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(Ansa)
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Esclusiva «La Verità»: l'interrogatorio di Ciro Grillo

Ecco, cos'ha detto ai magistrati il figlio del comico nel processo che lo vede accusato di violenza sessuale con altri amici

Pubblichiamo per la prima volta l’audio originale dell’interrogatorio reso da Ciro Grillo, oggi ventiduenne, davanti al procuratore di Tempio Pausania Gregorio Capasso. Era il 5 settembre 2019 e il giorno dopo Giuseppe Conte avrebbe giurato al Quirinale per dare vita al governo giallorosso. In quelle ore Giuseppe Grillo, il fondatore del Movimento 5 stelle, aveva, però, anche altro a cui pensare. Ci riferiamo alle disavventure giudiziarie del figlio più piccolo, accusato insieme con tre amici, tutti nati nel 2000, di aver violentato in due diversi momenti la coetanea italo-norvegese S.J. nell’appartamento dove i ragazzi stavano trascorrendo le vacanze a Porto Cervo.

Tre anni dopo il processo a Grillo jr, Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria è entrato nella fase cruciale. Gli imputati sono accusati anche di essersi fatti ritrarre in pose oscene vicino a un’amica dormiente di S., la milanese R.M.. Ma i quattro giovani genovesi sostengono che il sesso di gruppo fosse consenziente, cosa che sarebbe dimostrata anche da almeno tre brevi video estrapolati dal cellulare di Capitta e girati da Grillo jr.

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Il collegio giudicante presieduto da Marco Contu ha iniziato a sentire i testimoni di accusa e difesa. In modo abbastanza inusuale le toghe non hanno ancora ascoltato in aula la versione della presunta vittima, cosa che, solitamente, nei processi di questo tipo, avviene nelle primissime udienze anche per dare la possibilità ai giudici di valutare l’attendibilità dell’accusatrice. La consulente della Procura, la psicologa Cinzia Piredda, dopo aver esaminato la studentessa, ha sottolineato «la difficoltà da parte di S. a esprimere la propria volontà e rispondere con un diniego alle richieste poste dagli altri».

Ma questa battaglia legale sarà decisa non solo dalle consulenze o dal materiale sequestrato sui cellulari, filmati compresi, ma anche da una puntuale ricostruzione degli eventi. La giovane era ubriaca al momento del sesso di gruppo? Il beverone a base di vodka e limonata che S.J avrebbe trangugiato (lei dice a forza, i ragazzi sostengono di sua iniziativa) le aveva davvero fatto perdere il controllo? Oppure quell’intruglio, preparato il giorno prima, non era sufficientemente forte?

Ma se la discussione sul valido consenso al rapporto resta una questione aperta e di difficile soluzione, ci sono altre circostanze che inducono alla riflessione: infatti dopo la prima presunta violenza subita da Corsiglia la ragazza si sarebbe intrattenuta nel patio dell’appartamento con i suoi ipotetici aguzzini e un breve video la mostra serena mentre scherza con Vittorio che, pochi minuti prima, in teoria, aveva assistito senza soccorrerla al suo stupro.

Da accertare anche il motivo per cui nelle tre ore che sono passate tra l’iniziale supposta aggressione e la seconda (subita dagli altri tre imputati) la ragazza non abbia chiesto aiuto, neppure quando è scesa in paese con Francesco (colui che, secondo l’accusa, l’aveva già violentata), Vittorio ed Edoardo per comprare le sigarette.

Dopo la mattinata con i ragazzi manda un vocale al suo istruttore in cui lo tranquillizza su quanto era appena accaduto a casa Grillo: «No, Marco tranquillo, non ti preoccupare… ehm… ho fatto una cazzata, poi te la racconterò […] mi serve un po’ una dritta diciamo… proprio cinque dita in faccia». Nei giorni successivi con un’amica esclama in un messaggio audio: «[…] è ridicola la mia situazione… io non volevo tornare a Milano anche per questo motivo, cioè io scendo giù di casa, di sera no, vado lì al bar […] la sfiga madornale è il fatto che magari mi faccio gente in diverse serate, poi me le ritrovo lì, tutti insieme allo stesso tavolo e son tipo “Ah guarda il gruppetto che mi sono fatta a luglio”, magari, o a giugno o a marzo, sempre così, ma che cazzo di sfiga». Prima di tornare a Milano S.J. era stata in Norvegia dove aveva accusato il suo «migliore amico» di averla violentata. Ma in quel caso non aveva presentato denuncia.

Con l’amica Mia, dopo le ore trascorse con Ciro & c., si sarebbe lamentata anche del trattamento a lei riservato dal fidanzato norvegese: «Le cose che dici su Nick sono tutte così vere […] non è giusto andare avanti e mi sento sempre soltanto spazzatura, usata e non sono felice, non lo so, sto davvero male, soprattutto con me stessa». E il 26 luglio decide di dire basta e, accompagnata dalla madre, denuncia l’ultimo presunto abuso in una stazione dei carabinieri.

I ragazzi genovesi l’hanno davvero stuprata oppure l’hanno fatta sentire «usata» come altri uomini facendo finire definitivamente la pazienza di S.J.? Questo documento, con la viva voce di Ciro e quella di S. e le loro versioni agli antipodi, può aiutare i lettori a farsi un’opinione autonoma su cosa sia successo il 17 luglio 2019.

Il linguaggio è crudo perché l’argomento è scabroso. Stiamo parlando di una presunta violenza. Le situazioni descritte ruotano tutte intorno al sesso. Ma non è questo il punto e non pubblichiamo gli audio per voyeurismo. Secondo noi, nelle pieghe delle voci, nella diversa descrizione dei fatti, nelle pause o nei silenzi imbarazzati, nelle parole usate nelle domande e nelle risposte, i lettori potranno ricavare spunti per formarsi un giudizio non mediato dalle opposte tifoserie di questo caso. E decidere che magari, sebbene la percezione di quell’esperienza da parte dell’imputato e della presunta vittima appaia opposta, nessuno dei due stia davvero mentendo.

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Giacomo Amadori

(Genova, 1970). Ex inviato di Panorama e di Libero. Cerca di studiare i potenti da vicino, senza essere riconosciuto, perciò non ama apparire, neppure in questa foto. Coordina la sezione investigativa dellaVerità. Nel team, i cronisti Fabio Amendolara, Antonio Amorosi e Alessia Pedrielli, l'esperto informaticoGianluca Preite, il fotoreporter Niccolò Celesti. Ha vinto i premi giornalistici Città di Milano, Saint Vincent,Guido Vergani cronista dell'anno e Livatino-Saetta.

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