Depero ritrae l’amico Clavel
Depero ritrae l’amico Clavel
Costume

Depero-Clavel, storia di un’amicizia performance

Tra futurismo e sperimentazioni, l’artista trentino e l’intellettuale svizzero sono personalità di rottura dell’arte di primo Novecento. Dal loro sodalizio, cominciato a Capri e Positano, nascono i rivoluzionari Balli plastici, dove le marionette prendono il posto dei danzatori. A Chiasso si ricostruisce questa affinità creativa.

C‘è stata ed è crescente, negli ultimi anni, una febbre Depero. Dopo la grande mostra Depero /new Depero a Rovereto con il rilancio del museo Casa Depero si sono susseguite, con ritmo incalzante, esposizioni a Palermo, Mantova, Firenze. E ogni ombra sulla memoria del grande artista si è dissolta. Ma ora, a Chiasso, si apre la stagione della dimensione internazionale di questo artista futurista, nel modo più radicale, iniziando a indagarne i complessi rapporti con Gilbert Clavel. Li vediamo insieme a Capri, nel 1917, in una fotografia che propone una performance che i due di fatto riprodurranno più o meno volontariamente nella quotidianità. Giuseppe Sprovieri, che nella sua galleria aveva accolto Depero al suo arrivo a Roma alla fine del 1913, ricorda: «Nella piccola villa [La Saida] si viveva la più strana vita ed il pittore non mancava di ammirare sempre più il suo amico, poiché si era convinto che egli fosse un uomo meccanico scomponibile in pezzi dacché vedeva la sua governante che, per curargli alcuni suoi mali, gli introduceva dei lunghissimi ferri nel naso, negli orecchi e nelle parti più inverosimili del corpo». Per adeguarsi visivamente all’amico, Depero aveva realizzato per sé una finta gobba con un cuscino.

Parte da qui la storia di due artisti che si erano conosciuti sull’isola per trasformare un sogno in un formidabile sodalizio creativo. Lo racconta lo stesso Depero: «Più tardi, conobbi lo scrittore Gilbert Clavel, che poi divenne mio carissimo amico, e fu chiacchierando con lui [...] ch’ebbi un lampo d’intuizione: applicare le mie ultime soluzioni plastiche al teatro delle marionette. Liberandomi dall’elemento uomo, conseguii la massima autonomia e la massima libertà nelle mie amatissime costruzioni viventi, e così nacquero i miei Balli plastici, primo organico tentativo realizzato in collaborazione con Clavel della rivoluzione e ricostruzione plastica teatrale nel mondo [...]: pagliacci; villaggi luminosi, floreali; strade d’oro e alberi di cristallo; ballerine rosa, lilla, verde; fughe di topi candidissimi dagli occhi di stagnola; pioggia dorata, torrenziale, di sigarette. Selvaggi neri; selvaggi rossi, scudati; la selvaggina gigantesca col teatrino a sorpresa, verde, nel ventre; serpi a divorazione meccanica; ombre solide, viventi; favolosi orsi, gatti, scimmie smaglianti e ginnaste, ecc.; paesaggi tropicali di fuoco, prospettive sotterranee nerissime». Ed è il capofila Filippo Tommaso Marinetti a confermare gli esiti di Depero a Capri: «Trovo, seduto davanti al suo cavalletto, il pittore futurista Fortunato Depero [...]; dipingeva una sua Anacapri con abitazioni saracene, alberi metallici, galli sgargianti, fichi d’India smisurati di bronzo verde. [...] La policromia e gli ingenui contrasti di forme e toni fiabeschi, la virilità del grande calcare che costituisce l’isola, davano al quadro di Depero una verità lampante oltreché un alto fascino artistico».

L’incontro con Calvel è uno stimolo per la fantasia di Depero che illustra la novella Un istituto per suicidi: 36 tavole di studi e ricerche varie, lavori in carte colorate, che comprendono «Dieci bozzetti di costumi per il ballo di Igor’ Stravinskij Il canto dell’usignolo», creazioni plastiche di figurini per il ballo Il giardino zoologico ideato da Francesco Cangiullo. Lavori per la maggior parte di ispirazione caprese, ritratti di Clavel e alcuni studi che preludono ai Balli plastici presentati poi a Roma al Teatro dei Piccoli, il 14 aprile 1918. Di questo rapporto dà consapevole testimonianza lo stesso Depero, in una lettera della primavera del 1917: «Amatissimo Clavel, E quando verrà il giorno in cui ti potrò riconoscere di tanto bene che mi hai fatto? [...] T’amo d’una purezza che mi fa lagrimare. Ti sento nella tua minuscola ossatura rosea, nel tuo superumano sorriso bontà, ingenuità, illusione. Tutto quanto di più inconcepibilmente aspro che tu puoi immaginare verrà lo vivrò, fermo semplice, calmissimo – saranno i veri piani – di una viva architettura di esistenza sofferta [...]. Un bello e sensuale bacio da Rosetta – Tuo tutto, Fortunato».

