermore: la peota reale sarà protagonista di un Teatro della memoria; invece che nelle acque del Po, navigherà negli spazi disegnati da Filippo Juvarra, l’architetto abate messinese che proprio Vittorio Amedeo II, il committente della peota reale, aveva eletto a grande regista della nuova Torino.

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