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I premiati di Palazzo Chigi

I premiati di Palazzo Chigi

A scorrere i risultati dei vari uffici della presidenza del Consiglio si vede che praticamente tutti hanno raggiunto gli obiettivi prefissati nel 2020. E questo significa ricchi incentivi per i dirigenti statali che già intascano ottimi stipendi.


Uno degli obiettivi che doveva raggiungere nel corso del 2020 il dipartimento della Funzione pubblica mirava a «favorire i processi di modernizzazione e digitalizzazione della P.A., anche attraverso lo sviluppo di banche dati». Un impegno importante che è stato raggiunto al 100 per cento. Fa niente per le tante critiche piovute sulle amministrazioni per la gestione elefantiaca della burocrazia, specie durante la pandemia. Ma com’è stato raggiunto questo target? «Quattro iniziative realizzate su quattro programmate». Impegno gravoso, non c’è che dire.

Esattamente come lo sarà stato quello del dipartimento per la Trasformazione digitale, al tempo guidato dalla ministra Paola Pisano: «Combattere il divario digitale culturale presente nella popolazione italiana», ci si prefiggeva a inizio 2020. E anche in questo caso, manco a dirlo, è stato raggiunto l’obiettivo, «essendo stati prodotti e consegnati nei termini previsti n. 3 documenti richiesti nelle singole fasi operative in cui l’obiettivo è suddiviso», si legge nella relazione della performance del dipartimento. E quali erano i tre step? Costituire un gruppo di lavoro; predisporre un documento per il sito web «dedicato a Repubblica Digitale»; infine, adottare «il documento contenente le linee guida per l’organizzazione dell’evento nell’ambito del Coalizione nazionale di Repubblica Digitale». Punto. Tanto basta per godere dei premi di risultato e non è un problema il flop, tra le altre cose, dell’app Immuni.

Sono, questi, soltanto due esempi dei risultati previsti e poi raggiunti dai vari dipartimenti di Palazzo Chigi. A scorrere le varie tabelle che compongono le performance e i risultati dei vari uffici della presidenza del Consiglio, si rimane estasiati: praticamente tutti hanno raggiunto target del 100 per cento.

Non è un aspetto banale: questo, infatti, si traduce in ricchi premi di risultato per i dirigenti. Che in tempo di Covid, pandemia e crisi economica non guasta mai. Ma di quanto parliamo? Secondo i dati riferiti al 2019 (ultimo dato disponibile) Palazzo Chigi «l’ammontare dei fondi stanziati per la retribuzione di risultato dei dirigenti di prima fascia e seconda fascia» è pari a 4,2 milioni di euro. Non male considerando che molti di loro già godono di sostanziose retribuzioni. Un dirigente di prima fascia, stando alle tabelle visionate da Panorama, percepisce 56.200 euro di stipendio base, cui si aggiunge una retribuzione di posizione che tra parte fissa e variabile può arrivare a 115 mila euro, per un totale di circa 170 mila euro. E, infine, il tanto agognato premio di risultato che in molti casi è pari a 34.600 euro e che, di fatto, fa sfondare il muro dei 200 mila euro lordi annui.

È lecito chiedersi se in tempo di Covid non sia il caso di ridurre stipendi così esorbitanti. A maggior ragione se i risultati che bisogna conseguire sembrano essere del tutto ordinari. Al dipartimento per le Pari opportunità, oggi di nuovo guidato dalla ministra renziana Elena Bonetti, nel 2020 si è chiesto, tra le altre cose, di realizzare «interventi di competenza del dipartimento previsti nel Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne». Proprio quello che dovrebbe fare a prescindere dai lauti premi di risultato. Eppure, si legge, «il target è stato conseguito al 100 per cento». Intanto, però, le donne uccise nel 2020 sono state 81.

Singolari anche alcuni parametri per cui sono stati giudicati i dirigenti del dipartimento per le Riforme istituzionali: la «diffusione di una newsletter sulle riforme istituzionali» e la «predisposizione di una scheda di approfondimento sulla riduzione del numero dei parlamentari». E, manco a dirlo, anche qui tutti obiettivi per cui sono fioccati premi di risultato. In altri casi, ancora, i target fanno riferimento solo alla scadenza nella consegna dei report, al di là poi del giudizio sul contenuto dei report stessi. E così, per esempio, al dipartimento per le Politiche della famiglia si chiedeva la «progettazione degli interventi, anche trasversali a più strutture». Obiettivo raggiunto? Certo. Con un «documento descrittivo delle azioni prioritarie di semplificazione e/o digitalizzazione corredato da analisi ragionata» consegnato entro i tempi. Punto. Capire quale sia il documento e quale l’analisi ragionata non è possibile. Conta che l’obiettivo in fin dei conti era la trasmissione del progetto entro e non oltre il 31 dicembre. Il risultato effettivo sembra quasi irrilevante nella valutazione della performance.

Ma chiudiamo in bellezza. Diversi dipartimenti – dagli Affari regionali fino ancora alla Famiglia – avevano posto come indicatore la «valorizzazione del ricorso allo strumento del lavoro agile». Obiettivo raggiunto. Quasi che bisognerebbe ringraziare il lockdown: lavoro da casa da una parte, e ricchi premi dall’altra.

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