Tutto questo si misura nella mostra con un’altissima selezione di disegni e costruzioni in legno per i Balli plastici, un tripudio di invenzioni cui si affiancano lettere, documenti e fotografie, per restituire pienamente la complementarità delle due figure. Clavel diversamente da Depero aveva bisogno di Capri, di Positano, dove inventa la Torre di Fornillo luogo dove il suo spirito anima la pietra. Interessante è il racconto di Daniele Esposito, custode della Torre che ricostruisce il rapporto tra Depero e Clavel: «Depero dopo essere stato aiutato da Clavel si allontanò però da lui. Le ultime lettere tra i due divennero fredde, dopo che per anni Clavel era stato anche il soggetto di molte sue opere. Negli anni in cui erano ancora amici Clavel ne acquistò alcune e altre nel tempo gli furono donate da Depero. Molte di esse rimasero nella torre, che poi fu acquistata dalla principessa Santa Borghese Hercolani. Al momento della firma presso l’hotel Sirenuse, il fratello di Clavel disse alla principessa che avrebbe dovuto essere lei la custode di tutti gli oggetti personali di Clavel rimasti nella torre. Questo perché secondo lui non avrebbe avuto alcun senso portarli in Svizzera, lontano dalla Torre. Così anche le opere di Depero vi rimasero. Un giorno sistemando dei documenti di Clavel che si stavano usurando per l’umidità, trovai una cartella con tutti i disegni di Depero. Io non sapevo nemmeno chi fosse, ma la Principessa, che era stata allieva di Balla, lo conosceva bene. Ero rimasto molto affascinato da queste opere, la principessa decise quindi di regalarmele. Fu lei a spiegarmi chi era Depero e da quel giorno andai a vedere tutte le sue mostre. Scoprii anche che dovevo fare molta attenzione perché vi erano molte persone interessate ai disegni. Io che mi sentivo particolarmente responsabile, alla fine li ho affidati in prestito, al Mart di Rovereto, a titolo di un fondo nominato Collezione Esposito. [...] Così diedi in prestito le opere al Mart, in cambio del restauro e della loro perfetta conservazione e che fossero tutte esposte nel museo e prestate anche ad altri musei nel tempo. Per esempio sono state esposte al Guggenheim di New York».

La mostra di Chiasso è l’occasione per ricostruire la storia mitica degli incontri tra Clavel e Depero a Capri e a Positano e la storia recente della riabilitazione e rievocazione della memoria tra Daniele Esposito e Gabriella Belli, la storica direttrice del Mart. A lei dobbiamo questa ricostruzione e anche l’opportunità storiografica di realizzare questa mostra. Scrive: «Nel 1984 Ernst Gombrich, il famoso storico dell’arte, pubblicò un libro intitolato Custodi della memoria dedicato a tutti coloro che si occupano di preservare e tutelare il patrimonio storico­artistico. Daniele Esposito fa parte di questi uomini e donne che sentono forte la responsabilità culturale nei confronti della storia e nutrono particolare sensibilità per la salvaguardia delle eccezionali architetture disseminate nel nostro Paese, come la Torre del Fornillo a Positano, di cui, dopo il padre, è diventato attento e premuroso custode. Proprio nella Torre, negli anni Novanta, ha ritrovato il prezioso e ricco archivio di Gilbert Clavel, nascosto nello scomparto segreto della libreria dello studio. Tra documenti, fotografie, schizzi e piante della torre scoprì anche molti bellissimi disegni e acquarelli di De­pero, che la principessa Santa Borghese Hercolani, la quale aveva acquistato dalla famiglia Clavel nel 1954 la Torre, gli volle generosamente regalare in nome e per conto di una stima e di una collaborazione più che decennale. Quando Daniele Esposito mi contattò per segnalarmi il ritrovamento di questo “tesoretto” - era la fine degli anni Novanta e all’epoca dirigevo il Mart di Trento e Rovereto e dunque anche la Casa Museo Depero [...]. Di primo acchito la notizia di un ritrovamento così significativo - mi parlò di un nucleo di oltre quaranta disegni inediti di Depero - mi insospettì [...]. Ma la curiosità era grande e nell’incontro, avvenuto proprio a Rovereto, potei constatare l’eccezionalità di questo nucleo di opere, che Esposito decise di lasciare in deposito a lungo termine al Mart [...]. Esposito è un uomo colto che incanta per la sua approfondita preparazione storica su Positano, e soprattutto è il grande conoscitore delle avventure che nel corso degli anni Dieci e Venti – gli anni che videro la nascita dei Balli plastici – animarono la Torre saracena del Fornillo, che ancora oggi egli custodisce e protegge».

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Vittorio Sgarbi