Pixar, con Ribelle-The Brave il potere è donna
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Pixar, con Ribelle-The Brave il potere è donna

Il 5 settembre esce il nuovo cartone della casa americana. Per la prima volta la protagonista è una ragazza, Merida. Un passaggio epocale. Tra i personaggi spunta Lord Macintosh. Chi vi ricorda?

"È più facile entrare ad Harvard che alla Pixar". Lo ripete spesso con orgoglio John Lasseter, cofondatore e direttore creativo della casa di produzione che ha fatto della computer grafica una forma d'arte. Con tutto il rispetto per la prestigiosa università del Massachusetts, le sue parole sono puro Vangelo: con gli aspiranti collaboratori degli studios di Emeryville, California, si riempirebbe mille volte Times Square. Perché? Siamo sinceri: incassi a parte (e stiamo parlando comunque di svariati miliardi di dollari), servirebbe una dose industriale di malafede per negare lo status di capolavori a film come Toy Story, Monsters & Co., Ratatouille e Up, solo per fare alcuni nomi.

E chi lo scorso inverno si è sobbarcato file chilometriche davanti al Pac di Milano pur di visitare la mostra dedicata ai 25 anni del fenomeno Pixar, sa che in fila c'erano sì bambini e ragazzi, ma anche addetti ai lavori, grafici, disegnatori e tutti quelli che farebbero salti mortali per entrare in quella che è considerata la Nasa del cartoon.

Con queste premesse, non c'è da stupirsi se ogni nuovo film di Lasseter & Co. susciti un'attenzione morbosa. Non ha fatto eccezione Brave, tredicesimo lungometraggio della serie, che negli Usa è uscito a fine giugno e ha già incassato 224 milioni; sugli schermi italiani, invece, è atteso il 5 settembre (con il titolo Ribelle - The Brave). Anche quotidiani come El Pais e Financial Times, autorevolissimi ma non certo di settore, hanno dedicato al film pagine e pagine, e tutto lascia presagire che di qui a qualche mese saluteremo questa avventura (che ha richiesto 6 anni di lavoro ed è costata 185 milioni di dollari) come l'ennesimo successo planetario.

Tutto come al solito, allora? No, le novità non mancano. A partire dalla fiammeggiante Merida, intrepida principessa dai capelli rossissimi, che preferisce tirare con l'arco che aspettare col cuore in gola un pretendente che la porti all'altare.

Che cos'ha di speciale? È la protagonista ed è... una donna. Non era mai successo, nella storia della Pixar, che la storia ruotasse intorno a un personaggio femminile. Anzi a due, perchè subito dietro Merida spicca la regina Elinor, sua austera e carismatica madre. Papà Fergus, invece, più che un sovrano è una macchietta, come gli altri maschi della saga, primitivi nel comportamento e perfino nel modo di esprimersi.

La storia si svolge nella Scozia medievale, e anche questo suona rivoluzionario: la Pixar non aveva mai ambientato un film in un periodo storico preciso. Personaggi e situazioni, finora, contavano molto di più del contesto. Stavolta si cambia, e la stupefacente raffinatezza dei disegnatori si applica alla natura selvaggia delle Highlands di tanto tempo fa. Qui Merida, pur di sfuggire a un destino già scritto (quello di madre e moglie) fugge nei boschi, dove incontra una strega tanto suadente quanto perfida. Ben presto la sua vita si complica maledettamente, e per rimetterla in ordine la giovane principessa dovrà crescere molto in fretta.

Un plot apparentemente convenzionale, che però nasconde un'impostazione nuova di zecca: stavolta a risolvere i problemi sono le donne. Una svolta “femminista” tut'altro che casuale. Negli ultimi anni, infatti, nella squadra di Lasseter si sono imposte molte signore con le idee chiare e grinta da marine: a partire dalla regista Brenda Chapman, che per creare Merida si è ispirata a sua figlia, ma dopo quattro anni se n'è andata per divergenze creative (il suo nome rimane comunque nei crediti del film).

E ancora la produttrice Katherine Sarafian, la “regina” delle luci Tia Kratter e la supervisor Janie Cruz Santos. Donne di talento, e soprattutto dei veri ossi duri, capaci di fare breccia in un ambiente, quello dell'animazione, se possibile ancor più chiuso e maschilista della Hollywood tradizionale.

Una volta arrivate nella stanza dei bottoni, non hanno deluso le attese e il risultato vale doppio, visto che Brave porta una dedica speciale. A Steve Jobs, il genio della Apple: fu lui a salvare la Pixar dal fallimento nel 1986, comprandola da George Lucas per 10 milioni di dollari. Non proprio un cattivo affare. Oggi com'è noto Jobs non c'è più, ma a Emeryville non l'hanno dimenticato, inserendo tra i personaggi di Brave un nobile molto particolare: si chiama Lord Macintosh.

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Alberto Rivaroli